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Nigeria. Furti di petrolio, Shell chiude il Nembe Creek Trunkline

Creato il 28 febbraio 2014 da Giacomo Dolzani @giacomodolzani

barile_uomodi Giacomo Dolzani

È stato temporaneamente interrotto il flusso di petrolio tramite uno dei principali oleodotti della Nigeria, il Nembe Creek Trunkline, di proprietà della multinazionale anglo olandese Shell; la decisione è stata comunicata alla stampa dal portavoce della compagnia, Precious Okolobo, il quale ha spiegato che questa misura si è resa necessaria per garantire la sicurezza dell’impianto in seguito al sabotaggio di un tratto di tubazione da parte di alcuni ladri di petrolio, Okolobo ha poi aggiunto che “i nostri ingegneri sono già al lavoro per riparare i punti danneggiati e contiamo di risolvere al più presto il problema”.
L’azienda, che nel 2010 ha speso oltre un miliardo di dollari per sostituire gran parte dell’impianto, non ha fornito dati precisi a riguardo di quale sia la diminuzione di portata della tubazione, le stime però parlano di un calo di circa 95mila barili al giorno.
Il Nembe Creek è uno degli oleodotti principali della regione del Delta del Niger, trasporta quotidianamente a pieno regime oltre 150mila barili di greggio e collega, con i suoi 97km di lunghezza, il campo di Nembe Creek con la costa atlantica della Nigeria, attraversando paludi e zone accidentate, cosa che spesso permette ai ladri di petrolio di agire indisturbati, installando rudimentali allacci clandestini, i quali causano inevitabilmente incidenti e perdite difficili da individuare e bloccare.
Queste fuoriuscite di greggio sono infatti una delle principali cause di inquinamento delle acque e del terreno di un’area vastissima della Nigeria meridionale ed hanno portato ad un disastro ambientale di dimensioni colossali; la rete di tubazioni installata dalle varie compagnie petrolifere è infatti estesa decine di migliaia di chilometri, distribuita su un’area vastissima, ed è praticamente impossibile da tenere sotto controllo per tutta la sua lunghezza infatti, come ha dichiarato in un’intervista concessa a Notizie Geopolitiche un portavoce di Shell, “Il fenomeno dei furti di greggio e della raffinazione illegale nella zona del Delta del Niger, ad opera della criminalità organizzata, è un problema enorme e di rilevanza crescente, con conseguenze ambientali ed economiche incalcolabili. Questo fenomeno è noto da tempo, ma negli ultimi anni si è esteso in modo inaccettabile. Nel 2009 le Nazioni Unite (Office on Drugs and Crime) hanno calcolato furti 150.000 barili di petrolio al giorno, mentre una più recente stima effettuata dal Governo nigeriano ha mostrato il drammatico trend di crescita di questo fenomeno: solo nella prima metà del 2012, infatti, risulta siano stati trafugati 400.000 barili al giorno.”.
Questo fenomeno, secondo le stime del governo di Abuja, costerebbe allo stato africano, che con 2.45 milioni di barili al giorno è il primo produttore di petrolio del continente, circa 6 miliardi di dollari ogni anno; la Nigeria infatti, in collaborazione con le aziende interessate, sta portando avanti una lotta senza quartiere non solo ai ladri di greggio ma anche ai gruppi di ribelli armati, come i guerriglieri del Mend (Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger), che spesso, per portare all’attenzione dei media internazionali i problemi degli abitanti della regione, si sono resi protagonisti di rapimenti di operai impiegati negli impianti di estrazione.

da Notizie Geopolitiche



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