Dopo una moratoria che durava dal 2006, in Nigeria c’è stato, dal giugno scorso, un ripristino della pena di morte in seguito purtroppo a ripetuti attentati criminali compiuti ai danni e delle forze armate locali e di alcune istituzioni pubbliche e della stessa popolazione civile.
E il pensiero corre spontaneamente all’operare spietato e sanguinario, in questi ultimi tempi ,di coloro che sono stati e sono seguaci del movimento fondamentalista islamico di Boko Haram.
Infatti, in proposito, quattro persone sono state di recente giustiziate tramite impiccagione nella prigione di Benin City (Edo State,sud-est della Nigeria) mentre una quinta,che avrebbe dovuta essere giustiziata mediante fucilazione, è ancora in attesa di subire la propria condanna in quanto pare che il carcere sia sprovvisto (così si dice) dell’attrezzatura necessaria.
Incredibile quanto assurdamente vero il tutto. E questo, per altro, è reso possibile dalla stessa Costituzione, cioè da quella che è legge dello Stato, della Federazione nigeriana.
Ecco, allora, che tutti i vescovi cattolici,ossia la Conferenza episcopale nigeriana al completo, ha duramente e ufficialmente condannato in una lettera alle pubbliche autorità l’uso della Costituzione per giustificare quelli che sono,a loro giudizio,degli autentici omicidi.
E si domanda , quindi, di emendare la Costituzione in quel paragrafo, punto o capitolo che sia, perché lesivo dei diritti della persona e, particolarmente, del diritto alla vita.
E’ certamente preoccupazione manifesta dei vescovi cattolici ma non lo è di meno da parte di organizzazioni umanitarie laiche, operanti in Nigeria, che vi ravvisano anch’esse un ritorno alla barbarie.
Riprovazione di chiunque, insomma, sia dotato di un minmo di umanità e abbia rispetto per la vita.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)