L’articolo del The Guardian apparso quest’oggi;
in Nigeria il campionato è praticamente falsato
STORIE (Nigeria). Ciò che emerge dalla classifica della Premier League nigeriana, il massimo campionato calcistico del noto paese africano, ha dell’incredibile. A trionfare, dopo l’ultima giornata disputata la scorsa settimana, sono stati i Kano Pillars, compagine che con i suoi 63 punti ha messo in fila nell’ordine l’Enyimba (62), il Bayelsa United (61) e i Warriors di El Kanemi (60). Come si evince, la distanza fra le contendenti è stata minima e guardandolo con superficialità dovremmo pensare che questo campionato sia stato davvero molto combattuto. A maggior ragione se, spostando lo sguardo verso il fondo della classifica, i nostri occhi si focalizzassero sulle ultime arrivate: gli Shooting Stars, ultimi, hanno terminato con ben 46 punti, i Wikki Tourists con 49, mentre Kwara e ABS a 50. Un quantitativo di punti da far impallidire una squadra di metà classifica europea, anche considerando il fatto che il numero dei team di Premier nigeriana è di 20 compagini, proprio come prevalentemente accade nel Vecchio Continente.
Se ancora la vostra ingenuità non ne ha abbastanza e siete rimasti piacevolmente colpiti dal grado di competitività che si respira nel calcio nigeriano, forse quest’ultimo dato che vi forniamo può ridestarvi: delle prime dieci squadre in classifica sette non hanno mai perso fra le mura amiche e le altre tre hanno collezionato un solo k.o. in tutta la stagione. Pensate che gli Shooting Stars hanno chiuso con ben 39 punti messi in cantiere in casa, nonostante l’ultima piazza occupata.
Com’è possibile?
Purtroppo le risposte che l’inglese The Guardian – autore di questa inchiesta – ha dato sono tutto fuorchè divertenti. Il rendimento delle compagini partecipanti al campionato nigeriano è infatti fortemente influenzato da fenomeni quali corruzione, violenza, terrorismo e delinquenza. La Nigeria Premier League ha oramai delle “usanze” radicate all’interno del suo campionato: le trasferte pericolose, per esempio, durante le quali i giocatori ospiti rischiano di essere derubati, minacciati, aggrediti, dai sostenitori locali; gli arbitraggi condizionati, con i direttori di gara succubi di insulti e possibili assalti nel caso in cui le loro decisioni non dovessero “soddisfare” la platea di casa; i complotti e gli accordi, con i fischietti che per non sbagliare dimostrano una certa inclinazione verso il club, dei due, che ha utilizzato argomenti di maggior intere$$e.
Insomma, le partite in trasferta in Nigeria sono tutto fuorchè affidabili, ed ecco spiegato il rendimento super di tutte le venti partecipanti al campionato sul terreno di gioco amico.
Di aneddoti se ne possono citare a bizzeffe. Come quella volta che il pubblico di casa invase il terreno di gioco per aggredire l’arbitro (colpevole di aver accordato un penalty agli ospiti) salvo poi fare marcia indietro quando lo stesso direttore di gara – fra i colonnelli dell’esercito – ha esibito una bella pistola che teneva in una fondina nascosta nei pantaloncini. Oppure la mancata intenzione della televisione di seguire le partite nei territori più violenti, fornendo però l’alibi agli arbitri di poter dirigere l’incontro con totale parzialità senza correre il rischio di finire alla moviola.
Insomma, se in Italia siamo – ancora una volta – alle prese con le accuse ai nostri fischietti, in Nigeria il problema rientra in una serie di vergogne che rendono il campionato africano una vera e propria farsa davanti alla quale le istituzioni sembra non possano fare proprio nulla.
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