Nightcrawler

Esordio che rivela il talento di Dan Gilroy, nome su cui puntare per il futuro del cinema americano. Il film ha un primo tempo davvero folgorante: quando la teoria è al servizio della narrazione, in un'opera sulla cattura famelica di immagini rubate, che supera qualsiasi idea di morale e affonda nella follia della civiltà delle immagini.
L'aspetto più interessante è proprio come il protagonista, filmando omicidi brutali o incidenti devastanti, incominci da solo a prendere coscienza del mezzo. Da voyeur amatoriale apprende poco a poco l'arte della regia e della messa in scena, arrivando a modificare la scena del crimine per poter comporre meglio la sua inquadratura. Ciò che fa è infatti orchestrare la situazione, narrativizzarla, prevedendo già un'idea di montaggio. Peccato solo che il secondo tempo prenda un'altra direzione, più interessata ai prevedibili sviluppi di un giallo già visto per quanto morboso possa risultare. Mi sarebbe piaciuto invece se Gilroy avesse indagato con maggior acutezza la pulsione scopica che ci attanaglia, piuttosto che attaccarsi a delle esigenze di pura sceneggiatura. Il film gli sfugge di mano perché non ha il coraggio di osare per tutta la sua durata. Ma rimane, comunque sia, un oggetto filmico conturbante, grazie anche alla performance di un Jake Gyllenhaal mai così invasato e inquietante.