Una compatta da tasca che nasconde il cuore di una reflex digitale con zoom 28-200mm, e di una videocamera stereo ad alta definizione HD.
Nell'ultimo anno il reparto Nikon Imaging ha venduto in Italia circa un milione di macchine fotografiche, un dato che ha dell'incredibile. Volumi di vendita vicini a quelli di prodotti elettronici di più ampia diffusione come ad esempio gli smartphone. Ma l'aspetto più interessante è che di questo milione di fotocamere, il 90% è rappresentato da compatte, solo il 10% da reflex.
Il dato farebbe quindi pensare alle Reflex Digitali come macchine dedicate all'uso prettamente professionale, di contro, alle compatte come oggetti tecnologici destinati al grande pubblico, a chi cioè fa uso della fotografia per conservare semplicemente i propri ricordi.
Scattare per ricordare non è però un utilizzo banale della macchina fotografica. La fotografia d'altronde nasce, e tuttora esiste, proprio per l'esigenza di assicurare al futuro ciò che è accaduto nel passato.
Succede inoltre che la maggior parte dei professionisti ha in tasca probabilmente una COOLPIX della serie Performance da tirar fuori al momento giusto. Vuoi perché è di uso più immediato, vuoi perché si presta alla fotografia meno “commerciale”, la compatta fa spesso compagnia all'attrezzatura professionale composta da reflex e obiettivi intercambiabili.
Gli appassionati di fotografia, d'altro canto, sono alla continua ricerca di una compatta che li metta in condizioni di scattare sempre e comunque, a prescindere dalle situazioni.
Le reflex sono oggi di ottima qualità e le differenze tra una reflex professionale e una amatoriale stanno in feature non sempre avvertibili nel risultato finale, quanto nella robustezza, nella durata dell'otturatore, nella resistenza all'umidità o alla pioggia vera e propria.
Se quindi tra reflex e reflex ci sono delle differenze che si manifestano in termini operativi, la differenza tra una reflex e una compatta risulta estremamente più evidente soprattutto in condizioni di poca luce.
Se proviamo a confrontare uno scatto eseguito con una reflex ammiraglia a pellicola con un'immagine ottenuta mediante una compatta ammiraglia sempre a pellicola, non troviamo grandi differenze: il “sensore” è lo stesso e se entrambe le ottiche sono di eccellente fattura, la differenza è la stessa che si osserva tra una reflex digitale entry-level e una professionale.
Le differenze esistenti tra una compatta e una reflex digitale sono invece abissali: questo dipende dalla netta differenza di grandezza dei sensori utilizzati, dalla velocità e accuratezza dell'autofocus, dal fatto che nelle compatte l'ottica, anche se dotata di zoom, è fissa, infine dal numero di accessori decisamente esiguo.
Ma tanto per il professionista quanto per l'appassionato, la ricerca della compatta perfetta è un fatto quotidiano. La macchina fotografica ideale dovrebbe essere per tutti compatta - anche se si sta pensando a una reflex - perché l'attimo fuggente non è solo fuggente, ma sfuggente.
Se la signora Forrest – la mamma di Forrest Gump – era solita dire che “la vita è come una scatola di cioccolatini, non si sa mai quello che ti capita”, in fotografia la realtà cela sempre immagini uniche e irripetibili che si presentano senza preavviso.
L'importanza delle fotocamere compatte è testimoniata dagli sforzi e dalla ricerca che le case produttrici profondono alla progettazione del “modello perfetto”.
Nikon ha di recente presentato, nella sua ultima collezione di compatte COOLPIX, la P7000. Come recita il titolo di questo eXperience: compatta fuori, reflex dentro.
L’elettronica era ancora di là da venire, la precisione andava raggiunta attraverso la meccanica e l’ottica, oltre che dalla coniugazione di entrambe.
La Nikon F3, flagship incontrastata di Nikon negli anni '80.
Nikon è innanzitutto un'azienda di progettazione e produzione ottica, poi fotografica.
Altre celebri e celebrate case fotografiche, come Zeiss o Leica, hanno seguito lo stesso iter: nate come fabbriche specializzate in produzioni ottiche, hanno poi aggiunto alla produzione anche le macchine fotografiche.
La storia di Nikon ha inizio con la produzione di binocoli per la Marina Nipponica. Un'azienda che ha come committente le forze armate, deve quindi rispettare standard di qualità e robustezza ben al di sopra di quelli alla base della produzione ordinaria.
Se ciò non bastasse, aggiungiamo che anche i sistemi di telemetria e puntamento delle navi della Marina Nipponica erano di fabbricazione Nikon. Radar, GPS e satelliti ai tempi erano pura fantascienza.
Con un balzo in avanti, arriviamo agli anni '50 e alla nascita della Nikon F, la prima reflex della casa giapponese. A Nikon va quindi il merito di aver condizionato e rivisto il modo di fotografare e di fabbricare macchine fotografiche.
Viaggiando in avanti nel tempo di ancora mezzo secolo incontriamo la COOLPIX 900, la compatta digitale che di nuovo rivoluzionò il modo di fotografare e di progettare fotocamere, questa volta digitali.
Per l'estrema innovazione e per il costo – all'epoca le COOLPIX costavano tra i due e i tre milioni delle vecchie lire – i primi a fruirne furono proprio i professionisti, in grado di sobbarcarsi costi significativi, ma risparmiando al contempo decine di milioni. Le prime reflex digitali dell'epoca, piuttosto che i dorsi digitali, costavano come niente una cinquantina di milioni.
Per diverso tempo COOLPIX è stata la fotocamera digitale di Nikon, successivamente sempre più alla portata di tutti. Contemporaneamente cominciavano ad affacciarsi sul mercato le prime reflex a costi relativamente abbordabili. Con la D100 e la D70 Nikon inaugurò l'era delle reflex digitali per gli appassionati, con la D50 l'era delle reflex alla portata di tutti.
Nikon ha continuato al contempo a sviluppare il sistema COOLPIX, presentando nuovi modelli ogni anno e suddividendoli in tre grandi famiglie: S, L e P. S sta per Style, L per Life e P per Performance. Le COOLPIX di fascia alta, le eredi della COOLPIX 900 sono sempre state allocate nella serie P. Oggi Nikon, nella classe P, ha come punta di diamante la COOLPIX P7000. Vediamola da vicino.
Grazie a Gerardo Bonomo per questa degna presentazione.
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