SINOSSI.
Questa è la storia di una grande Donna e Mamma: la Dottoressa Ninuccia Ercolani, nata il 14 Ottobre 1950, a Castrolibero, in provincia di Cosenza.Alla soglia dei sessant’anni, vedova del secondo marito, sopraffatta dai problemi della menopausa che la stravolgono, stanca e delusa da tutto ciò che la circonda, decide di lasciare all’improvviso la sua carriera e le sue smisurate ricchezze.Regina del jet set da diversi anni, sta per ricevere il riconoscimento internazionale per il quale ha lavorato e studiato tutta la vita, il premio “Infanzia e abusi: tecniche di educazione dolce, per diventare adulti sereni”.E’ l’unica donna al mondo, ad aver inventato e insegnato, attraverso i suoi libri ed i suoi seminari, le tecniche dolci di rieducazione per quei bambini, come lei, che hanno subito abusi da parte di adulti. I motivi che si scatenano all’improvviso in Ninuccia sono tanti, ma il principale rimane sempre lo stesso: cercare e trovare suo figlio. Il piccino è il frutto di uno stupro subito all’età di tredici anni, ucciso appena nato, dalla madre psicologicamente disturbata. Ripensa al suo primo matrimonio, con un personaggio ambiguo e alcolizzato, per sfuggire a una figura materna psicotica e gravemente ammalata. Riflette di continuo sulle seconde nozze, con un marito molto più anziano di lei, per il quale ha provato solo tenerezza ed eterna riconoscenza per averla fatta diventare ricca e famosa nel mondo. Con nera disperazione ma con fermezza strabiliante, lascia tutto ciò che possiede per ricominciare da dove aveva iniziato. Tenta di riavvolgere la pellicola del film sulla sua vita e la fa ripartire daccapo, ma questa volta sarà lei la regista del film della sua vita. Desidera conoscere e abbracciare suo figlio, non avendone mai accettato la morte.
Non sarà facile, abituata agli agi e alle comodità più sfrenate, rinunciarvi di colpo, come non sarà indolore ritornare nei luoghi della sua infanzia dopo quasi trent’anni. Nulla sarà più al proprio posto, ma qui sta la grande sfida di Ninuccia: far ritornare indietro le lancette dell’orologio e vivere la sua vita come avrebbe desiderato. All’improvviso però la situazione si ribalta i dadi che lei stessa ha lanciato sul tavolo le faranno ottenere un nuovo ed inaspettato punteggio. I fatti che accadranno le sconvolgeranno la mente ed i sensi a tal punto da essere catapultata in una dimensione che lei non conosce. Un finale per nulla scontato, che metterà a dura prova la nuova vita di Ninuccia Ercolani.
Citazioni d’obbligo
Cito e ringrazio una persona che non conosco personalmente, ma che ho incontrato su questo mezzo straordinario di comunicazione, che si chiama Internet. Si tratta di Alberto Anelli che abita proprio a Castrolibero ed ha descritto notizie importanti, sul mestiere degli Scarpari, spiegando dettagliatamente la storia dell’artigianato calzaturiero di questo Paese. Egli, senza saperlo, mi ha fatto comprendere che questo nome di dodici lettere non l’ho inventato, ma esiste veramente e si trova in Calabria. Facendo le mie dovute ricerche in rete e nei suoi appunti, ho potuto imparare i nomi degli attrezzi che usavano, capire come veniva da loro confezionato un paio di scarpe, ed approfondire così, un periodo ben preciso della loro economia. Ci tengo a sottolineare, che ho inserito nel romanzo i nomi reali degli attrezzi usati., viceversa per i nomi ed i cognomi di tutti i personaggi, essi sono di pura invenzione, per rispetto e privacy di alcuni discendenti delle famiglie che sono ancora oggi viventi e conosciuti, per il loro legame di sangue con gli antichi Scarpari.
Considerazioni personali.
Dinanzi ad un libro scritto da un autore sconosciuto, che si cimenta per la prima volta a raccontare una storia densa di argomenti delicati, a volte gravi, mi pare doveroso, spiegare i motivi che mi hanno spinta a questa narrazione piuttosto che ad un’altra. In questo modo i gentili lettori e lettrici che decideranno di intraprendere con me questo viaggio, saranno preparati al tipo di situazioni che potrebbero presentarglisi di fronte. Decideranno a questo punto se non iniziare la lettura, se smettere dopo poche pagine, brontolando per l’acquisto errato, o nella peggiore delle ipotesi riciclare il libro a Natale, regalandolo ad un amico non proprio gradito. E’ scontato e banale sperare che non propendano per nessuna di queste tre soluzioni, ma vige fortunatamente la quasi libertà di pensieri ed azioni, pertanto ai posteri l’ardua decisione. Sono abbastanza matura e cosciente da ammettere che gran parte degli esseri umani gradirebbe non leggere o approfondire argomenti, che senz’altro conosce perfettamente, ma che per qualche strana ragione evita. Il fastidio arrecato è maggiore se qualcuno scrive nero su bianco, queste più che normali realtà ed in molti, vanno ripetendosi che “occhio non vede, cuore non duole”. In questo momento preciso mentre sono dall’altra parte della barricata, chiudo gli occhi e provo ad immaginare l’essere umano che desidera leggere il mio Romanzo.
Lo prendo per mano, lo faccio accomodare virtualmente nel mio salotto, gli preparo un buon caffè e ci presenteremo. Faremo conoscenza partendo da quello che io chiamo il punto zero. Dopo un primo timido imbarazzo, qualche sciocca frase di circostanza, mi confesserò a cuore aperto come faccio di solito, senza remore e senza freni inutilmente inibitori. Dirò al mio virtuale amico, che sono entrata dentro le vene dei personaggi da me creati, anche a costo di essere scabrosa o irriverente nei confronti di alcuni di essi. Aggiungo che non è mia intenzione fargli credere che gli asini volano e le cicogne portano i bambini sotto al cavolo, è opportuno non raccontargli cose che nel libro non troverà o che troverà più alleggerite. Non posso permettermi di illuderlo e creare in lui false speranze, così come non è mia intenzione esagerare i fatti per far aumentare i volume delle vendite. Sì, avete capito bene, non sono interessata a fare numeri alti di vendita, le mie intenzioni per ora, sono rivolte alla descrizione accurata dei fatti. Cercherò di essere il più neutra possibile, mi metterò in un angolino ed osserverò quello che farà: se il mio Romanzo non gli è piaciuto, non si senta in dovere di consigliarlo ad altri, anzi! Lo pregherei di dissuadere altre persone dal leggerlo. Consapevole che ognuno ha i propri gusti personali, per fortuna diversi gli uni dagli altri e su quelli non si transige. Il progetto “Ninuccia e le scarpe degli Angeli” è partito un anno fa circa, (anno duemilanove per chi legge) per concludersi tre anni dopo. Mese più, mese meno. All’inizio della stesura, fissavo ogni notte il buio con occhi sgranati, chiedendomi se valeva la pena continuare, dove sarei andata a finire con la storia di questa intelligente, caparbia ma sfortunata Donna e Mamma. Puntualmente, a darmi le risposte era il suo volto sconosciuto che mi obbligava a raccontare nei minimi dettagli la sua vita e come ne era riuscita a sopravvivere. Mi si incollò addosso come una seconda pelle senza darmi tregua, strappandomi il consenso che non volevo accordarle, per raccontare tutto su di lei.
“Racconta la mia vita Fabiana, non ti fermare e non tralasciare nessun particolare; ma non devi scriverla come farebbe un vero scrittore, ti devi impegnare a raccontarla e basta!”.Facendo queste affermazioni, ora che il Romanzo è terminato, a mente lucida e senza il totale coinvolgimento con lei, io stessa mi prenderei per pazza, o in preda ai fumi dell’alcool che non bevo, ma è la pura verità. Un personaggio da me inventato, mi veniva a trovare quasi ogni notte, suggerendomi come fare per parlare di lei. Dal canto mio, se potessi la leggerei a voce alta questa storia, evitando di trascriverla. Sono però conscia che non mi sarà possibile girare il mondo a piedi per raccontarla come farebbe un vero cantastorie o cantarla come un menestrello d’altri tempi. Ninuccia Ercolani, tenace e con gli obiettivi ben chiari, non mi ha dato la possibilità di oppormi: oramai mi era entrata nel corpo e aveva preso il comando della situazione. Mi sono immedesimata con lei al punto tale da soffrire e piangere, quando descrivevo le inaudite violenze alle quali era stata sottoposta.Per la prima volta da quando scrivo, ho avuto anche il coraggio e l’irrefrenabile impeto, di descrivere accuratamente scene d’amore e passione sessuale, che mi erano necessarie per plasmare il quadro completo sul personaggio. Non me ne sono mai vergognata, anzi! Mi stupisco della facilità con la quale mi sono addentrata nei minimi particolari, arrivando ad avere anche io come lei, una sorta di orgasmi quasi reali. Ho imparato da lei a non avere paura delle mie debolezze fisiche o psicologiche. Questa Donna sconosciuta mi ha trasmesso una forza ed una vitalità che non sapevo più di possedere.Mi ha insegnato che occorrerebbe lasciarsi andare e non fingere mai qualcosa che non provi, soprattutto in amore. Bisognerebbe e uso il condizionale, ascoltare solo il proprio corpo, mettendo da parte, almeno in certe situazioni, il cervello o altri organi definiti più intelligenti. Il nostro corpo formato di carne, acqua e sangue che scorre autonomamente nelle vene e nelle arterie, non ha bisogno di ragionamenti e di congetture. Esso si muove e risponde in modo spontaneo agli stimoli sensoriali olfattivi e visivi che la persona che ci è di fronte, con la quale ci stiamo relazionando ci trasmette.Non dobbiamo farcene un cruccio se una donna non più in età fertile, raggiunge un orgasmo con facilità, o ha desideri e pulsioni ormonali ancori forti.Non è disonorevole, non è peccato mortale come ci hanno fatto credere per millenni, se un prelato o una suora hanno sogni erotici e si masturbano, per sopravvivere all’isteria che sicuramente deriverebbe dalla mancanza totale di rapporti sessuali, necessari per condurre un’esistenza quasi serena. Necessari, fisiologici, umani , pertanto comprensibili. Tutti noi dal primo all’ultimo, abbiamo necessità di esprimere i nostri più reconditi desideri con la persona che maggiormente ci attrae, non credo possibile che il sesso e la passione, siano privilegio degli esseri umani catalogati come normali. Per quanto mi riguarda, il termine diversamente abile o portatore di handicap non esiste nel mio vocabolario, in questo caso sarei io la prima ad essere diversamente abile!Grazie anche ai personaggi che sono nati giorno dopo giorno e hanno fatto da contorno a Ninuccia: sono all’incirca una quarantina più i ventidue Angeli e non sono personaggi di minore importanza. Anzi! Senza di loro non ci sarebbe storia, né racconto, senza la loro presenza Ninuccia non sarebbe esistita, ed è con tutti che percorreremo il lungo ed incalzante viaggio che da Bologna la riporterà a Castrolibero. Li ringrazio e li abbraccio uno ad uno, dal più più piccino e all’apparenza insignificante al maggiore. Non desidero proseguire oltre, per non rovinarvi la lettura e a questo punto sta a Voi la decisione suprema se avventurarvi con me nel viaggio, oppure rimanere in poltrona a conversare con me di tutt’altre faccende.
Nell’augurarvi buona domenica, vi regalo un antipasto con aperitivo domenicale: la sinossi e l’introduzione di un Romanzo che desidererei pubblicare con un Editore capace, che non chieda contributi o soldi e che intenda investire sulla mia persona in modo serio e contributi. Diversamente, opterò per l’autopubblicazione su una piattaforma virtuale che sceglierò con cura. Per ora proverò a saggiare un poco il terreno….la vostra instancabile e felice di conoscervi, F.