La metamorfosi.
Mentre a malincuore Ninuccia toglieva di torno i maglioni, suonò il campanello: era Fernando il suo fedele parrucchiere, che era arrivato per il nuovo taglio di capelli.“Io non ci voglio essere, non voglio assistere ad un simile scempio” disse Rosina amareggiata e dispiaciuta per una così drastica decisione. “Puoi anche decidere di cambiarne solo il colore, senza ricorrere ad un intervento chirurgico su di te! Se penso che ci hai messo anni e anni per curarteli, farli crescere, spendendo tanti di quei quattrini che Dio solo lo sa, ma come fai a volerli tagliare tutti a zero,ridurti con la crapa di un monaco buddista? Ne lascerai almeno un pochino dietro, per favore Ninuccia?”. Rosina era in lacrime e glielo domandava con tutto l’affetto del quale era capace. “Non se ne parla nemmeno, te l’ho già detto che non voglio nulla con me e dentro me, che mi ricordi il presente. Voglio ricominciare tutto, anche a farmi ricrescere i miei capelli biondissimi, bianchi ora, ma pur sempre miei. Perciò Fernando mi metta il telo e inizi la trasformazione, senza esitare.” Il parrucchiere, abbassando la testa sconsolato, aprì la valigia, estrasse un telo rosa, spiegandolo come vele di una nave d’oltre oceano, glielo avvolse intorno al collo con leggiadria, annodandolo morbido. Sapeva bene che Ninuccia soffriva di ansia, non voleva in alcun modo procurarle un senso di soffocamento stringendo troppo il telo di pura seta. Con dolcezza le chiese:”Ho stretto troppo Dottoressa? Lo devo allentare?”.“La prego Fernando di non trattarmi come una dappista, non in questo momento per favore! Stringa come crede, l’importante è che lei tagli questi stupidi ed inutili capelli”.Fernando, annuì ed abbassando ulteriormente il capo, si infilò i guanti di raso bianco da vero professionista coiffeur qual era, cercando nell’astuccio delle forbici, quelle più taglienti e lunghe. Naturalmente aveva portato con sé l’astuccio contenente le forbici personali di Ninuccia. Scelse quelle con il manico turchese e le iniziali incise: N e B, che stavano per Ninuccia e Beniamino. Ancora una volta il bambino era nel suo cuore, ancora una volta era presente in ogni gesto che compiva e tutti i pensieri e le azioni, erano solo ed esclusivamente per lui. Le gemelle, anche se molto amate, non dovevano saperlo, si sarebbero ingelosite ulteriormente e non avrebbero capito esattamente, ciò che la madre aveva dovuto subire. Ninuccia si augurava che non lo dovesse imparare nessuno, ciò che aveva dovuto imparare lei, quindi era meglio tenere questi ricordi d’acciaio pesante chiusi nelle sue viscere e dentro la sua anima. Lì, nessuno aveva le chiavi per entrare e distruggere tutto. Nessun essere umano avrebbe potuto farle ancora del male e non avrebbe permesso al suo cuore ed al suo corpo di abbandonarsi ancora e di credere nell’amore. Ninuccia si stava già spazientendo e chiese a Rosa una sigaretta. La donna stavolta le rispose in malo modo, poi se ne pentì subito e andò nello scaffale delle scorte per cercare un pacchetto nuovo. “Eccotela ma non ti calmerai, non ti servirà a nulla fumare queste dannate sigarette: prima di un decennio non ti ricresceranno, o almeno non così lunghi e folti come ora!”.“Sono pronto” disse Fernando e iniziò con la prima sforbiciata, che sferrò con la precisione di un chirurgo, facendo cadere a terra la prima ciocca di capelli a boccoli biondi, lunga almeno quaranta centimetri. Ninuccia portava sempre i suoi splendidi capelli, raccolti in chignon o in code di cavallo. La ciocca non fece rumore, si accasciò dolcemente proprio ai piedi della sua padrona, come per ricordarle che erano state attaccate l’una all’altra per decenni. Ora era giunto il momento di separarsi per sempre. Proprio come lei e Rosina. Altre ciocche andarono a fare compagnia alla prima, un massacro, un cimitero di capelli e ad ogni taglio di forbici, Ninuccia tagliava anche un pezzo del presente, sperando di far nascere dentro di sé un capitolo nuovo della sua vita. Quando Fernando ebbe terminato, Ninuccia corse nel suo bagno personale, quello adiacente alla sua camera da letto, dove c’era lo specchio più grande di tutta la casa. Si strappò dal collo il telo del parrucchiere, trattenendo il respiro ad occhi chiusi, poi finalmente ebbe il coraggio di aprirli per giudicare l’esito finale. Ciò che vide riflesso nello specchio, le fece avere un conato di vomito, che represse dandosi un pugno allo stomaco. Poi rabbiosamente diede un altro pugno al mobile di marmo rosa di Carrara, mandando in mille briciole la collezione di cristalli Lalique che amava morbosamente, dal momento che era stato un regalo del colonnello Cordua Vincenzo, suo primo amore mai dimenticato. “Sembro una detenuta rinchiusa in un campo di concentramento, senza i miei capelli e vestita un modo umile, di certo nessuno potrà riconoscermi.”Poi, bevendo dal rubinetto una lunga sorsata d’acqua, si premette ancora lo stomaco e disse con voce altissima e stridula ”Sai Rosina, dovevo pensarci prima a questo nuovo taglio di capelli, ora sì che dimostro vent’anni di meno!”.Poi richiuse la porta del bagno dietro di sé, si sedette sulla tazza del wc e come ogni volta che stava per vomitare, si mise a leggere una rivista di finanza per scacciare i conati. Concentrarsi sulla Borsa e sui suoi titoli azionari funzionava sempre, ma questa volta non ebbe successo e vomitò anche l’anima. Dopo circa una mezz’oretta che era rinchiusa in bagno, Rosina preoccupata bussò e le disse che c’erano le figlie all’ingresso, per salutarla prima della loro partenza per la montagna con i rispettivi fidanzati. Ancora stremata per il mal di stomaco, pallida in viso come un lenzuolo di lino bianco, gli occhi cerchiati da spaventose occhiaie viola, disse a Rosina:“Non avrai detto loro che sono in casa? Vuoi che mi vedano conciata così? Potrebbero pensare che la menopausa mi sta facendo impazzire! Corri ad informarle per cortesia, che sono in Consiglio di Amministrazione per un problema urgentissimo da risolvere.” “Ma hanno visto la Rolls parcheggiata qua sotto, non mi crederebbero!”“Inventati qualcos’altro, per l’amor di Dio Rosina, ma falle andare via subito! Non voglio vederle, ho il cuore in frantumi: se le vedo anche solo per un attimo, poi non sono più sicura di voler partire.“Fallo per me, mandale via subito e dì loro, che le chiamo appena finito il Consiglio”.“Conoscendole bene, per essere qua a quest’ora del mattino, vogliono certamente qualcosa. Le signorine in genere dormono fino a mezzogiorno inoltrato, Laerte per buttarle giù dai loro letti, mi ha detto che deve ricorrere ad ogni mezzo, lecito o non lecito.”“In che senso lecito o non lecito?” Chiese Ninuccia allarmata.“Nel senso che deve buttare sopra ai loro angelici visi, l’acqua ghiacciata, che odiano, poverine! Odiano il freddo, i geloni, ed il naso con la goccia, povere stelle del firmamento! Ma che cosa vai sempre a pensare, Ninuccia suvvia! Non conosci Laerte dopo tanti anni che è qua con noi? Dovresti saperlo che non corteggia le donne, ma gli piacciono gli uomini. E’ un po’ gaio, come dici sempre tu!” “Gay Rosina, si dice gay, quando lo imparerai?E per un attimo me lo ero dimenticato!”.Le risate sguaiate delle ragazze invadevano tutto l’appartamento di Ninuccia, anche se era grande quanto Piazza San Bertolasio, le parolacce che dicevano risuonavano in ogni stanza. Ninuccia doveva coprirsi le orecchie con le mani per non sentirle. Tra l’altro i capelli cortissimi, non la potevano riparare nemmeno un pochino,cosicché le toccava digerire tutto il corollario di porcherie che dicevano, senza poter intervenire.“Dove sei Mamy? Urlò Greta, “Vieni subito fuori, abbiamo fretta, ti decidi ad uscire dal bagno? Ti masturbi più tardi, il tuo elicottero ci sta aspettando!” Greta, era la più irriverente e maleducata delle due gemelle, quella che non aveva peli sulla lingua, quella con la quale la madre aveva i maggiori contrasti e liti da quando era venuta al mondo. Tra le due, era la fotocopia di nonna Angelica, tranne la bellezza, che aveva indiscutibilmente preso dalla madre e alcuni tratti ben decifrabili della bisnonna Divina. Era la figlia che una madre non avrebbe mai voluto, ma Ninuccia proprio per questo l’amava ugualmente e alla fine, le perdonava tutto quanto. Celeste che invece era un pochino più discreta ed umile, strattonando la sorella per un braccio, le disse:”Ma cosa dici, cretina? Così scopre che lo sappiamo e pensa che ogni volta che va in bagno, noi la spiamo dal buco della serratura: ma non puoi tenere per una volta quella linguaccia tra i denti?” “Ma chi se ne frega”, rispose Greta, “Perché non dovrebbe sapere che siamo a conoscenza delle sue pratiche erotiche solitarie?”In fin dei conti ce lo ha sempre insegnato lei che tra di noi non ci devono essere segreti di nessun tipo: quindi mamma predicherebbe bene e razzolerebbe male?!”“Ma così le togli anche l’ultimo briciolo di dignità! Non mi piaci quando ti comporti così Greta, non ti sopporto e a Saint Moritz ci vai da sola! Io non vengo con te.”(continua con il sec, cap.)