“Non fare per me le cose che posso fare da solo. Questo mi fa sentire come un “bambino” e potrei continuare a tenerti al mio servizio.”
Parto da uno dei consigli dell’articolo precedente per ritornare su un argomento che avevo trattato negli “spazi in famiglia”, pagina cancellata quasi in toto per errore. Parlavo dei bambini in piscina. Vado ancora a nuotare e non mi sembra che la situazione sia cambiata. Di solito scelgo orari più tranquilli, ma talvolta mi trovo negli spogliatoi al termine del turno dei grandicelli. Hanno, a occhio, dai 5/6 ai 9/10 anni.
Tutti vengono naturalmente accompagnati: da un genitore o, spesso, da una nonna. Al momento della doccia e operazioni successive (asciugatura dei capelli, rivestimento) alcuni vengono assistiti dagli adulti, altri – la minoranza, direi- fanno da sè. Alcune mamme e nonne compaiono giusto per controllare se le lunghe chiome di una bimba sono a posto o se tutto è stato rimesso nel borsone.
Prevedibile il risultano. Sono quasi sempre gli autonomi a essere pronti per primi. Trovo anche che assumano un’espressione più allegra e rilassata. Quelli che hanno attorno un adulto affannato a prendersene cura sono poco collaborativi, sembrano quasi ostacolare operazioni che potrebbero svolgere da soli, come indossare magliette e scarpe. Insomma, si lasciano maneggiare come bambolotti e non ne sono per niente gratificati. Infatti si lagnano di questo e quello (“mi hai storto, il braccio, tirato i capelli…”) e -sarà una mia impressione- fissano le pareti con aria vacua.
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