Contrordine ragazzi! Tablet e supporti informatici a scuola non sono un aiuto, anzi. L’ idiozia digitale è una condizione pericolosa ormai ben verificata Non è la prima volta che Benedetto Vertecchi ne parla (e riprendo il tema)*: questa volta il suo discorso suona ancora più deciso. Attingo, con vari tagli, all’articolo pubblicato ieri da La repubblica.
Manfred Spitzer, che nel 2013 ha scritto il saggio Demenza digitale, ha posto in rilievo i danni mentali che conseguono da un uso dissennato di strumenti tecnologici. Perfino l’Ocse ha di recente ammesso che «nonostante i notevoli investimenti in computer, connessioni internet e software per uso didattico, non ci sono prove solide che un maggiore uso del computer tra gli studenti porti a punteggi migliori in matematica e lettura» nei test Pisa. Tutto il contrario: i quindicenni che mostrano le migliori performance in lettura e matematica sono quelli che utilizzano le tecnologie a scuola meno della media dei loro compagni. Per questo «in alcune scuole svizzere e statunitensi – conclude Vertecchi – l’uso delle tecnologie è inibito fino ad una certa età o fortemente limitato».
Spero tanto, care nonne, che la vostra befana non abbia portato un tablet al nipotino di sei anni! L’anno scorso ho avuto notizia di parecchi regali del genere…
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