È il 1993, il trio è già più che famoso per il singolo “Smells Like Teen Spirit”, dal precedente best-seller Nevermind, e per le vicende legate alla vita del leader Kurt D. Cobain. MTV in particolare li adora e li “usa” a suo piacimento, enfatizzando pettegolezzi e storie private, e i patiti del metal spesso li denigrano perché compongono canzoni troppo semplici cantate da una voce sguaiata (basta leggere qualsiasi rivista del settore). Loro non ci fanno molto caso, nel frattempo si chiudono in studio con Steve Albini (presentarlo è pressoché inutile…) e riescono a mettere a punto una serie di pezzi che ancora oggi hanno il loro perché.
Questo preambolo, per circoscrivere una storia che tutti più o meno conoscono, serve soltanto a porre l’accento su un fatto: sono passati vent’anni esatti e In Utero è ancora un album importante. Registrazione, atmosfera, scrittura dei pezzi ed esecuzione sono quasi perfetti. La Geffen ci mette del suo quando praticamente “obbliga” i Nirvana a far limare (da Scott Litt, fido produttore dei R.E.M.) i singoli scelti per promuoverlo, la sofferente litania di “Heart-Shaped Box” (con videoclip di Anton Corbijn) e “la finale” “All Apologies”. Questa scelta della major, però, non cambia le cose più di tanto, visto che Cobain & soci cercano, e ottengono anche grazie all’ex Rapeman, il suono che volevano (ruvido, animalesco e al contempo ben “ingabbiato”) e che tanto avevano apprezzato in Jesus Lizard, Big Black e Killdozer, solo per fare alcuni nomi tra i tanti. A questo vanno abbinate le parole del chitarrista, che non manca di renderci partecipi delle sue paranoie di rockstar problematica. Le vicende personali, ripetiamo, sono sulla bocca di tutti i media, troppo forse… e lui fatica alquanto a tenerle nascoste. Dunque questo disco ricorda una sorta di bignami intimista del rocker che trova difficile scendere a patti con la società (la “velata” provocazione insita in “Rape Me”), che è arrivato a suonare davanti a platee numerose, ma vive malissimo questa sua condizione di apparente privilegio (il conto in banca però di sicuro lievita e fa la differenza, fuori da ogni ipocrisia…). I tre fanno promozione al disco come possono (arrivando poi allo stanco lavoro dell’MTV Unplugged In New York), Cobain continua ad avere seri problemi di tossicodipendenza, mentre Dave Grohl e Krist Novoselic cercano in tutti i modi di “normalizzare” la situazione concedendo interviste e pensando al futuro della band. Passano solo pochi mesi e il ventisettenne Kurt, nel tentare a più riprese il suicidio, ci riesce nell’aprile del 1994, gettando nello sconforto generale i fan sparsi per il globo e generando una serie di congetture riguardo la sua dipartita (la moglie Courtney Love delle Hole pontifica sull’accaduto e sicuramente trae vantaggio, anche economico, dalla scomparsa del compagno). Pure Nick Broomfield, film-maker inglese, ci ricama su un documentario al limite della decenza (non mancano momenti esilaranti, come quando intervista personaggi tra i più improbabili, gente che fa di tutto per entrare nel giro mediatico dello “sfruttamento del cadavere”…). Certo, questa serie di avvenimenti sembra porre una cortina di ferro proprio sulla musica stessa della band (le vendite nel frattempo salgono di molto…), che fa quasi passare in secondo piano il fatto che fosse interessante e fuori dal tempo, pur essendo chiaramente legata a quegli anni (riescono pure a dedicare un pezzo a Frances Farmer, attrice di Seattle attiva negli anni Trenta finita nel dimenticatoio per tragiche vicissitudini personali).
Io mi sento di aggiungere che queste canzoni non sono affatto invecchiate male, anzi, quando le riascolto per l’ennesima volta, penso che un suono cosi ora ce lo scordiamo (“Radio Friendly Unit Shifter” e “Tourette’s” sono punk all’ennesima potenza). In Utero, insomma, è un lavoro che occupa una posizione privilegiata nella storia del pop contemporaneo, perché sintetizza l’immediatezza di questa musica con suoni e atmosfere che seducono pur partendo da una manifesta “semplicità”, passatemi la forzatura. Tutto ciò è figlio naturalmente del blues, di Neil Young e dell’hard rock di Black Sabbath e Blue Öyster Cult filtrato dalle boutade electro-rock dei Devo. Queste influenze, ma non solo certo, sono confluite con forza nella idea di musica della band, che a sua volta proviene dal miglior underground Ottanta statunitense: Butthole Surfers, Melvins, Sonic Youth, Big Black e Husker Du. Questi ultimi sono un po’ come i fratelli maggiori dei Nirvana, il gruppo che più di tutti è rimasto folgorato dal successo ed ha inevitabilmente subìto le regole del mercato, che in fondo ha fatto il suo lavoro: farli “bruciare” vivi, portandoli troppo vicini al sole.
Breve conclusione polemica: il cosiddetto grunge (termine che ho evitato di usare, e non a caso) praticamente non è mai esistito per davvero, i tre infatti ne erano totalmente fuori, si trattava solo di un’etichetta di quel periodo inventata dai media più scaltri e fomentata dallo shooter di turno (vedi alla voce Cameron Crowe, che gira “Singles” facendoci pensare che la musica migliore fosse tutta a Seattle, coinvolgendo a suon di dollari pure gruppi notevoli come Alice In Chains e Soundgarden). Una scena vera e propria non c’è mai stata, dunque, ci sono state realtà interessanti che tutt’ora operano (penso a band come gli Earth, i Mudhoney) ed etichette che hanno alimentato un modo peculiare di intendere ed esprimersi (mi vengono in mente Sub Pop e K Records). Il resto, ripetiamo, sono congetture che hanno alimentato band più o meno dignitose e piuttosto “conservatrici”, alla lunga sopravvalutate (Pearl Jam in primis, e ve lo dice uno che fino a Vitalogy li ha ascoltati un bel po’…)
Non a caso, e forse proprio in segno di disprezzo e distanza da quella effimera situazione, il disco inizialmente doveva chiamarsi “I Hate Myself And I Want To Die”. Aggiungo che i detrattori dei Nirvana, che vivaddio esistono ed è giusto sia così, dimenticano spesso quanto la proposta della band fosse “generazionale” (certo in maniera più dirompente rispetto ai tanti fenomeni dell’epoca e di oggi) né più e né meno di tutte le altre musiche, quindi può anche non piacere, ma non si può sostenere che fosse meno incisiva di altre.
Ultimo inciso: le ristampe, oltre a rimpinguare le casse delle major, in fondo servono soltanto a fare da promemoria e a far tornare nel mercato dischi che sono già usciti da tempo, con ovvie e abbondanti dosi di outtakes, b-sides e alternate mix che praticamente servono a poco (bene però l’operazione di remastering del suono). Ascoltatevi comunque i numerosi pezzi di questa ristampa davvero “monstre” (non mancano infatti un dvd con esibizione live e corposo libretto, c’è anche la versione in vinile) così come sono, senza dimenticarvi di arrivare fino in fondo nella scaletta originale, la traccia nascosta “Gallons Of Rubbing Alcohol Flow Through The Strip” ha una chitarra che deraglia che è un piacere, e questo è ciò che alla fine conta per davvero.
Tracklist
CD 1 – Original album remastered plus all B-sides & bonus tracks recorded at Pachyderm
01. Serve The Servants (Albini mix/original release)
02. Scentless Apprentice (Albini mix/original release)
03. Heart-Shaped Box (Litt mix/original release)
04. Rape Me (Albini mix/original release)
05. Frances Farmer Will Have Her Revenge On Seattle (Albini mix/original release)
06. Dumb (Albini mix/original release)
07. Very Ape (Albini mix/original release)
08. Milk It (Albini mix/original release)
09. Pennyroyal Tea (Albini mix/original release)
10. Radio Friendly Unit Shifter (Albini mix/original release)
11. Tourette’s (Albini mix/original release)
12. All Apologies (Litt mix/original release)
13. Gallons Of Rubbing Alcohol Flow Through The Strip (ex-U.S. bonus track)
14. Marigold (B-side; “Heart Shaped Box)
15. Moist Vagina (B-side; “All Apologies”)
16. Sappy
17. I Hate Myself And Want To Die
18. Pennyroyal Tea (Litt mix)
19. Heart-Shaped Box (Albini mix/unreleased)
20. All Apologies (Albini mix/unreleased)
CD 2 – 2013 album mix plus pre-album demos
01. Serve The Servants (2013 mix)
02. Scentless Apprentice (2013 mix)
03. Heart-Shaped Box (2013 mix)
04. Rape Me (2013 mix)
05. Frances Farmer Will Have Her Revenge On Seattle (2013 mix)
06. Dumb (2013 mix)
07. Very Ape (2013 mix)
08. Milk It (2013 mix)
09. Pennyroyal Tea (2013 mix)
10. Radio Friendly Unit Shifter (2013 mix)
11. Tourette’s (2013 mix)
12. All Apologies (2013 mix)
13. Scentless Apprentice (Rio demo)
14. Frances Farmer Will Have Her Revenge On Seattle (Laundry Room demo)
15. Dumb (Word Of Mouth demo)
16. Very Ape (Rio demo)
17. Pennyroyal Tea (Word Of Mouth demo)
18. Radio Friendly Unit Shifter (Word Of Mouth demo)
19. Tourette’s (Word Of Mouth demo)
20. Marigold (Upland Studios demo)
21. All Apologies (Music Source demo)
22. Forgotten Tune (Rehearsal)
23. Jam (Word Of Mouth demo)
CD 3 – Live & Loud: Live at Pier 48, Seattle, WA – 12/13/93
01. Radio Friendly Unit Shifter”
02. Drain You
03. Breed
04. Serve The Servants
05. Rape Me
06. Sliver
07. Pennyroyal Tea
08. Scentless Apprentice
09. All Apologies
10. Heart-Shaped Box
11. Blew
12. The Man Who Sold The World
13. School
14. Come As You Are
15. Lithium
16. About a Girl
17. Endless, Nameless
DVD – Live & Loud: Live at Pier 48, Seattle, WA – 12/13/93
01. Radio Friendly Unit Shifter
02. Drain You
03. Breed
04. Serve The Servants
05. Rape Me
06. Sliver
07. Pennyroyal Tea
08. Scentless Apprentice
09. All Apologies
10. Heart-Shaped Box
11. Blew
12. The Man Who Sold The World
13. School
14. Come As You Are
15. Lithium
16. About a Girl
17. Endless, Nameless
EXTRAS
18. Very Ape (Live & Loud Rehearsal)
19. Radio Friendly Unit Shifter (Live & Loud Rehearsal)
20. Rape Me (Live & Loud Rehearsal)
21. Pennyroyal Tea (Live & Loud Rehearsal)
22. Heart-Shaped Box (Original Music Video + Director’s Cut)
23. Rape Me (Live on “Nulle Part Ailleurs” – Paris, France)
24. Pennyroyal Tea (Live on “Nulle Part Ailleurs” – Paris, France)
25. Drain You (Live on “Nulle Part Ailleurs” – Paris, France)
26. Serve The Servants (Live on “Tunnel” – Rome, Italy)
27. Radio Friendly Unit Shifter (Live in Munich, Germany)
28. My Best Friend’s Girl (Live in Munich, Germany)
29. Drain You (Live in Munich, Germany)