La sentenza dalla Corte Ue cancella il carcere per i clandestini. Altre tensioni per la maggioranza che rischia di cadere sulla politica estera.
Governo in difficoltà. Al dibattito sull’impiego di aerei militari italiani in Libia in azioni di attacco, si è ieri aggiunta la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europeache dichiara il reato di clandestinità introdotto in Italia non conforme alle norme comunitarie.
La Lega furiosa. “Ci sono altri paesi europei che prevedono il reato di clandestinità e non sono stati censurati” dichiara il ministro dell’Interno Roberto Maroni. “L’eliminazione del reato, accoppiata alla direttiva europea sui rimpatri, rischia di fatto di rendere impossibili le espulsioni, trasformandole solo in intimazione ad abbandonare il territorio nazionale entro sette giorni. Questo rende assolutamente inefficaci le politiche di contrasto all’immigrazione clandestina”. Dopo le resistenze della Ue alle richieste dell’Italia di una condivisione del numero dei migranti giunti sulle coste della Penisola a causa dell’instabilità del Nord Africa, arriva un nuovo colpo al governo. “L’Italia è in Europa, occorre che le istituzioni europee si rendano conto che i problemi che ha il nostro Paese non sono solo suoi ma sono problemi che ha il resto dell’Europa. Se si rende più difficile l’espulsione dei clandestini non è un problema solo dell’Italia ma è un problema di tutta l’Europa”. Ma la Corte contesta alla normativa italiana proprio questo aspetto. La reclusione con cui si punisce “il cittadino di un paese terzo in soggiorno irregolare che non si sia conformato a un ordine di lasciare il territorio nazionale”, si legge nella nota della Corte, comprometterebbe la realizzazione dell’obiettivo della direttiva Ue “di instaurare una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio nel rispetto dei diritti fondamentali”. Ma poco importa. Si avvicinano le elezioni e quello che conta è trovare un capro espiatorio ai mali irrisolti dell’Italia.
La maggioranza all’attacco della Ue. “Una scellerata visione giuridica e culturale dalle ricadute gravissime”, ha dichiarato Luca Zaia, governatore della regione Veneto ed esponente di punta della Lega Nord, fautrice di questa norma. La sentenza della Corte “cancella una legge votata da un Parlamento sovrano di uno stato fondatore dell’Ue. Culturalmente si vuole minare l’identità di una nazione e, dunque, della nostra stessa esistenza come popolo”. Ma che il diritto cosiddetto comunitario prevalga sulla legislazione nazionale non è invenzione della Corte ma di accordi internazionali firmati anche dall’attuale maggioranza. “Certe sentenze sono un incoraggiamento per i clandestini e l’Italia dovrà far sentire chiara e forte la sua voce a tutti i livelli europei e internazionali”, osserva Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl. Ad abbassare i toni, però, ci pensa dal Campidoglio, il sindaco di Roma Gianni Alemanno. “La sentenza della Corte non cancella il reato di clandestinità, ma solo la pena di reclusione”.
“Demagogia e figuracce”. “Sull’immigrazione le figuracce del governo italiano non finiscono mai”, spiega Rosy Bindi, presidente del Pd. “La Corte di Giustizia europea mette a nudo le violazioni dei diritti umani, l’approssimazione e i ritardi di norme approvate solo per fare propaganda, dimostrando un’efficacia che alla prova dei fatti pari a zero. Del resto, cosa aspettarsi da un governo prigioniero delle parole d’ordine della Lega e incapace di affrontare con serietà e giustizia il fenomeno globale e inedito dell’immigrazione”. Pier Ferdinando Casini, leader Udc rincara la dose: “A questo punto aspetto solo che Berlusconi ci spieghi che i giudici europei sono comunisti. Il governo, essendo in stato confusionale, fa provvedimenti per compiacere, demagogia che puntualmente non riesce a trovare verifica. Così non si può andare avanti”.
Schiavone (Asgi): ”Scardinato l’impianto della Bossi-Fini. Ora l’Italia si adegui alla direttiva sui rimpatri”
La bocciatura arriva dopo una serie di ricorsi dei giudici nazionali sulla mancata applicazione della direttiva del 2008 (da applicare negli stati Ue entro il 24 dicembre 2010, mai recepita dall’Italia). In particolare, la sentenza della Ue si riferisce al caso di Hassen El Dridi, un algerino condannato alla fine del 2010 a un anno di reclusione dal Tribunale di Trento per non aver rispettato l’ordine di espulsione. “Al di là delle possibili reazioni politiche, gli articoli 14 e 15 del Testo unico sull’immigrazione vengono stralciati”, spiega Schiavone. A essere cassato, un sistema “dove il trattenimento nei Cie e la sanzione penale conseguente alla mancata esecuzione dell’ordine di espulsione genera una spirale senza fine, in cui la detenzione non solo supera il tempo massimo consentito (di 16 mesi), ma in teoria potrebbe essere infinita: cioè lo straniero potrebbe trascorrere tutta la sua vita tra carcere e Cie, in mancanza di una normativa che non prevede l’irripetibilità delle misure”.
Una sentenza che arriva in un momento difficile per l’Italia, in contrasto con gli altri stati Ue sulla gestione dell’immigrazione: “Si tratta di due aspetti indipendenti che però mettono in luce entrambi la pochezza della politica italiana (nonostante la parentesi positiva dei permessi temporanei ai tunisini)”, spiega Schiavone. Emerge, così, un giudizio complessivo “su un paese che ha sempre cercato di disapplicare le normative e che adesso è caduto sia dal punto di vista giuridico che della credibilità politica. Uno stato che da un lato dovrebbe applicare la normativa europea e non lo fa, e dall’altro cerca di farla franca con la Ue, gridando all’emergenza, quando invece il numero degli arrivi è contenuto e potrebbe essere gestito con tranquillità: la credibilità italiana è nulla, a causa di una politica di immigrazione priva di coerenza e demagogica”.
Cosa cambia, dopo la sentenza? “I giudici saranno costretti a disapplicare la disposizione nazionale: ci sarà, da un lato, più caos e dall’altro il dovere della politica a rimediare agli errori, con un immediato decreto legislativo di recepimento della direttiva europea”. “Occorre introdurre un sistema di espulsioni graduale e la possibilità del rimpatrio volontario, che in Italia non è nemmeno contemplata. Il trattenimento nei Cie deve essere l’ultima misura e non quella inevitabile; inoltre l’attuale combinazione di misure penali e amministrative finalizzate all’allontanamento dello straniero deve cessare”. Partendo dalla riscrittura della Bossi-Fini: “Si dovrebbe ritornare alla Turco-Napolitano – conclude Schiavone -, ma con modifiche che accentuino la gradualità delle misure e il diritto all’opzione del rimpatrio volontario, non gravato dal divieto di reingresso”. Occorre adeguarsi allo spirito della direttiva, “cercando un punto di equilibrio tra il diritto di uno stato a tutelarsi e quello dello straniero a emigrare. Un bilanciamento di interessi che consenta una visione dell’immigrazione un po’meno drammatica e che eviti qualunque forma di demonizzazione ideologica”.
fonti : http://www.dirittodicritica.com/2011/04/29/sentenza-ue-corte-immigrati-clandestini-reato-19113/
http://www.dirittodicritica.com/2011/04/29/corte-ue-arresto-immigrazione-clandestina-19143/