A distanza di sei mesi dalla decisione della Corte Costituzionale che ha stracciato il divieto della Legge 40/2004 consentendo la fecondazione eterologa anche in Italia, la situazione è ancora ferma, ed i problemi sembrano non essere finiti. Escluse dalle procedure di fecondazione eterologa le donne che hanno superato i 43 anni di età; e ciò rappresenta un problema importante, se consideriamo che il 70% delle donne che intendono richiedere la fecondazione eterologa appartengono proprio a questa categoria.
La fecondazione eterologa in Italia è ancora preoccupante: nonostante sia stato dichiarato incostituzionale il divieto di fecondazione assistita di tipo eterologo, il 9 aprile 2014 con una apposita sentenza della Corte Costituzionale, sono molti i dubbi ed i problemi relativi a questo tipo di procedura di procreazione medicalmente assistita.
Le Linee Guida approvate dalle Regioni hanno dichiarato che, per le donne over 43, non sia accessibile la possibilità di rimborso della prestazione: pertanto, le donne che hanno superato i 43 anni di età e vogliono sottoporsi alle pratiche di fecondazione assistita eterologa, dovranno pagare interamente la procedura, secondo i criteri stabiliti dalla Regione di appartenenza.
Il problema, però, è che molte Regioni rifiutano di rendere accessibile la fecondazione assistita alle donne che rientrano in questa categoria di età: pertanto, ciò potrebbe rappresentare un grosso ostacolo alle coppie, che molto spesso vedono la fecondazione eterologa come ultima spiaggia per coronare il loro sogno e che saranno costrette a rivolgersi ai centri privati, con importanti conseguenze dal punto di vista dei costi.
L’alternativa, per queste donne, sarà quella di incrementare il turismo riproduttivo, rivolgendosi all’estero per poter accedere alla fecondazione eterologa: a conti fatti, pertanto, sembra che non molto sia cambiato rispetto al 9 aprile 2014, e che si sia ancora molto lontani dal considerare “incoercibile ed intimo” il diritto di una coppia di avere dei figli.