Da qualche anno ormai le “giornate per” si sprecano. Il più delle volte riguardano temi più o meno delicati o poco considerati dai media tradizionali, che trovano in queste giornate spazio e visibilità per far parlare di se. Una vera e propria emorragia tanto che diventa estremamente difficile e complesso seguire. Senza dimenticare che, nessuno me lo toglie dalla testa, a ideare queste giornate sono a volte anche dei buontemponi dotati di una buona, buonissima dose di ironia e che questa, più che la reale utilità dell’iniziativa, sia l’obiettivo.
Non si spiega diversamente il ‘NO CASH DAY’ ovvero la prima giornata mondiale contro l’utilizzo di denaro corrente indetta per martedì 21/06/2011. Sul sito dell’evento sono riportate le motivazioni di questa giornata, alcune a mio avviso comprensibili e condivisibili (il denaro contante è sporco, inquina, può essere perso o danneggiarsi), altre (sono costose, sono falsificabili, favoriscono l’evasione) forse meno ma… lascio a Voi il giudizio finale.
Dopo essermi informato un po’ ed aver guardato il sito dei promotori dell’iniziativa trovo che la cosa che meno c’azzecca (DiPietro docet!) in tutto il discorso siano gli sponsor di quest’iniziativa, consultabili nella parte destra del sito stesso e che sono tra gli altri:
- MASTERCARD ovvero coloro che da un giorno senza denaro contante SICURAMENTE non ci perdono viste le salate commissioni che addebitano sia a creditori che a debitori ad ogni transazione. Un po’ come se le cliniche private non convenzionate indicessero uno sciopero contro la Sanità pubblica per intenderci;
- LA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI composto dalle stesse persone che s’erano messe di traverso nel 2006 alla proposta di Bersani di tracciare i pagamenti al fine di arginare l’evasione salvo poi “rispolverarla” recentemente come unica panacea al male.
Personalmente, nel limite delle mie spese, da tempo prediligo i pagamenti elettronici (bonifici, bancomat o carte) per una questione di comodità e di prova di avvenuto pagamento, non sicuramente per un discorso di convenienza economica (leggasi “commissioni bancarie” che vengono addebitate a vario titolo) e senza dimenticare il vantaggio-svantaggio che a mio avviso risiede rispettivamente nella maggiore facilità e nel minor controllo della spesa.
Ma quello che più di tutto mi preme ricordare e non dimenticare è che oggi, per qualcuno questa (di scegliere come spendere) è una possibilità mentre per molti, troppi, quella di non aver più nulla da spendere e, ironia della sorte, proprio per colpa o la concausa degli sponsor.
E poi c’è ancora chi dice che siamo un Paese senza ironia…