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No comics e la fine del mondo (del fumetto)

Creato il 21 giugno 2012 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

È proprio in seno all’interpretazione del caos come rigenerazione che sorge l’idea di questa raccolta. Con la voglia di dare spazio a chi ancora non ha trovato un posto sul mercato, nasce la Comic Battle che ha dato vita attraverso una competizione live, e quindi il più genuina e spontanea possibile, ai racconti di molti giovani fumettisti emergenti: tra tutti i quattro raccolti in questo volume si sono guadagnati il riconoscimento della giuria e la possibilità di essere pubblicati.

Il tema diventa allora non uno stereotipo, l’adesione passiva a una chiacchiera fin troppo sentita in questo anno-simbolo, ma la proposta di creare uno spazio libero dalle logiche di mercato, in cui l’espressione di giovani disegnatori possa trovare libertà e visibilità e in cui un nuovo tipo di fumetto possa porre le basi per dimostrare il proprio valore e la propria realizzabilità.

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Le quattro storie sono differenti per stile, background culturale degli artisti, modo di affrontare il tema e “morale” del racconto a vignette, mentre elementi in comune sono la carica e la potenzialità espressive che si rinvengono anche dietro a un tratto per certi aspetti ancora acerbo.

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Il primo dei brevi racconti, Croste dalla fine del mondo, disegnato da Matteo Manera, racconta la storia di un Mosè decaduto, ormai barbone ubriaco, che ha come unico interlocutore una bottiglia di vino alla quale comunica di aver trovato un ritaglio di giornale che parla dell’imminente fine del mondo.
La narrazione scorre con un ritmo costante, dato dall’impostazione classica della pagina suddivisa quasi sempre in sei vignette, che talvolta, quando lo sguardo dell’artista preferisce zoomare su un dettaglio rivelatore, si arresta per concentrarsi su dettagli di valore narrativo o dalla particolare carica umoristica, come il povero Pacman scimmiottato e incastrato sul fondo di un vicolo cieco.
Difficile non cogliere, dietro all’umorismo coinvolgente di questo giovane artista, la critica a una società in cui il messaggio messianico sarebbe arrivato a un ubriacone, che avrebbe costruito l’arca con una serie di fogli di cartone raccolti per strada.

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Più lontano ancora dalla nostra quotidianità è il secondo racconto di Andrea Dotta intitolato Jhonny Dinamic in Indù attack.
Il protagonista è qui un pollice vestito da cow boy che con una goffa mucca pezzata come compagna cerca di combattere un’improbabile duofusione tra mitologia Indù e supereroi dei fumetti: il dio della distruzione Shiva si è infatti alleato con Atomic Girl, vecchia fiamma del protagonista, per distruggere il mondo.
Tra inseguimenti e onomatopee, vignette e impaginazione che si muovono liberamente per le pagine, dando dinamismo all’intero racconto, l’effetto comico si trascina fino alla fine dove l’ultima immagine è dedicata alla minaccia del ritorno di un mostro bionico con la testa di Hitler e la svastica sul petto.

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In chiusura del volume, nella breve descrizione che gli artisti fanno di sé, Valentina si definisce amante della controcultura e del rock’n roll, riferimenti che non sono certo difficili da rinvenire nel suo tratto realistico, che non scorda di mettere sul gilet del grande gorilla una spilletta col simbolo della pace e di mettergli in bocca parole di uguaglianza e di libertà di pensiero in uno stile che spesso ricorda le copertine degli album rock degli anni Settanta.

Se dalla penna di Valentina emergono i colori psichedelici della rivoluzione del ‘68 in spirali

No comics e la fine del mondo (del fumetto)> LoSpazioBianco" />> LoSpazioBianco" height="300" width="214" alt="No comics e la fine del mondo (del fumetto) >> LoSpazioBianco" class="size-medium wp-image-52628 alignright" />e onde in movimento che fanno da sfondo all’azione dei personaggi, molto più cupa è invece l’ambientazione dell’ultima delle quattro storie. In Magnetismo animale di Elena Grossi la fine del mondo è letta attraverso uno sguardo più intimistico: le domande del protagonista riguardano il crollo delle certezze filosofiche tipiche dell’uomo contemporaneo e si alternano a intere pagine in cui la parola svanisce per lasciar posto a immagini dedicate alla caduta costante e ininterrotta di Miloch in una realtà onirica, resa attraverso la dominanza del colore nero che talvolta ricopre lo sfondo stesso della pagina.
L’Apocalisse non si sventa allora grazie a un Messia con una bottiglia in mano, grazie a un’utopia autogestita da uno scimmione pacifista o all’intervento di un pollice coraggioso, ma grazie al risveglio da un brutto sogno, sulle lenzuola ancora sudate di un letto dove la propria compagna è stata vittima dello stesso, angosciante, incubo.

Stili e risposte molto diverse consentono di ridere e al contempo riflettere sulla sorte del nostro mondo o, per lo meno, se non si vuole andare così a fondo, su quella del fumetto che troppo raramente lascia spazio alle giovani voci di talenti come questi.

Abbiamo parlato di:
No comics, la fine del fumetto
Matteo Manera, Andrea Dotta, Valentina Capobianco, Elena Grossi
, 2012
80 pagine, brossurato, bianco e nero, 10 euro
ISBN: 9788890693908

Riferimenti:
Eris Edizioni: www.erisedizioni.org

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