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No guts no glory: la maturità degli Airbourne

Creato il 20 luglio 2010 da Mickpaolino

No guts no glory: la maturità degli Airbourne

Sono australiani di Warrnambool e suonano un hard rock carico di riff, decibel e potenza; si chiamano Airbourne e, al momento, rappresentano la miglior band hard rock che abbia mai cercato di seguire le piste di un altro gruppo leggendario di questo genere musicale: i connazionali AC/DC.

Se Angus&Co. hanno saputo resistere alla prematura morte del primo frontman Bon Scott e alle influenze delle nuove tendenze musicali proponendo dal 1973 (prima con Scott e poi con Brian Johnson al microfono) un hard rock di stampo classico ma tanto tanto potente e ritmato, agli Airbourne deve certamente riconoscersi la bravura di essere riusciti a reinterpretare il sound della band di Sidney in chiave moderna senza però infarcirlo di elementi electro-pop come succede a tante altre band.

Forse è proprio perchè l’Australia è agli antipodi, tanto geograficamente quanto culturalmente, che l’hard rock di questa terra riesce così puro e perfetto: come se le aberrazioni pop non riuscissero a volare fino alla terra dei canguri.

Gli Airbourne sono 4 ragazzacci della provincia australiana, Joel O’Keeffe (voce e chitarra), il fratello maggiore Ryan (batteria), David Roads (chitarra solista) e Justin Street (basso) che dal 2003 hanno cominciato ad esibirsi proprio interpretando i pezzi degli AC/DC fino al 2007, anno in cui hanno inciso il primo album, Running Wild, che è stato un ottimo debutto sulla scena hard rock anche se le somiglianze con i più famosi connazionali erano fin troppo evidenti e nel complesso il lavoro sembrava un autentico esercizio di cialtroneria hard rock della serie: guardate cosa sappiamo fare, stronzi!.

Nel 2010 però arriva la maturità con No Guts No Glory: il nuovo album è molto hard rock e si sente un maggiore tocco di personalità da parte della band, il sound è sempre quello rock and heavy, marchio di fabbrica della band ma, gli arrangiamenti ed i testi sono lontani da quelli di Running Wild: più curati, più personali ed anche meglio interpretati.
Fa anche piacere constatare che le influenze pop (che servono a vendere il prodotto anche a persone che pensano che l’hard rock sia un genere porno) sono sempre pari a zero: bravi, andate avanti così!

Da ascoltare: Raise the flag, Back on the bottle, Armed and dangerous



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