Chissà perché questo pregevole film cileno, uscito nelle sale cinematografiche del paese sudamericano il 9 agosto 2012, è stato distribuito in Italia solo a partire dal 9 maggio di quest’anno… No, con la regia di Pablo Larraín e l’ottima interpretazione dell’attore messicano Gael García Bernal, ha partecipato l’anno scorso al Festival di Cannes vincendo con Larraín la Quinzaine des Réalisateurs, quest’anno ha avuto l’onore di essere nella cinquina dell’Academy Award for Best Foreign Language Film. Eppure da noi viene proiettato solo adesso. Sarà un caso? Hanno temuto che in questa lunga campagna elettorale italiana, che si è tenuta dalla fine del 2012 fino al 24-25 febbraio scorso, No potesse costituire una sorta di propaganda rivolta ai cittadini di sinistra e dell’opposizione al Cavaliere, a Grillo e a Monti? Qualcuno, morto pochi giorni fa, sosteneva che a pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca… Dopo aver visto il film, tratto dalla pièce teatrale Plebiscito di Antonio Skármeta, ci si è accorti che la recente campagna elettorale del PD e della sinistra è sembrata nettamente più vecchia, bolsa e perdente di quella dei cileni del No dell’88, che partivano pressoché sconfitti. Eppure Bersani e co. avevano la vittoria in tasca da mesi, ma non hanno saputo che farsene, non hanno visto il film o, se lo hanno visto, non lo hanno capito (o non lo hanno voluto capire). A un certo momento, nella prima parte di No, vengono individuate le categorie soggette alla demoralizzazione, alla rassegnazione, ossia le donne anziane e i giovani, la fascia elettorale che avrebbe rinunciato a recarsi alle urne per votare contro Pinochet. Come sono riusciti a convincere, a coinvolgere gli indecisi, a far sì che il 90% dei cileni esercitasse il proprio diritto? In Italia aumentano vertiginosamente i non votanti, alle ultime elezioni 5% in meno, a fronte del 75% dei votanti… è mai possibile che nessuno del PD e della sinistra si sia accorto che occorreva puntare su di loro? Se li sono fatti scappare tutti! Cosa dice invece No: mettere in campo la creatività, azzerare la noia, puntare anche sull’allegria, come se si trattasse di un prodotto pubblicitario da vendere a tutti i costi. Ma questo non è stato fatto, così la figura tediosa e anonima di Bersani, il linguaggio stile Bertrando Spaventa di Vendola, per non parlare del pispiglio incomprensibile di Ingroia, hanno impigrito ulteriormente quel 5% per cento e lo hanno costretto a restare a casa. E che diceva il comitato sostenitore del Sì a Pinochet guardando gli spot del No? Diceva che era una pagliacciata, che Pinochet avrebbe trionfato. PD e co. hanno trattato Berlusconi e Grillo come clown, populisti, spauracchi, ed è proprio per questo che oltre il 50% dei voti sono andati al clown bianco (Berlusconi) e all’Augusto (Grillo). Da venti anni la sinistra e il centrosinistra ripetono gli stessi errori con un avversario meno forte rispetto al Pinochet del 1988, tuttavia i cileni votarono No e cacciarono il dittatore, mentre gli italiani continuano a prediligere il circo equestre. Lo slogan che abbatté Pinochet era “Chile, la alegria esta en marcha!”. Lo slogan del PD qual era? L’Italia giusta (C’era anche l’orribile Smacchiamo il giaguaro!). Lo slogan di SEL qual era? Benvenuta sinistra. Lo slogan di Ingroia qual era? Voto utile. Avete capito perché nel 1988 hanno sconfitto Pinochet mentre da noi Berlusconi non cade e Grillo prende il 25% dei voti? Provate a spiegarlo a PD e co., consigliate loro di guardarsi o riguardarsi attentamente No.
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