I bambini rompono, e certi sanno farlo meglio di altri.
Per questo qualcuno mi chiede se al matrimonio FF ed io prevediamo che ci sia una baby sitter per intrattenere i più piccoli, vale a dire per metterli all'angolo a fare cose stupide come disegnare fiorellini mentre i grandi se la spassano. Dalla risposta avete già immaginato che non ci sarà alcuna baby sitter, vero?
Insomma, se avessi solo il fine settimana a disposizione per stare con i miei figli e mi venisse chiesto di presenziare a una festa, personalmente mi darebbe fastidio che venisse ingaggiata una bambinaia per tenere i miei figli fuori dalla portata dei timpani altrui.
Ho scoperto di avere una convinzione decisamente controcorrente, perchè adesso va il "no kids", ovvero la moda di non avere i bambini tra le p@||€.
Avete presente i cartelli all'ingresso dei negozi, che ci informano che i cani non possono entrare? Ecco, ora molti fanno la stessa cosa con i bambini.
Negozi, voli, ristoranti, hotel, stabilimenti balneari inaccessibili ai bambini, o meglio, ai loro schiamazzi. Posti dove i bambini non possono mettere i propri piedini.
La tendenza nasce negli Stati Uniti sulla scia della bismamma Corinne Maier, che sulla cosa ci ha scritto un libro intitolato nientemeno che "mamma pentita, no kid: quaranta ragioni per non avere figli" (mi chiedo se i suoi figli lo abbiano letto senza cercare di farsi adottare dal primo circo di passaggio).
Negli ultimi anni il "no kids" ha preso piede anche in Euoropa ed è approdato anche nel nostro bel paese, nel quale iniziano a comparire ristoranti e pizzerie non accessibili ai bambini, o con all'interno un'area nella quale i bambini non possono entrare.
La "moda" si sta espandendo a macchia d'olio anche tra resort e ristoranti e persino nei Paesi notoriamente "children friendly" del nord Europa. In Germania, tra decine di alberghi e caffè kinder verboten, dove cioè i bambini sono banditi, sono comparsi annunci immobiliari riservati agli ältern ohne kinder, cioè adulti senza piccoli al seguito; in Austria è l'hotel Cortisen, uno dei più gettonati, a essere off limit ai pargoli; in Svezia sono moltissimi gli alberghi che non accettano prole under 12, e in Spagna la catena "Iberostar" fa pernottare solo ospiti over 14 e la "Sandals" addirittura dai 18 in su.
La cosa scandalosa è che questi posti registrano viaggiano sul tutto esaurito.
Esistono anche numerose comunità su internet che inneggiano al "no kids" e che pubblicano immagini shock su quanto sia bello non avere bambini tra le p@||€.
Esempio tutto italiano di applicazione della filosofia "no kids" è il ristorante-pizzeria-pasticceria Sirani di Bagnolo, nel quale non sono ammessi i bambini al di sotto dei dieci anni dalle 21 in poi.
"È una regola che abbiamo adottato sette anni fa e i nostri clienti sono felici così, quelli a cui non piace possono andare da qualche altra parte", fa sapere la proprietà.
Largo quindi al diritto di mangiare una pizza in santa pace, senza bambini molesti urlanti nelle orecchie.
Di bambini maleducati, in giro, ce ne sono. Fin troppi.
Bambini viziati, bambini i cui genitori lavorano 150 ore al giorno e cercano di compensare la propria assenza con regali o vizi di ogni genere. O più semplicemente bambini con un pessimo carattere, bambini soli, bambini che non hanno nessun altro con cui sfogarsi, bambini frignoni, bulletti di periferia e chi più ne ha più ne metta.
Proibire l'ingresso ai bambini nei luoghi pubblici per riconquistare il diritto ad una cena non molestata da urla e corse tra i tavoli mi pare però una soluzione troppo semplicistica. Un po' come legalizzare le canne perchè a) non sappiamo come proibirle e b) perchè abbiamo visto il business.
I bambini molesti sono i bambini che hanno qualche problema (in bassa percentuale) e i bambini che sono semplicemente maleducati (in alta percentuale). Bene, io sono del parere di buttare fuori dalle pizzerie non tanto i bambini maleducati, quanto i loro genitori.
Certo, per me è particolarmente facile parlare dal momento che non ho figli e magari quando ne avrò crescerò dei teppistelli sguaiati, ma ritengo che ancora una volta sia tutta una questione di educazione. Educazione che deve prima di tutto essere imparata dai genitori e poi trasmessa ai figli.
Il bambino molesta i bagnanti sotto l'ombrellone? Fuori la famiglia dal centro balneare.
Il bambino corre come un indemoniato tra i tavoli al ristorante? Fuori la famiglia dal ristorante.
Il bambino urla di un pianto viziato per tutta la durata di un volo transoceanico? Tutta la famiglia paracadutata alle Bermuda.
Forse solo così i genitori in primis impareranno l'educazione e la potranno trasmettere, evitando a tutti di imbatterci, tra qualche anno, in direttori di banca, cardiologi, vigili urbani e idraulici viziati e prepotenti.
La tendenza "no kids"? Solo un modo per scaricare il problema sull'ennessima baby sitter, mentre i genitori si godono una pizza in santa pace.
La Redazione