Magazine Pari Opportunità

No, l’interdizione alla prostituzione non è una chimera

Da Femminileplurale

Il 23 agosto 2012 Elisabeth Badinter, Caroline Eliacheff, psichiatra infantile ed altre personalità pubblicano su “le Nouvel Observatuer” un articolo favorevole alla prostituzione, intitolato “L’interdiction de la prostitution est une chimère”. Il 3 settembre Nathalie Roussy indirizza alla collega Eliacheff una lunga lettera di replica nella quale confuta punto per punto le osservazioni di Badinter ed altri. L’epistola è intitolata: “Non, l’interdiction de la prostitution n’est pas une chimère”. Vi riportiamo questa lettera perchè ci sembra riesca a rispondere a molte delle obiezioni che sono emerse anche qui, nelle discussioni dei giorni scorsi. Ci interessa anche sottolineare che al di là della discussione astratta intorno ai ruoli di genere e al patriarcato, è necessario uno sguardo onesto alla realtà dei fatti e alla condizione delle donne prostituite. Grazie a Maria Rossi per la segnalazione e per la traduzione.

Lettera a Caroline Eliacheff di Nathalie Roussy

Monica Cook

Monica Cook

[...] Non si tratta neppure di essere contro la libertà sessuale, ma contro lo sfruttamento sessuale. Contro la miseria umana. Contro le diseguaglianze sociali. Voi scrivete che gli abolizionisti vorrebbero dichiarare illegale ciò che considerano immorale; ciò che appunto mistifica le intenzioni degli abolizionisti che vorrebbero semplicemente dichiarare illegale l’acquisto di servizi sessuali, che potrebbe alimentare la tratta degli esseri umani e contribuire allo sfruttamento sessuale.

[..] Le ricordo l’importanza dei redditi colossali del crimine organizzato. Il rischio di un conflitto di interessi (è un eufemismo parlare di rischio, trattandosi piuttosto di una realtà concreta) è immenso e rende l’analisi della situazione ancora più difficile. [..] Non ci vuole un genio per capire che il crimine organizzato non si lascerà defraudare dei propri colossali profitti. I trafficanti hanno più di una carta da giocare e sanno corrompere le brave persone ed aggirare le leggi. Sanno anche volgere a proprio vantaggio il discorso filosofico della libertà, come ci segnala Lydia Cacho nel suo libro “Schiave del potere”:

l’argomento filosofico relativo al significato della libertà e del libero arbitrio, fa ormai parte dei discorsi delle reti dei trafficanti, come mi hanno spiegato loro stessi.

Agli inizi del primo decennio di questo secolo cominciarono a uscire libri, serie televisive e inchieste giornalistiche sulla schiavitù femminile e sulle tecniche adoperate dai trafficanti. [...] Così trafficanti e protettori di vari paesi presero in prestito gli stessi argomenti usati da accademici e femministe, che difendevano il lavoro sessuale come una vera forma di emancipazione della sessualità femminile nell’economia capitalista. Non era più necessario drogare le donne, maltrattarle o mantenerle in uno stato di terrore assoluto: bastava rafforzare la cultura sessista, mascherata con charme e ricchezza apparenti. (1)

Voi scrivete: “Se la Ministra dei Diritti delle Donne avesse annunciato la sua intenzione di porre fine alla schiavitù delle donne attuata dalle organizzazioni mafiose, tutti, uomini e donne, avrebbero approvato la sua iniziativa”. Voi scrivete che bisogna combattere la tratta, invece di combattere la prostituzione. Ma voi dimenticate di dire che il movimento abolizionista sostiene che la tratta a fini di sfruttamento sessuale è collegata alla prostituzione. Perché non menzionare questo “dettaglio” ai vostri lettori?

Se Lei si dà la pena di leggere il rapporto di una missione di informazione sulla prostituzione in Francia, pubblicato dall’Assemblea Nazionale nel 2011, constaterà che vi si spiega bene il legame molto stretto che esisterebbe tra tratta e prostituzione. Vi si possono leggere questi brani:

la prostituzione è esercitata nelle nostre città da più dell’80% di persone straniere, quando agli inizi degli anni ’90, non erano che il 20%. [..] Questa constatazione non manca di suscitare domande sulle circostanze che spingono queste persone, originarie della Nigeria, dell’Europa dell’Est o della Cina, a venire a prostituirsi sui nostri marciapiedi. La tratta degli esseri umani, congiunta alla vulnerabilità e alla precarietà economica, è la prima fornitrice di persone prostituite [...] E’ significativo che le persone prostituite straniere provengano solo da determinati Paesi. Oggi, la Romania, la Bulgaria e la Cina sono i principali paesi d’origine delle persone prostituite straniere in Francia, a dimostrazione dell’esistenza di filiere e di reti della prostituzione. [...] E’ risultato a numerose riprese, nel corso delle audizioni della missione di informazione, che le persone prostituite straniere erano, in grande maggioranza, soggette a reti di prostituzione. (2)

In un rapporto dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa pubblicato nel 2002, si può leggere:

Nelle società europee, la tratta è una questione estremamente complessa, strettamente legata alla prostituzione, così come alle forme occulte di sfruttamento, che sono: la schiavitù domestica, i matrimoni per corrispondenza e il turismo sessuale. Il 78% delle donne vittime di tratta sono, in un modo o nell’altro, sfruttate a fini sessuali. (3)

Voi scrivete: Ma l’obiettivo di abolire presto la prostituzione, con il pretesto di porre fine alla schiavitù sessuale, è di natura diversa. Non si tratta più di un imperativo universale, ma di una presa di posizione ideologica che presuppone i seguenti postulati: 1) La sessualità a pagamento è un attentato alla dignità delle donne; 2) Le prostitute sono tutte vittime e i loro clienti tutti bastardi”.

La sessualità a pagamento è un attentato alla dignità delle donne

Vi sbagliate. Non si tratta di un postulato di base, ma piuttosto di un’ipotesi di ricerca che è stata confermata da studi, come quelli effettuati da Mélissa Farley. (4)

Mélissa Farley ha scoperto che la prevalenza della sindrome da stress post-traumatico tra le prostitute di nove diversi Paesi era pari al 68% e ciò indipendentemente dal fatto che la prostituzione fosse esercitata nei bordelli legali, in strada, nei bordelli illegali o nelle agenzie di escort. il tasso del 68% di stress post-traumatico è paragonabile al tasso presente tra le donne picchiate che si rivolgono ai centri antiviolenza, tra le persone che sono state vittime di stupro e, ugualmente, tra i veterani di guerra (5) [...].

Al fine di verificare se la sindrome da stress post-traumatico presente tra le persone prostituite non fosse semplicemente associata a eventi precedenti il loro ingresso nella prostituzione (per esempio all’incesto), alcuni ricercatori coreani hanno stabilito, grazie a test statistici, che la prostituzione da sola era fortemente correlata alla sindrome da stress post-traumatico.  (6)

Le prostitute sono tutte vittime

Non è necessario che lo siano tutte, basta che lo sia una percentuale sufficientemente elevata, perché ci si

Monica Cook

Monica Cook

pongano seri problemi e perché si tenti di proteggerle. Nel rapporto parlamentare della Francia del 2011 è scritto:

Dimostrando che l’ingresso, poi la permanenza nella prostituzione possono derivare da una pluralità di cause, che vanno dalle violenze estremamente gravi alle scelte obbligate, è possibile uscire dall’opposizione tra prostituzione libera e prostituzione forzata che tende a porre simbolicamente queste due nozioni su un piano di uguaglianza, quando invece le realtà quantitative coinvolte sono ben diverse. E’ soltanto analizzando le forme di limitazione della libertà che si esplicano al momento dell’ingresso, poi della permanenza nella prostituzione che ci si può rendere conto dell’elevato numero di persone che le subiscono e del fatto che la prostituzione scelta in piena cognizione di causa, se non è una semplice possibilità concettuale, rimane un’eccezione sociologica. (7)

Si riconosce, dunque, in questo rapporto, questa possibilità: che alcune prostitute compiano una scelta libera. Ma bisogna riconoscere, alla luce della letteratura e di diverse testimonianze, che si tratta allora di un’eccezione sociologica.

I loro clienti, tutti dei bastardi

Non è vero che il discorso abolizionista sia incapace di compiere distinzioni, come pretendete, e che affermi che “i clienti sono tutti bastardi”. E’ assolutamente grottesco. Non è necessario che tutti i clienti siano violenti perché la prostituzione sia considerata pericolosa. Supponiamo che una prostituta abbia 3 clienti al giorno, per 5 giorni alla settimana, per 48 settimane all’anno. Sono 720 clienti all’anno. Se soltanto l’1% dei clienti sono violenti e brutali, si tratta di 7 esperienze all’anno di brutalità come uno stupro o un’aggressione armata, per esempio. Lei conosce molte persone che accetterebbero di farsi stuprare una volta ogni due mesi sul luogo di lavoro? Conosce molte persone che giudicherebbero questo un lavoro come un altro perché la maggior parte dei clienti è gentile?

La prostituzione è un mestiere pericoloso. E’ ugualmente pericoloso negarlo [..]

Il rapporto dell’assemblea parlamentare della Francia pubblicato nel 2011 nota:

Uno studio internazionale condotto in 9 Paesi dalla Signora Melissa Farley, ricercatrice americana di psicologia clinica, mostra che le persone prostituite subiscono importanti violenze nell’esercizio della loro attività: ricorrenti stupri, rapine, minacce armate, aggressioni fisiche…Ci si può rammaricare che un tale studio non sia stato realizzato in Francia, [ma] le cifre del Canada, degli Stati Uniti e della Germania ben illustrano la situazione della prostituzione nei Paesi Occidentali. In base a questo studio, tra il 52% e il 78% delle persone prostituite intervistate sono già state minacciate con un’arma. Tra il 61% e il 91% di loro sono state fisicamente aggredite. Tra il 63% e il 76% sono già state stuprate nell’esercizio della loro attività, la maggior parte per più di 5 volte. (8)

Voi avete scritto: “La penalizzazione dei clienti non porterà all’eliminazione della prostituzione. Né le call-girls né le reti su Internet ne saranno colpite, come prova l’esempio svedese. Ne soffriranno anzitutto le proletarie del sesso che saranno più che mai subordinate all’influenza dei prosseneti. Questi ultimi profitteranno della situazione, loro che dovrebbero essere l’obiettivo primario dell’azione repressiva dei poteri pubblici”.

Il problema di sapere quali siano state le conseguenze dell’applicazione del modello svedese (che, en passant, non si limita alla legislazione, ma [predispone] una serie di misure sociali per venire in aiuto alle prostitute che desiderano uscire dalla loro condizione) merita che ci si rifletta più a lungo, prima di concludere, come fate voi, che è un fallimento.

Ecco un argomento importante, anche se non si può pretendere che esso basti a chiudere il dibattito:

La signora Kajsa Walhberg, ispettrice-detective dell’Ufficio nazionale della polizia svedese e relatrice nazionale sulla tratta, ha citato intercettazioni telefoniche, condotte nell’ambito di indagini giudiziarie relative alle reti del traffico, nelle quali i trafficanti stimano troppo difficile sfruttare donne a fini sessuali in Svezia. (9)

E’ vero che si dà del filo da torcere ai trafficanti di persone a fini di sfruttamento sessuale in Svezia? Quello che dicono i trafficanti al telefono, ignorando di essere ascoltati dai poliziotti, è molto prezioso. Questi trafficanti sono esperti e sanno di cosa parlano quando dicono tra di loro che è difficile sfruttare persone in Svezia e che sarebbe meglio insediarsi altrove. Credo che si debba ascoltarli e credere alle loro lamentele. [...].

Bisogna essere anche molto prudenti quando si leggono testi che criticano il modello svedese. Molti di questi testi fanno riferimento agli scritti di una certa Petra Östergren.

Un testo pubblicato nel 2011 dal Michigan Journal of International Law induce a riflettere. L’autore: Max Waltman scrive:

Circolano, sul piano internazionale, voci infondate a proposito della legge svedese sulla prostituzione, spesso attribuite a una commentatrice: Petra Östergren e a un suo vecchio testo mai pubblicato. (10) 

Da notare che il Michigan Journal of International Law è un periodico pubblicato dall’Università di giurisprudenza del Michigan, la terza università più prestigiosa di diritto , dopo Harvard e Yale.

Un rapporto del relatore nazionale olandese sulla tratta pubblicato nel 2010 prende atto dell’aumento delle vittime minorenni della tratta (qualsiasi tipo di tratta) dopo che il Paese ha completamente decriminalizzato la prostituzione.

Secondo questo rapporto (11) la percentuale dei bambini (minori di 18 anni) tra le vittime del traffico di esseri umani in Olanda era più elevata nel 2009 che negli altri Paesi che occupano i primi posti in questa classifica. Non è un buon segno per i diritti dei bambini olandesi…. Dal 2000 al 2009, la percentuale delle vittime del traffico in rapporto a tutti gli altri Paesi è passata in Olanda dal 7% al 25%, ciò che costituisce un aumento considerevole. L’aumento è cominciato 4 anni dopo la legalizzazione dei bordelli in Olanda, cioè dal 2004 (è nel 2000 che la prostituzione è stata legalizzata). Questo è un indicatore del fatto che la soluzione del problema dello sfruttamento sessuale dei bambini o della tratta degli esseri umani non passa attraverso la legalizzazione della prostituzione.

Questo rapporto lancia uno sguardo che io ritengo inquietante sulla realtà della prostituzione e del traffico dei ragazzi in questo Paese. Ciò merita attenzione e merita che si cerchi di conoscerne le cause. Come indica il rapporto, può darsi che ciò sia dovuto semplicemente a un incremento dei controlli e delle identificazioni o delle denunce. Comunque sia, bisogna guardare in faccia le cifre fornite da questo rapporto. E’ da notare, tuttavia, che il rapporto concerne la tratta in generale e non specificamente la tratta a fini di sfruttamento sessuale. Ma si sa che un’alta percentuale del traffico degli esseri umani riguarda la tratta per sfruttamento sessuale. La maggior parte dei rapporti che si possono leggere indicano che la tratta a fini sessuali rappresenta la maggior parte del traffico degli esseri umani.

Da un testo pubblicato nel 2012, scritto da Max Waltman(12), apprendiamo che nel 2008 il sindaco di Amsterdam ha detto al New York Times che la legalizzazione non ha avuto come risultato una maggiore trasparenza o protezione delle donne, ma piuttosto il contrario:  “ci siamo resi conto che ciò non ha funzionato, il  traffico delle donne continua”, ha detto. Il governo tedesco ha riferito nel 2007 che la legalizzazione di certe forme di prostituzione ha fallito lo scopo di migliorare la protezione sociale o le condizioni sociali delle persone prostituite.

Si legge in un rapporto del Consiglio dello statuto della donna, un organismo governativo del Québec:

Nei Paesi Bassi, dove la prostituzione è decriminalizzata dal 2000, soltanto il 4% delle persone prostituite si sono registrate. Inoltre, la polizia stima che l’80% delle donne prostituite d’Amsterdam sia d’origine straniera e che il 70% di loro sia senza permesso di soggiorno, ciò che lascia supporre che potrebbero essere vittime della tratta. Uno studio condotto dalla polizia olandese, nel 2008 stimava che, in seguito alla decriminalizzazione, le reti del crimine organizzato siano molto coinvolte nel settore formale e informale della prostituzione. Lo studio stima che circa 4000 vittime della tratta internazionale siano impiegate nel settore legale di Amsterdam, ciò che ha spinto recentemente le autorità municipali a chiudere una parte delle vetrine e dei bordelli legali in attività. Inoltre, secondo l’Organizzazione dei diritti dei bambini, con sede ad Amsterdam, il numero di bambini sfruttati era aumentato di 11.000 soggetti dopo il 1996, 5000 dei quali erano di origine straniera. (13)

Voi avete scritto: Come dichiarano le prostitute autorganizzate che ci si rifiuta di ascoltare.

Bisogna ascoltare la voce delle ex prostitute e anche la voce di tutte le prostitute. Esse sono e sono state ascoltate da molti abolizionisti. E’ rimarchevole constatare in che misura le ex prostitute non abbiano la stessa opinione delle prostitute riguardo alla pratica della prostituzione. Quanto alle persone prostituite, bisogna ascoltarle, tutte. Uno studio condotto da Farley su 854 prostitute di 9 diversi Paesi, tra i quali il Canada, e in situazioni diverse (in strada e al chiuso), ha mostrato come l’89% delle prostitute vorrebbe smettere di fare questo mestiere, ma non può.(14)

La negazione del fenomeno della tratta da parte di certe antiabolizioniste

Monica Cook

Monica Cook

Nel libro Luttes XXX, di cui è coautrice Louise Toupin, c’è scritto che la tratta a fini sessuali è un mito, affermazione che è quanto vi è di più lontano dalla realtà. Ne converrete, dal momento che denunciate giustamente la mancanza di sforzi per combattere questo sfruttamento. Sono molto turbata nel constatare che esiste, in seno al movimento per il riconoscimento del lavoro sessuale, un tentativo di banalizzare il fenomeno della tratta, quando non si tratta decisamente della negazione della realtà. Talvolta troviamo negli stessi individui ora una negazione, ora frasi pronunciate senza pensarci sopra come: “il modello svedese ha aumentato la tratta a fini sessuali”.

Così si può leggere in questo libro:

quando la si osserva attentamente, l’immagine delle vittime della tratta sembra uscita di colpo dall’immaginario neovittoriano. [...] Donne facili o donne perdute? La riapparizione del mito della “tratta delle bianche” nel discorso contemporaneo della “tratta delle donne”. In questo articolo, esamino come i racconti della “tratta delle bianche” e della “tratta delle donne” funzionino come miti culturali, che forgiano rappresentazioni particolari del fenomeno delle migrazioni a scopo sessuale. I miti sulla “tratta delle bianche” si fondavano sull’apparente necessità di regolare la sessualità femminile con il pretesto di attuare la protezione delle donne. [...]

In un testo pubblicato dal quotidiano Le Monde, intitolato La maggioranza delle sex workers non sono vittime della tratta degli esseri umani (15), Thierry Schaffauser, sex worker militante, riporta in modo menzognero i dati della polizia del Regno Unito. [...] Così, nel testo c’è scritto che, secondo la polizia del Regno Unito, il 4% delle sex workers sono vittime della tratta (detto di passaggio: è già fin troppo! Una possibilità su 25 di cadere vittima della tratta! Se io fossi un potenziale cliente, lascerei perdere!) Ora: nel rapporto c’è scritto tutt’altro (16). Nel rapporto, si osserva che l’analisi suggerisce che, su 17.700 donne immigrate coinvolte nella prostituzione non di strada:

- 2600 appartengono alla categoria A delle vittime della tratta (quasi il 15% del totale, cifra ben diversa dal 4%!).

-9600 (cioè il 54%) appartengono alla categoria B delle persone vulnerabili. Ciò significa che la soglia per essere considerate vittime della tratta non è raggiunta, ma è vicina ad esserlo.

- il 69% figura contemporaneamente nelle categorie A e B. La stragrande maggioranza, secondo questi dati della polizia del Regno Unito, è vulnerabile o sicuramente vittima della tratta. Siamo veramente lontani dal dato del 4% fornito da Thierry Schaffauser.

Come combattere, allora, un problema che è un mito? Si può veramente credere che queste persone siano interessate alla lotta contro la tratta a fini di sfruttamento sessuale?

Conclusione

Il problema non è di ignorare la possibilità che delle persone prostituite siano contente di fare quel che fanno e continuino ad avere la stessa opinione anni dopo aver cessato questo lavoro. Il problema è di sapere se i diritti individuali di queste persone prostituite, che rappresentano un’eccezione sociologica, debbano essere più importanti dei diritti collettivi e della protezione della maggioranza di esse. Il problema è anche quello di sapere se i dati empirici suggeriscono, oppure no, che la legalizzazione o la decriminalizzazione della prostituzione migliorano il destino della maggioranza delle prostitute e aiutano a combattere la tratta degli esseri umani a fini di sfruttamento sessuale. Per rispondere alla domanda, signora Eliacheff, bisogna uscire al più presto da questo falso dibattito filosofico o morale e interessarsi seriamente ai dati probanti.

Note

1 Lydia Cacho, Schiave del potere

2Assemblée nationale de la France. Rapport d’information en conclusion des travaux d’une mission d’information sur la prostitution en France, 13 avril 2011
http://www.assemblee-nationale.fr/13/pdf/rap-info/i3334.pdf

3Assemblée parlementaire du Conseil de l’Europe. Campagne contre la traite des femmes . 2002 http://assembly.coe.int/mainf.asp?Link=/documents/adoptedtext/ta02/frec1545.htlm
4
Mélissa Farley. Bad for the Body, Bad for the Heart”:1 Prostitution Harms Women Even if Legalized or Decriminalized. VIOLENCE AGAINST WOMEN, Vol. 10 No. 10, October 2004 http://www.prostitutionresearch.com/FarleyVAW.pdf

5Mélissa Farley et coll. Prostitution and trafficking in nine countries: Update on violence and posttraumatic stress disorder. Journal of Trauma Practice 2(3/4):33–74. http://www.prostitutionresearch.com/pdf/Prostitutionin9Countries.pdf

6Hyunjung Choi et al., “Posttraumatic Stress Disorder (PTSD) and Disorders of Extreme Stress(DESNOS) Symptoms Following Prostitution and Childhood Abuse” (2009) 15 Violence Against Women http://www.deepdyve.com/lp/sage/posttraumatic-stress-disorder-ptsd-and-disorders-of-extreme-stress-Z5Px9EYduy

7Assemblée nationale de la France. Rapport d’information en conclusion des travaux d’une mission d’information sur la prostitution en France, 13 avril 20118Ibidem e Mélissa Farley et coll. Prostitution and trafficking in nine countries: Update on violence and posttraumatic stress disorder. Journal of Trauma Practice 2(3/4):33–74. http://www.prostitutionresearch.com/pdf/Prostitutionin9Countries.pdf

9Assemblée nationale de la France. Rapport d’information en conclusion des travaux d’une mission d’information sur la prostitution en France, 13 avril 2011
http://www.assemblee-nationale.fr/13/pdf/rap-info/i3334.pdf

10Max Waltman. Prohibiting sex purchasing and ending trafficking: the Swedish prostitution law. Michigan Journal of International Law. 2011. Vol. 33:133 http://www.prostitutionresearch.com/pdfs/Waltman_ProhibitingSexPurchasingEndingTrafficking_MichJofInt%27lLaw33%282011%29.pdf

11Bureau of the Dutch National Rapporteur Trafficking in Human Beings. Ten years of independent monitoring. 2010 http://english.bnrm.nl/reports/eighth/12Max Waltman Ontario Disempowers Prostituted Persons: Assessing Evidence, Arguments, & Substantive Equality in Bedford v. Canada. juin 2012 http://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=2091216

13Conseil du statut de la femme. Avis. La prostitution : il est temps d’agir. Mai 2012http://www.csf.gouv.qc.ca/modules/fichierspublications/fichier-29-1655.pdf

14 Mélissa Farley et coll. Prostitution and trafficking in nine countries: Update on violence and posttraumatic stress disorder. Journal of Trauma Practice 2(3/4):33–74. http://www.prostitutionresearch.com/pdf/Prostitutionin9Countries.pdf

15 Thierry Schaffauser, La majorité des travailleurs du sexe ne sont pas victimes de la traite des êtres humains Le Monde.fr | 05.01.2012 http://www.lemonde.fr/idees/article/2012/01/05/la-majorite-des-travailleurs-du-sexe-ne-sont-pas-victimes-de-la-traite-des-etres-humains_1625680_3232.html

16 Association of chiefs police officers. The trafficking of migrant women in the England And Wales off-street prostitution sector. England and Wales.2010 http://www.acpo.police.uk/documents/crime/2010/201008CRITMW01.pdf


Tagged: abolizionismo, Caroline Eliacheff, Caterine Roussy, Elisabeth Badinter, prostituzione, Svezia, tratta

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