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No-No Tav, ovvero come ti passo dalla ragione al torto in un baleno.

Creato il 09 settembre 2013 da Laperonza

 

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Che la TAV sia un obbrobrio ambientale, economico, politico e sociale credo che possiamo essere (quasi) tutti d’accordo. Sperpero di denaro pubblico, un impatto ambientale catastrofico e utilità prossima allo zero fanno del progetto della Torino-Lione uno degli esempi più fulgidi di come sia illogica e disumana a volte la politica. La protesta, nata ormai quasi un ventennio fa ad opera prevalentemente degli abitanti della Val di Susa che si opponevano, con la sacrosanta ragione di chi vede distruggere il proprio mondo, alla realizzazione della linea ferroviaria più stupida del mondo, nel tempo è diventata il simbolo della lotta dei più deboli contro le logiche economiche disumanizzanti della globalizzazione. L’adesione di vari intellettuali e politici ha dato enorme eco alle contestazioni dei residenti tanto da far diventare la lotta contro l’alta velocità una battaglia di civiltà. Ma poi, come troppo spesso accade, si è passato il limite.

Vedere attentati incendiari a ditte che lavorano e danno lavoro e che nulla hanno a che vedere col progetto, vedere l’uso ormai consueto di azioni di guerriglia, vedere l’uso della violenza diventare accettato e promulgato fa sì che si passi automaticamente dalla ragione al torto. Si valica il limite perché si usa la violenza e la violenza non è mai giustificabile a meno che non si risponda ad altrettanta violenza per salvarsi la vita, e non è questo il caso. Si valica il limite perché distruggere mezzi e attrezzature di aziende che stanno solo cercando di salvare la propria esistenza e che nulla hanno a che vedere con il progetto se non il fatto che svolgono il loro lavoro, attaccare operai che stanno soltanto guadagnandosi il pane, trasformare la protesta legittima in una guerra senza regole equivale a trasformarsi da vittime a carnefici.

 

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L’appoggio morale alla violenza dei cosiddetti No-Tav da parte di intellettuali (o presunti tali) e politici, gente che sostiene la guerriglia per principio preso e non perché vive sulla propria pelle le conseguenze di questo scellerato progetto, il confluire all’interno del movimento di protesta di giovani provenienti da molte parti d’Italia giunti nominalmente per sostenere la causa dei dimostranti e poi, di fatto, per partecipare ad azioni violente danneggiano le giuste ragioni della protesta e fanno sì che il movimento No-Tav, legittimamente nato per tutelare i diritti degli abitanti della Val di Susa, venga di fatto delegittimato troppo spesso solo per soddisfare il bisogno di gratificazione di giovani violenti e le frustrazioni di intellettuali sganciati dalla realtà. I danni delle violenze in Val di Susa non sono solo camion bruciati e attrezzature rovinate: sono le giuste richieste di un popolo che non hanno più possibilità di essere ascoltate e discusse perché soffocate dall’ottusità dei violenti.

Luca Craia


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