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No panic, sei mamma!

Da Wising
Una mia amica è da pochissimo diventata mamma.
E si sente già dentro un tunnel senza uscita, senza più una vita.
E' sorpresa dal fatto che le cose non vadano esattamente come aveva previsto, che gli orari non siano così precisi, che la sua funzione sia "solo" quella di dare da mangiare, che il pargoletto limiti le sue azioni a mangiare e riempire pannolini.
Parliamo al telefono, cerco di incoraggiarla.
Adesso, messa così, sembra che stia criticando.
Penso invece sia necessario, e mai abbastanza, parlare del disagio che la maternità crea.
Perchè lo crea sempre, cambia solo l'intensità, la quantità. Una piccola dose è insita nell'avvenimento, dosi più massicce di vario disagio misto depressione possono arrivare e mai l'avresti pensato.
L'arrivo di un bambino ti rende chiaro immediatamente che non ci sarà mai più niente come prima, nè tu, nè la tua vita. Non è un pensiero facile da accettare e quindi da gestire.
Il passaggio dell'accettazione, che sembra quello scontato, è il più difficile.
Tu sai, ma non vorresti e non volendo ti senti in colpa da matti.
Tu fai finta di non sapere, poi arrivano lampi di consapevolezza accecanti e hai una paura incredibile. Di perdere tutto ciò che eri, che avevi, che progettavi. A fronte di una presenza che piange, rigurgita ed è da cambiare ogni 2 ore. Non vedi dove sia il vantaggio e soprattutto non senti quell'amore incondizionato e sublime con cui le altre mamme, spesso, ti hanno fatto due palle così.
E' normale pensare che era meglio quando non c'era; normale desiderare di non esserci tu, di mollare tutto e partire per destinazione ignota (io dicevo che volevo un biglietto open per la Nuova Zelanda) e perfino avere pensieri scurissimi (ma questi durano veramente un secondo).
Se la cosa diventava grave, i pensieri di cui sopra li metti in atto. Magari non tutti insieme, magari non tutti estremi, ma qualcosa non funziona davvero.
Fondamentale è parlare di questo disagio e altrettanto lo è ascoltare chi ce ne parla.
Fondamentale è avere una persona che ci dia materialmente una mano: meglio se è il papà, ma se proprio non ce la fa o non c'è, va benissimo anche una mamma, suocera, zia o sorella che sia.
Parlare, chiedere aiuto, non vergognarsi e soprattutto non sentirsi in colpa.
Accettare anche di non sentire tutto l'amore del mondo. Quello verrà, sicuro che verrà, col tempo, giorno per giorno. Se mamma lo diventi dal test di gravidanza, per essere MAMMA ci vuole tempo, come per ogni cosa ben fatta.
Ditelo alle vostre amiche che diventano mamme per la prima volta. Non serve a niente fare terrorismo, ma tanto, tantissimo, dire loro che ci sarete, anche solo per quattro chiacchiere, anche solo per farle dormire mezz'ora. Non capiranno subito. Ma dopo sì :)

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