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No Tav: quando la protesta perde consenso

Creato il 29 febbraio 2012 da Laperonza

 

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Qualcuno mi spiega per favore che c’entrano gli F15 con la TAV? E che c’entra la TAV con la riforma del lavoro? E che c’entra la TAV col sistema bancario? A meno che non si riparta con la vecchia tiritera del complotto mondiale, che mi pare più da studio neurologico che da discussione politica, credo che non ci sia collegamento.

 

Allora perché un movimento legittimo che combatte una battaglia giusta contro una cosa sbagliata come la TAV deve mescolare il proprio obiettivo, che deve essere quello di convincere chi governa e prende le decisioni a bloccare questo progetto, con tutto quanto sopra e anche di più? E’ un ottimo sistema per non ottenere nulla.

 

E perché la protesta legittima e giusta deve per forza sfociare nella violenza e nell’esibizione di gesti estremi come quello di Luca Abbà? Che cosa si pensa di ottenere insultando un Carabiniere a favore di telecamera? Si crede davvero che questo possa portare vantaggio alla causa per cui si combatte? L’impressione è che si generi l’effetto contrario.

 

E la conseguenza più grave è l’allargarsi della forbice tra pro e contro. Estremizzare la protesta porta i moderati ad allontanarsene mentre perché essa sia efficace è necessario il più ampio consenso possibile. Tutto questo somiglia molto alle infiltrazioni di black bloc nei cortei. E tutto questo somiglia molto a qualcosa di strumentalizzato, di organizzato ad hoc. Qualcuno trae profitto dall’estremizzazione della protesta e generalmente quel qualcuno è proprio quello contro cui la protesta è rivolta.

 

Una protesta civile e pacata anche se ferma avrebbe efficacia esponenzialmente maggiore perché sarebbe condivisa oltre che condivisibile. Nulla potrebbe attaccarla. Vedere quell’uomo provocare deliberatamente un carabiniere nella speranza di innescare una reazione violenta mi fa capire che la direzione presa è tutt’altra.

 

Luca Craia


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