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No terapie riparative? E io cambio il loro nome

Da Psicologiagay
 

La British Psychodrama Association (BPA), l’associazione professionale per gli psicodrammatisti e i sociodrammatisti del Regno Unito, ha revocato l’ammissione di Mike Davidson, noto per lo slogan: “No gay! Ex-gay, post-gay e orgoglioso. Lascia correre!”, che avrebbe voluto affiggere sugli autobus di Londra, se il sindaco Boris Johnson non l’avesse impedito.

No terapie riparative? E io cambio il loro nome

photocredit: http://www.core-issues.org/

Davidson, inoltre, è il direttore del “Core Issues Trust”, l’equivalente britannico del NARTH, l’associazione americana per la ricerca e la terapia dell’omosessualità, ossia un’associazione cristiana che offre supporto terapeutico e counseling alle persone gay, lesbiche e bisessuali, con l’obiettivo di modificare i loro comportamenti e sentimenti omosessuali.

Il motivo dell’espulsione dal BPA lo spiega il Professor Andrew Samuels, che, durante un’intervista rilasciata alla BBC Radio Ulster in gennaio, ha accusato Davidson di utilizzare l’associazione per legittimare e promuovere i metodi della sua terapia riparativa.

Sul sito del Core Issues è stata pubblicata una dichiarazione ufficiale secondo la quale l’azione del BPA, accusato di “non tollerare diverse prospettive (rispetto alla propria)”, sarebbe stata condotta in maniera arbitraria senza che ci fosse mai stata una lamentela da parte di un paziente. In altre parole, la difesa di Davidson e del Core Issues rispetto all’espulsione, non include assolutamente la revisione delle proprie pratiche terapeutiche, ma al contrario si basa su un vizio di forma dell’applicazione del regolamento, dal momento che nessun paziente ha sporto reclami al BPA.

La cosa che colpisce, in questo comunicato, è che risulta chiaro come Davidson non neghi nessuna delle accuse: al contrario ribadisce il diritto di praticare e promuovere forme di terapia riparativa, che sono la ragione d’essere del Core Issues, e l’intenzione di continuare per la sua strada. D’altro canto è chiara la posizione del BPA, che condanna le terapie riparative, tanto da decidere di allontanare un membro dell’associazione che invece le sostiene.

La posizione del BPA è chiara per tutti, ma non per Davidson e il suo Core Issues, che esplicitamente richiedono una modifica del regolamento che permetta ai terapeuti di praticare terapie finalizzate al cambiamento dell’orientamento del paziente (SOCE, sexual orientation change efforts). Infatti, Davidson dichiara “l’azione del BPA è un esempio di intolleranza della tolleranza, che nega agli individui il diritto di definire la propria identità sessuale e ottenere un aiuto professionale per raggiungere i propri obiettivi terapeutici. Non esiste una letteratura scientifica di qualità che confermi la rivendicazione secondo la quale il SOCE sia realmente dannoso“. E se proprio la BPA, e altre associazioni di psicoterapeuti, si ostinassero a condannare terapie come il SOCE, Davidson ha già la soluzione: “offrire il SOCE, (conosciuto anche come terapia riparativa, di conversione, o di riorientamento) o terapie similari, utilizzando un altro nome”.

Sarebbe da ridere…se non ci fosse da piangere!


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