Il licenziamento di 129 giornalisti, su un totale di 44o, ad «El Pais» è una pagina triste, dolorosa e dannosa, per il quotidiano spagnolo e più in generale per il giornalismo, non tanto per le discutibili modalità di inviare comunicazione agli interessati un sabato per posta elettronica quanto per le motivazioni e le implicazioni che questa decisione comporta.
Il gruppo Prisa, che nella carta stampata controlla «El Pais», il quotidiano sportivo «AS» e quello economico «Cinco Dias», secondo il rapporto annuale, ha chiuso il 2011, nel suo complesso , assommando tutte le attività che non riguardano solo la stampa, come mostra il grafico sottostante, con un EBIT positivo per 273 milioni di euro [-18.7% vs 2010] e i dati del primo semestre 2012 presentano un EBIT di 109,5 milioni di euro [-25.8% vs stesso periodo 2011].
L’area della carta stampata, le cui vendite pesano il 6% dei ricavi complessivi del gruppo, nel primo semestre di quest’anno genera 169 milioni di euro di ricavi [-20.6% vs stesso periodo 2011], ai quali si aggiungono 25 milioni di ricavi dell’area digitale principalmente riconducibili alla raccolta pubblicitaria per l’edizione online di «El Pais» e «AS», ed un EBIT di 6,5 milliuoni di euro [-75.5 vs stesso periodo 2011].
Se dunque la situazione è certamente preoccupante vista la forte tendenza negativa generale ed anche della stampa, sia il gruppo che l’area della carta stampata continuano ad essere profittevoli. Una situazione rara di questi tempi che certamente non giustifica le dichiarazioni del Direttore del «El Pais», Javier Moreno, che parla di una situazione nella quale il gruppo Prisa è alla rovina nel tentativo di motivare la richiesta di ERE, di licenziamento.
La crisi del giornale spagnolo non è tanto, o solamente, un problema di business, di ricavi, di audience e di irruzione dei [ex] nuovi media sul mercato, ma è una crisi giornalistica e morale. Una breccia tra impresa, direzione, redazione e pubbblico.
I giornalisti da giorni hanno attivato tutti i canali possibili per manifestare le loro ragioni, aprendo un blog, un canale su YouTube e, in ultimo uno spazio su Change.org dove invitano le persone a firmare una petizione ed a inviarla al Direttore del quotidiano, cosa che, al momento della redazione di questo articolo, è già stata fatta da quasi 8mila persone. Ieri, dopo la diffusione della notizia della comunicazione dei licenziamenti, su Twitter l’hashtag #NoalEredelPais ha ottenuto 4500 mention molte delle quali contengono anche l’invito “unfollow” @elpais.
Adesso il futuro di «El Pais» sarà ancora più difficile. Non per colpa di Internet o del calo delle vendite ma per la rottura della conversazione con i giornalisti e con il pubblico, che assiste e partecipa. Conversazione senza la quale qualunque prodotto, qualunque giornale non ha i presupposti per proseguire.
Come diceva Walter Lippmann ” la qualità delle notizie nella società moderna è un indice della sua organizzazione sociale”. Quando il contratto sociale con i lavoratori, si tratti di giornalisti o altro, con le persone, con il pubblico viene rotto questo diviene un pericoloso segnale di decadenza che va al di là degli aspetti economici ma comporta un impatto anche economico-finanziario.
Che la vicenda del giornale iberico sia, speriamo, di monito, d’insegnamento a quanti stanno rischiando di seguire lo stesso percorso.