8 giugno 2014 Lascia un commento
Ormai la tradizione del Node va rispettata ed e’ un vero piacere proseguire nel seguire una manifestazione che ci vede spettatori in questo periodo dell’anno. Oltretutto vi sono state un paio di novita’ importanti. La prima riguarda il ritorno al Palazzo Santa Margherita, la sede storica dell’evento che dopo due anni torna ad essere protagonista.
La seconda novita’ e’ l’esposizione di opere di alcuni artisti che in qualche modo proseguono il cammino audio-visuale che da sempre caratterizza la manifestazione e che negli ultimi anni e’ in parte finita in secondo piano, anzi si puo’ senza smentita affermare che raramente si e’ raggiunto un tale equilibrio tra vista e udito come in questa edizione.
Tornando al festival, l’organizzazione e’ sempre ottima, il comparto tecnico eccellente con l’impianto audio che ha retto benissimo sotto i bassi feroci e gli acuti lancinanti degli artisti duranti le loro performance, nonche’ una buona climatizzazione grazie alla quale s’e’ creato il giusto clima, in ogni senso, per la miglior fruizione possibile
Ecco, il progetto si basa su questo, suggestione ed immaginazione ed e’ la suggestione a dar forza a l’intero impianto tecnico e sonoro. Onde oscure accompagnano la luce, contrasto evidente nell’uno che rafforza l’altro, dove l’ambient nerissimo lascia ancora spazio a varchi di frequenze meno angoscianti. Quando pero’ i bassi spostano l’onda su lidi piu’ dubstep, anche la complessita’ luminosa s’enfatizza accentuando il contrasto sino al parossismo.
Nel complesso l’operazione e’ buona, forse avrebbe giovato una maggiore sperimentazione laddove l’ambientazione e l’aritmicita’ non sempre reggono sotto il peso dell’attenzione e qualche momento di stanca inficia la performance.
Mentre vortici di energia kubrickiani si materializzano, Porter dirige la miglior colonna sonora possibile e proprio il commento cinematografico e’ il solo riferimento per la sua musica titanica, cosmica e terribile. Si, terribile e bellissimo, devastante della potenza che solo Kluster, Tangerine Dream e Popol Vuh seppero esprimere al loro tempo e che in Porter ritroviamo amplificato dalla potenza della tecnologia odierna. Gia’ compositore di colonne sonore, verrebbe voglia di dirigere un film solo per averlo in sottofondo alle immagini. Stupefacente e indimenticabile.
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