C’è il sangue che sputi per vivere la tua benedetta esistenza, un po’ uguale un po’ diversa dalle altre. C’è un disordine mentale che solo se letto in una maniera specifica diventa ordinato. Ci sono le cose taciute alle persone anche più care, alla carta, alla coscienza, per anni, a calcificare malinconicamente e inconsapevolmente in noi. Ci sono quelle gioie tremende che ti prendono da sotto e salgono fino alle guance, a fare lo stesso effetto delle grandi paure, fanno tremare le gambe e irrorare le guance, scuotono dentro, e appena le hai già ti chiedi quanto dureranno perché la vita regali non ne fa. Ci sono momenti, pause, in cui tiri tutto avanti non sai come, non sai con quali energie, non sai con quali significati. Forse istinto. Ci sono gesti che non ci si aspettano, in bene e in male, coltelli e carezze ferite e sollievi, a portarci via respiri sospiri vita a brandelli. Ci sono le insicurezze, migliaia e stupide, ma importanti, il dubbio, la sfiducia. Quelle che ci hanno messo dentro da bambini. Quelle che non ci hanno tolte da grandi. E vivi in modo diverso, come dentro una bolla d’aria tua, con una patina che non ti permette di toccare le cose che vorresti, che gli altri prendono. Ci sono cose semplici, sempre, dietro quelle complesse. Dietro modi che non capisci, dietro problemi come montagne, dietro scorze dure. C’è il coraggio di cambiare nei piccoli sacrifici che non racconti a nessuno. Ci sono viaggi per scappare da se stessi. Ci sono barriere e dogane e fortificazioni fatte per soffrire meno. C’è la ricerca al sentirsi importanti per qualcuno, perenne, come lo devono essere le rassicurazioni. C’è il puzzo di quartiere del terzo anello, la paura di pestare siringhe, gli insulti dei ragazzi in metropolitana. C’è un bicchiere dove si finisce quando non sai a chi altro dedicare il tuo silenzio. E chi lo prende il tuo silenzio, il silenzio fa sempre male. Ci sono gli interessi, le giacche e le cravatte, le passioni, i cappuccini alla stessa ora, gli estremisti, i pittori che non saranno mai famosi. Noi siamo qua. Tra tutto e meno di tutto. Tra quel che resta, quel si contorce, quello che cambia. Con poche idee in testa, pochi sogni, poche possibilità. Con le spalle strette al freddo davanti a vetrine presuntuose. Con le mani a essere quel filo leggero che tiene unite le volontà. Qualsiasi strada sarà, non ci perderemo da soli. Come una valanga ci sei tu a portarti appresso tutte le cose che sono. Come una madre a vegliare su di me. Come una valle ci sono io ad accogliere tutto quello che puoi. Il cielo può pisciarci addosso, il freddo può rimpicciolirci, la stanchezza può picchiare sulle tempie. Ostinati siamo qua a prenderci l’anima con l’entusiasmo dei bambini, la spregiudicatezza dentro agli occhi. Le braccia si vogliono prendere cura delle nostre sere, le ciglia si carezzano. Un materasso diventa un universo e tu sei l’unica stella. Le promesse lasciamole a chi non le sa mantenere. Sopra sotto di lato bella. Bella. Che vien da aggiungere poi mille m. Che vien voglia di lasciarsi morire di piacere tra il caldo dei respiri in centimetri cubi che hanno quell’odore..di noi. C’è tanto da ballarsi dentro, scivolarsi sui pensieri davanti alle colazioni, tirarsi su dalle cadute. C’è da prendere il mondo insieme e non prenderlo davvero tutto. C’è da esistere sovrapposti per accorgersi che le pareti del cuore ce le hanno fatte elastiche. C’è da restare appesi alle labbra perché quelle raccontano le storie dell’anima. C’è un dove, un come giusto per lasciare che tutto ci sorpassi e vada per conto suo. Noi siamo qua. E prima, il prima stava più stretto, stava indietro di due passi, e c’era un angolo ancora da voltare. C’è la passione nei gesti, dedizioni nei piccoli pensieri, cura nel pettinare la pelle per tutti i versi. C’è da resistere a quello che ci vuole portare via. Noi siamo qua. Tra tutto e meno di tutto. Tra quel che resta, quel si contorce, quello che cambia. Tra quel dirsi e viversi, in grande.
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