Anche questo argomento risulta parecchio frequentato. Ci ritorno per rispondere a Liliana, con molto ritardo e me ne scuso. Commentando il 3, lei esprime pieno rispetto per le scelte educative dei genitori dei suoi nipoti, per fortuna concordanti con le proprie (“mano di ferro in guanto di velluto”), mentre contesta il cosiddetto diritto all’indulgenza attribuito ai nonni. Qualche precisazione.
Nessun dubbio che i nonni mai debbano stravolgere il modello educativo dei genitori. Più volte ho ribadito l’obbligo di attenervisi anche se non lo condividono nonché quello di evitare le critiche, specie in presenza dei nipoti che ne sarebbero sconcertati e feriti. Ovviamente tutto va bene se non ci sono grandi differenze di vedute; meno qualora – un esempio a caso – i nonni abbiano a suo tempo obbligato i figlioli di star zitti a tavola o quando conversano gli adulti mentre questi, che per tale regola hanno ” patito”, divenuti genitori lasciano liberi i propri pargoli di interloquire quando vogliono.
Se le divergenze sono notevoli, meglio limitare l’affidamento dei nipoti. Dispiacerà un po’ a tutti, ma sarebbe motivo di ansia per i genitori sottoporre i figli alle frustrazioni che (a torto o a ragione) ritengono di aver subito da piccoli, e neppure si può rivolgere ai nonni un discorso siffatto: < Cari mamma e papà, vi lascio Carletto per l’estate, ma non dovrete trattarlo come avete fatto con me! > Segue elenco. Al solito prevarrà – si spera – il buon senso: magari negli anni tutti hanno rivisitato le rispettive posizioni…
Quanto all’indulgenza dei nonni, beninteso ragionevole e appropriata, la elogiano i professionisti del settore. E i bambini non la ritengono un “cedimento” pedagogico, ma una caratteristica del ruolo. Crea un’affettuosa complicità, rianima la memoria storica, consente esperienze positive a piccoli e anziani… Ne ho scritto in varie occasioni. Sembra inoltre che ai nonni venga per così dire naturale consentire ai nipoti di “allargarsi” rispetto ai figli e, nel caso dei piccoli chiacchieroni, è facile non se ne lamentino affatto.
I soliti tecnici dell’educazione propongono articolate spiegazioni sulla “bontà” nonnesca. Intervengono non tanto la presunta saggezza dell’età, quanto la condizione esistenziale, di solito meno stressante, e soprattutto non gravata dal pesante impegno genitoriale. In parole povere, noi nonni -salvo casi particolari – sappiamo di avere un ruolo collaterale. Ai nipoti vogliamo bene, ci divertiamo con loro, siamo interessati a quel che fanno eccetera, ma la “riuscita” globale dei discendenti, o come chiamarla, non è sotto la nostra responsabilità. Il che rende leggera e lieta la nostra presenza.
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