Volevo condividere con voi una poesia scritta da un poeta quasi dimenticato. In Italia è praticamente sconosciuto, e pure negli States, sua nazione d’origine, non è molto noto. Parlo di Joyce Kilmer, esponente della poesia “cristiana” di inizio ’900. Cristiana nel senso che mirava a contemplare le meraviglie della Natura e quindi della Creazione, senza sfiorare argomenti teologici…
Questo poeta ha scritto una “chicca”, un piccolo capolavoro nascosto; onesto e immediato nella sua semplicità. La poesia dunque si chiama “Trees”, Alberi. Bisogna notare che fu scritta nel 1913, un anno prima che scoppiasse la Grande Guerra. Infatti Kilmer combatté nel 69° Reggimento di Fanteria degli Stati Uniti, e morì in Francia nel luglio 1918, in quella Francia devastata dalle granate, dagli shrapnel e dagli orrori della guerra di trincea. Morì nella Terra di Nessuno, in un paesaggio strappato alla natura e agli alberi – che tanto amava – dalla follia dell’uomo. E mi piace pensare che nei suoi ultimi pensieri gli si presentasse di fronte il ricordo del verde, delle foglie e dei profumi del bosco. Ma è meglio lasciar perdere queste frivole considerazioni: la poesia esprime tutto.
Joyce Kilmer nel 1917.
I think that I shall never see
A poem lovely as a tree.
A tree whose hungry mouth is prest
Against the sweet earth’s flowing breast;
A tree that looks at God all day,
And lifts her leafy arms to pray;
A tree that may in summer wear
A nest of robins in her hair;
Upon whose bosom snow has lain;
Who intimately lives with rain.
Poems are made by fools like me,
But only God can make a tree.
Credo che non vedrò mai
una poesia bella come un albero.
Un albero la cui bocca bramosa affonda
nel seno morbido della terra.
Un albero che guarda a Dio per tutto il giorno
e alza le braccia frondose per pregare.
Un albero che può indossare d’estate
un nido di pettirossi nella chioma.
Sopra il cui cuore innevato sono rimasti
coloro che vivono in familiarità con la pioggia.
I poemi sono fatti dagli sciocchi come me,
ma solo Dio può fare un albero.