Noi Rebeldìa 2010, We are winning wing, a cura di Antonino Contiliano, Introduzione di Francesca Medaglia Postfazione di Marta Barbaro, Edizioni CFR – 2012 – pp. 88 € 10,00
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Dalla quarta di copertina (fonte: sito dell’editore)
Un gruppo di scrittori ribelli, che si identificano con un nome collettivo (“Noi rebeldìa”, ossia “Noi rivoltosi”) gioca con la rete”, come scrive Marta Barbaro, e si inventa un testo collettivo. I loro nomi:
Franca Alaimo, Giuseppe Aricò, Gherib Asma, Nadia Cavalera, Massimiliano Chiamenti, Antonella Ciabatti, M. Teresa Ciammaruconi, Giovanni Commare, Ivana Conte, Antonino Contiliano, Beppe Costa, Valerio Cuccaroni, Davide Dalmiglio, Antonio Fiore, Stefano Lanuzza, Mario Lunetta, Bianca Maria Menna, Francesco Muzzioli, Giovanni Nuscis, Leonardo Omar Onida, Natalia Paci, Marco Palladini, Giuseppe Panella, Emilio Piccolo, Luca Rosi, Francesco Sasso, Gianluca Spitalieri, Lucio Zinna.
Il testo ha ovviamente carattere sperimentale: nasce per gioco e poi cattura attenzione e impegno progredendo nell’elaborazione. Gli autori sono poeti di ogni parte d’Italia che si considerano “avanguardisti”, ossia sperimentatori. Essi hanno scommesso sulla possibilità di scrivere un poemetto speciale, partito da alcuni versi, ai quali ognuno ha poi aggiunto altri versi, fino alla stesura del testo definitivo, che avviene in cinque “step” (in realtà sono più aggiustamenti e revisioni e, man mano, aggiunte di nuovi componenti, ma le principali stesure sono le cinque “in progress” riportate nel volumetto). Nel primo “step” il poemetto è di otto pagine: nell’ultimo di 20 pagine. Interessante anche scoprire il che modo si sono inserite le aggiunte e con quali effetti.
Nonostante la diversità di stile, di carattere, di linguaggio, di concezione della funzione della prosodia e del senso stesso di “verso”, il poemetto mostra una coerenza sorprendente e si lascia leggere molto agevolmente. Il risultato è, quindi, anche una dimostrazione di come si possa lavorare insieme senza snaturare la propria soggettività e originalità, creando qualcosa che allo stesso momento esprime le diverse individualità e le loro somme, ossia il gruppo, perché, crediamo, alla base di questa sperimentazione vi era un autentico spirito di collaborazione e un rispetto profondo per l’identità dei compagni di avventura – o, in altre parole, la capacità di decentrare il proprio egotismo e assumersi, ognuno, la responsabilità del progetto comune.
Un esperimento singolare e molto riuscito, che può essere un valido esempio di collaborazione fra intelligenze artistiche, pur diverse e di creatività a tutto campo.
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Una nuova sfida poetica di N. Contiliano “We are winning wing” (articolo pubblicato qui)
Luglio 2012. La casa editrice CFR di Gianmario Lucini pubblica “Noi Rebeldìa 2010, We are winning wing (a cura di Antonino Contiliano).“We are winning wing” – dedicato al poeta bolognese prematuramente scomparso (per suicidio), Massimiliano Chiamenti – è il quarto esperimento letterario-poetico collettivo e sine nomine che Nino Contiliano porta a termine.
Cogestito con i poeti romani Marco Palladini e Francesco Muzzioli, il suo autore collegiale (soggetto collettivo) è stato denominato “Noi Rebeldìa 2010”. L’esperimento è stato avviato sul sito www.retididedalus.it (rivista del sindacato scrittori italiani) nell’Aprile 2010, e si è concluso nel Dicembre dello stesso anno. Il libro, che in copertina porta la china “Alle radice” del pittore Giacomo Cuttone, è accompagnato anche dal saggio introduttivo di Francesca Medaglia (Università La Sapienza, Roma) e dal saggio (già pubblicato in itinere) di Marta Barbaro (Università di Palermo). In appendice, il libro riporta anche le coordinate di poetica e di regolamentazione che hanno sostenuto le sei versioni (integralmente pubblicate) del libro di “Noi Rebeldìa 2010”, We are winning wing (CFR, Sondrio, 2012, pp. 78, € 10,00).
I poeti che (diversa la provenienza regionale italiana) hanno partecipato all’esperimento sine nomine di We are winning wing sono: Cavalera Nadia, Ciammaruconi Maria Teresa, Commare Giovanni, Lanuzza Stefano, Lunetta Mario, Muzzioli Francesco, Palladini Marco, Panella Giuseppe, Contiliano Antonino, Alaimo Franca, Aricò Giuseppe, Ciabatti Antonella, Gherib Asma, Nuscis Giovanni, Onida Leonardo Omar, Paci Natalia, Rosi Luca, Fiore Antonio, Cuccaroni Valerio, Beppe Costa, Menna Bianca Maria, Zinna Lucio, Piccolo Emilio, Sasso Francesco, Massimiliano Chiamenti, Ivana Conte, Gianluca Spitalieri, Davide Dalmiglio.
Così tutti questi autori e coautori del libro danno vita a un soggetto plurale, ovvero a un’identità ibrido-collettiva che smarca finalmente il narcisismo dell’io individualistico e privato (già messo in discussione dalle stesse esperienze del surrealismo poetico) di poetese emozionalista diffuso e consolatorio di ritorno.
Nel nuovo lavoro We are winning wing, invece, “Osserviamo sotto i nostri occhi, infatti, la nascita e la maturazione di questo autore plurale, che, nel corso del tempo, fagocita sempre più individualità per arricchirsi e fortificare la sua voce, implementandosi per frammenti ed elementi tecnici sottoposti ad ibridazione, per passare dell’Io al Noi. Ogni passaggio e ogni modificazione rappresentano un percorso in crescendo del tutto rivoluzionario: non più un singolo autore che si mostra per ciò che vuole apparire, ma una collettività che acquisisce forza e carica sovversiva mostrandosi per ciò che è.”(Francesca Medaglia). “Il messaggio politico di we are winning wing non risulta solo veicolato dal gioco combinatorio e intertestuale, ma viene a coincidere con esso. Così come è nelle intenzioni di ogni avanguardia, la poesia si fa prassi, azione sociale, e dunque politica, volta a modificare direttamente il mondo circostante, con la differenza che nell’era della comunicazione elettronica le «uniche armi: / i versi e gli sberleffi» della poesia viaggiano su canali velocissimi e possono raggiungere ogni parte del pianeta. Ma l’operazione di “Noi Rebeldìa 2010” è rivoluzionaria anche nella misura in cui trasforma il canale della comunicazione, internet, da semplice mezzo a strategia compositiva, piegando il linguaggio e i mezzi del capitalismo digitale a un uso alternativo che destabilizza il sistema. Il rischio del gioco è che sia ringhiottito nel circuito – si pensi a WikiLeaks – e si disperda nella modernità” (Marta Barbaro).