C’è una prima volta per tutto: la prima caduta in bicicletta, il primo viaggio da soli, la prima sbronza, il primo voto brutto a scuola, il primo bacio e il primo amore. È così per tutto, è così per tutti. Ma cosa accade se non si è autosufficienti? Anzi la domanda è: se siamo disabili cambia qualcosa?
Noi siamo Francesco di Guendalina Zampagni si confronta con il doppio tema amore-disabilità in un’opera che sprizza sincerità da tutti i pori, un film abile nel far (com)baciare leggerezza dei toni e profondità delle argomentazioni. Noi siamo Francesco è un piccolo grande film, di quelli che nel mare magnum del circuito distributivo italiano rischiano di rimanere invisibili, ma che, nonostante tutto, hanno dentro una forza e un’originalità che mettono le ali e fanno spiccare il volo.
Protagonista è Francesco, ventidue anni, ottimi voti universitari, un giovane come tanti altri, che ama la vita e ama stare con gli amici. Ma ha un handicap: non ha le braccia. Una mancanza che rischia di compromettere le sue relazioni con gli altri, in particolare con l’altro sesso sia a livello sentimentale che sessuale.
La regista Guandalina Zampagni s’interroga sull’amore e sulla disabilità, ponendo in realtà l’accento più sul primo che sulla seconda, e riuscendo così a trasformare la storia di “uno” nella storia di “molti”, anzi di “tutti”. Perché in realtà, diciamocelo, in amore siamo tutti un po’ disabili, almeno in partenza, al primo bacio, al primo approccio sessuale. La disabilità non è quindi diversità, ma la normalità. La regista fa quindi della disabilità fisica la metafora di una disabilità sentimentale e relazionale che ci riguarda tutti e ci rende tutti uguali. Ecco quindi spiegato il significato del titolo, di quel “noi” che abbraccia un’ampia pluralità inclusiva, ma anche di quel Francesco, nome non scelto a caso poiché uno dei più diffusi in Italia, volto a rafforzare il senso di “universalità” della tematica trattata.
Noi siamo Francesco, però, è anche un film sull’amicizia e sul rapporto genitori-figli, sui limiti da (im)porre alle premure e alle preoccupazioni che ogni genitore ha verso la prole oramai cresciutella. Quanto i genitori devono tenere per mano i figli e quando è il caso di considerarli grandi? Ecco un altro interrogativo che il film ci pone. E ancora, Noi siamo Francesco non è solo un film sui ragazzi, ma pure sugli adulti, su quella perduta innocenza che spesso ci porta a rimuginare sul niente e a rendere giganti problemi minuscoli quando invece basterebbe mettere in pratica quanto uno dei personaggi si è scritto sulla mano: non pensare. Adulti che vogliono risolvere i problemi dei figli e lasciare inalterati i propri, per (ri)trovarsi, come nella bellissima sequenza finale, così vicini e così lontani.
Concludendo, Noi siamo Francesco è davvero un film prezioso, intelligente, schietto, dotato di una genuinità resa ancor più palpabile dalla simpatica, acuta e spigolosa musicalità del dialetto pugliese. Insomma, se è vero che la prima volta non si scorda mai, anche Noi siamo Francesco di Guendalina Zampagni è un film che non si fa scordare facilmente.
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