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Nola, chiuso anfiteatro della città preistorica

Creato il 27 maggio 2014 da Makinsud

La chiamano la “Pompei dell’età di Bronzo” ed il parallelo con la nota città campana degli scavi non è affatto casuale: si tratta del Villaggio preistorico di Nola, una città risalente a circa quattromila anni fa, conservatasi nei suoi resti sotto le ceneri del Vesuvio che la seppellì 1800 anni avanti Cristo, cristallizzando sotto le sue ceneri la vita della città preistorica dell’Età di Bronzo. Un autentico tesoro, ricco di storia e aree di grande interesse. Per questo, quando venne scoperta nel duemila, si sperava potesse divenire un’attrazione archeologica di primo livello, considerandone il conseguente interesse storico e la ricchezza di reperti presenti, alcuni di questi unici nel loro genere. Purtroppo, però, tutto questo non è accaduto e – nel tempo – si è persa l’ennesima occasione per valorizzare un sito di tale calibro che attualmente risulta essere seppellito sotto quattro metri di terra: proprio questa è, infatti, l’unica forma di “protezione” dall’azione erosiva della falda acquifera, della pioggia e degli agenti atmosferici.

nola

Tra i diversi resti della Nola, la Pompei dell’Età di Bronzo, quello principale e di maggiore interesse è l’anfiteatro Laterizio ma, sfortunatamente, anch’esso risulta essere in grave pericolo considerando che l’arena dell’anfiteatro – uno dei pochi teatri romani con preziose decorazioni in marmo – giace sepolta da un metro di acqua della falda acquifera e ciò ha costretto gli addetti a provvedere alla chiusura del sito al pubblico, senza poter sapere quando verrà riaperto.

Ciò che emerge da tale triste e incresciosa circostanza è, dunque, l’ennesimo caso di incuria di un sito di interesse artistico e storico che rischia di essere ulteriormente abbandonato e isolato proprio alla vigilia della stagione estiva.

Quali sono le cause di tutto questo? In primis, la scarsità di fondi destinati che risultano essere appena sufficienti per la conservazione del patrimonio artistico ed archeologico del sito di Nola. In secundis, le scelte di politica economica che pongono in secondo piano le questioni legate alla valorizzazione della cultura e del patrimonio storico-artistico del nostro Paese, non considerando e non sfruttando l’enorme potenziale attrattivo, da un punto di vista turistico, che questi luoghi (così come tanti altri siti in tutto il Sud Italia) potrebbero avere.


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