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Il tutto mentre Dear Husband gozzoviglia e festeggia beato con i suoi amici ad un week end di addio al celibato. Mentre lui naviga tra fiumi di alcol in un luogo non ben identificato, pilotando una barca dalla dubbia solidita' lungo un tragitto che non mi e' dato sapere con un'accozzaglia di loschi individui dallo spirito pirateggiante, io me ne rimango spiaggiata sul mio solito divano, in preda alle piaghe da decupito.
Allora Tigro, che alla mia forma fisica e prontezza mentale ci tiene, ieri ha deciso di movimentarmi la vita. Introducendo una gatta randagia in casa nostra. Ovviamente, non sia mai che ci porti una dolce gattina domestica di buona famiglia. No, Tigro mi porta in casa una squinzia dalla coscia lunga, la pezza all'occhio e la voce stridula. E Tigro che la guarda, senza battere ciglio, come se fosse la sua morosa di sempre. E la lascia pure marcare in giro per il giardino. Che delusione, Tigro, quante volte ti ho detto che prima di dare confidenza a una gatta qualsiasi devi fare la divisione dei beni! Perfino i Reali d'Inghilterra, che in quanto ad arguzia non sembrerebbero proprio delle cime
perfino loro, questa cosa l'hanno capita.
Comunque, non soddisfatto dei suoi exploit giornalieri, ieri sera lo sento tornare dalla sua ronda serale attraverso al finestra del salotto. Io me ne stavo in cucina a lavare la verdura con l'amuchina (vi prego, portatemi alla neuro ora), quando all'improvviso sento un ululato tipo Tarzan
E che sara' mai? Era forse Tigro improvvisamente tornato alla ragione che reclamava un notaio per la suddetta separazione dei beni dalla squinzia?
No, lui aveva fatto di meglio: lui se ne stava li, tutto impettito, coda dritta, sull'attenti, gli occhi spalancati di uno che si e' fatto due kili di cozza in una botta sola, e una preda non meglio identificata in bocca. Un blob grigio e ormai in fin di vita, umiliato e avvilito nonostante le considerevoli dimensioni - pareggiate solo dalle enormi fauci del nostro eroe, un meticcio Main Coon di 5.5 Kg e la stazza di un lottatore di sumo.
Gulp. Respira Sfolli, respira: Tigro non deve percepire l'odore di paura che si scorre tra le vene e ti fa sudare freddo, mentre un brivido si impossessa del tuo utero e lo fa strillare come se ti stessero tornando le rosse. No, rilassati, digli che e' stato bravissimo: ooh ma che bella sorpresina, ma che bravo, Tigrone mio bello...dai, lascialo giu' ora, mollalo li per terra, che poi ce lo facciamo a fettine con l'olio e le scaglie di grana...
Ma lui percepisce la paura. E si mette a ringhiare. Io non so se anche i vostri gatti ringhiano, ma tant'e, Tigro sempre cosi fa, quando per purissimo caso riesce a raccattare qualche animale in giro (di solito niente piu' che le rane narcolettiche del vicino di casa): lui ringhia come un mastino napoletano. E diventa molto possessivo. Cosi, il gatto solito a vivere in uno stato di atarassia perenne, il Buddha del regno animale, l'Imperscrutabile, l'Impassibile, il Fachiro capace di rilassarsi e cadere in uno stato di trance profondo nelle posizioni piu' improbabili - lui, il Tigro del fate l'ammore non fate la guerra, si acquatta a rasoterra, si gira a 180 gradi con uno scatto di reni, e in perfetto stile vietcong striscia attraverso la sala, dribbla le balle di polvere rotolanti su e giu' per le scale, e si dilegua nella palude dei piani superiori.
Io, incerta sul da farsi, mi metto a smadonnare contro Dear Husband, che per una volta tanto che poteva rendersi utile in casa si dilegua tra fiumi di alcol, lasciandomi sola a combattere contro un Tigro indiavolato, stragi di sangue e bestiali contaminazioni.Poi mi faccio coraggio, mi avvolgo la mano destra in mezzo rotolone Regina, mi armo di scopettone e cestino della pattumiera, e quatta quatta salgo le scale. Di Tigro e la bestia morta neanche l'ombra. Proseguo per il lungo e stretto corridoio che porta al bagno e alla camera da letto degli ospiti (ormai relegato a immondo ricettacolo del nostro perenne casino). L'istinto mi dice di guardare nell'immondo ricettacolo. E infatti apro la porta, e sento il ringhio malefico provenire da sotto il letto.
Decido di battere la ritirata: inutile cercare di far ragionare l'indemoniato; lascio che Tigro faccia quello che deve fare, e poi torno e recupero i pezzi. Chiudo la porta, e lascio che si consumi l'infame ordigno.
Dopo 10 minuti, riagguanto il mio armamentario, torno di sopra, e faccio uscire Tigro. La vittima giace sotto il letto: e' un passerotto tanto bello paffuto quanto irrimediabilmente stecchito. Lo prendo, lo butto, e chiudo la porta dietro di me. E' da ieri sera che non oso tornare in quella stanza, perche' mi vien male al pensiero di dover pulire la stanza intera con amuchina e acqua santa. E se rimango contaminata nel fare tutto cio'? No no, meglio metterci un bel sigillo, e lasciare gli scheletri nei loro armadi fino a data da definirsi.
Tigro, nel frattempo, e' riuscito a farsi immortalare dal suo fotografo/biografo ufficiale (che opera sotto copertura e non ci e' dato conoscere), e mi ha fatto recapitare questa prova del suo immane valore di guerriero cacciatore
Sono soddisfazioni.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------Postilla: questo post partecipa all'iniziativa di Donne al Cotto, che vuole sapere quali sono i 7 (perche' il 7 porta bene!) momenti che ci hanno tolto il respiro.
Allora, questa e' la mia lista di momenti che, nel bene e nel male, mi hanno tolto il respiro:
1. Quando Tigro torna da una battuta di caccia2. Quando ho saputo che mi cancellavano la data della discussione dell tesi (la prima volta)3. Quando la mia amica Volpe mi ha scritto per ribadire che era davvero incinta (la prima mail che mi aveva scritto l'avevo letta in pausa pranzo, e non ci avevo creduto, e le avevo risposto che anch'io ero incinta, si, di un panino al fomaggio)4. Quando ho saputo che mi cancellavano la data della discussione dell tesi (la seconda volta)5. Quando mi convocarono per dirmi che avevo passato il colloquio per quel lavoro di ricercatrice che mi avrebbe portata in giro per il mondo e mi avrebbe insegnato a pensare come una psicologa6. Quando mi telefono' il medico per dire che avevo le ovaie di una di dieci anni piu' di me7. Ogni volta che vado al cinema, e' piu' forte di me: l'ultima volta e' stato quando ho visto questo film di Wim Wenders, su Pina Bausch - un tripudio di bellezza, sofferenza, eleganza, materialita'. Insomma, un film dove il respiro l'ho trattenuto per tanti motivi diversi.
E voi, quando e' stata l'ultima cosa che vi ha tolto il respiro?
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