Lui guardò tutto lo stadio negli occhi.
E tutto lo stadio fece : ” No ! Puttana Eva…”
Lode a Evaristo Beccalossi, P.Rossi
Nella storia del calcio, il nome Luque è legato a una maglietta biancoceleste, a una massa di capelli scuri, a dei baffoni altrettanto scuri e a un mondiale, quello del 1978, vinto dagli argentini in casa grazie alle gesta dei vari Kempes, Bertoni, Fillol, Passarella, Ardiles, Leopoldo Luque (appunto) e… del generale Videla. Luque però è anche il nome di una cittadina dell’area metropolitana di Asunción dove è successo qualcosa di veramente insolito e forse irripetibile nella storia del calcio. Una maglietta biancoceleste protagonista anche in questo caso, quella di Martín Palermo.
4 luglio 1999, la Copa América in corso in Paraguay è agli inizi. Per la seconda giornata del Gruppo C allo stadio Caceres di Luque è in programma la sfida che dovrebbe decidere il primo posto nel girone, di fronte Argentina e Colombia. Arbitra il signor Ubaldo Aquino, federazione paraguayana, che al 5′ non può esimersi dal punire con un rigore un netto fallo di mano in area commesso dal colombiano Biberos. Palermo dal dischetto alza però un po’ troppo la mira: la palla scheggia la traversa e si perde in curva. Può capitare anche a un goleador che ha tale dimestichezza con gli undici metri che nella partita contro il Platense della Clausura 1999 ha battuto un rigore con due piedi e ha fatto gol.
Il guaio è che Aquino sembra in una serata dal fischietto facile visto che al 10′ dà un generoso rigore ai colombiani che l’interista Cordoba non sbaglia. L’inizio ripresa conferma l’impressione, ma stavolta il generoso rigore dato al 47′ ai gialloblù e battuto da Ricard è parato dal Mono Burgos. “Alla prossima ne dà un altro anche a noi”, deve aver pensato il buon Martìn, ancora scottato per l’errore sullo 0-0. E, infatti, al 50′ un suo colpo di testa è intercettato stavolta in modo fortuito dalla mano di Biberos, ma l’ineffabile Aquino fischia prontamente il quarto penalty della serata. Palermo ruba la palla ai suoi compagni, la pone sul dischetto e con più rabbia e forza di prima la butta in tribuna senza neanche sfiorare la traversa.
Gli uomini di Marcelo Bielsa continuano ad attaccare, ma la Colombia tra il 79′ e l’87′ si porta sul 3-0 con i gol di Congo su azione da corner e Montaño in contropiede. Per ventuno dei ventitré in campo la partita è finita, per l’arbitro e per Palermo ancora no. Al minuto 89, il possente attaccante argentino ruba palla agli avversari, entra in area e si corica non appena si sente sfiorato. Come se vi fosse un tacito accordo, Aquino fischia il quinto rigore. Martìn non aspettava altro, prende la palla in mano e per la terza volta nella serata la sistema sul dischetto, guarda negli occhi i suoi compagni, che all’unisono pensano “¡No, putamadre!”, libera il sinistro, centra lo specchio della porta e anche il portiere colombiano Calero. Neanche il grande Beccalossi era arrivato a tanto in quella serata di coppa contro lo Slovan Bratislava resa celebre dal monologo di Paolo Rossi, il comico ovviamente.[1]
Palermo esce dal campo con uno sguardo fiero e allo stesso tempo vuoto, ai bordi del terreno di gioco lo aspetta la stampa che da quel giorno comincerà a chiamarlo El loco, lo aspetta l’arbitro Aquino, suo degno compare in questa serata da Guinness[2], lo aspettano i tifosi che forse lo hanno già perdonato. E a guardar la scena da fuori ci viene da pensare che se non fosse arrivato il fischio finale sarebbe davvero andata a finire così:
…cinque minuti dopo rubò la palla sulla striscia del rinvio al suo portiere, che gli disse : ” Cazzo fai?”. ” E’ mia! Vado a casa, non gioco più, basta!” e attraversò tutto il campo. Scartò tutta la squadra avversaria. Da solo davanti al portiere avversario fece una finta, scartò anche il portiere. Davanti alla porta scartò anche la porta [...]. Palleggia, di tacco, di punta, di lingua; scarta tutti gli ultras, scarta tutti i poliziotti con i cani lupo [...] Scartò i bagarini, quelli che vendevano le pizzette, gli hot-dog…fu fermato solo in mezzo a piazzale Axum dal tram numero 15…
Quando si risvegliò, dopo dieci giorni di coma, la prima frase che disse fu : ” Beh, cazzo, ragazzi! Se non è rigore questo qui !”
(da Lode a Beccalossi, P.Rossi)
federico, su richiesta del gatto
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[1] 15/09/1982, Coppa delle Coppe, 16mi andata: Inter-Slovan Bratislava 2-0, Altobelli(I) 78′-Sabato(I) 83′. Beccalossi sbaglia a inizio secondo tempo due rigori: al 50′ calcia il pallone a lato, al 65′ si fa respingere il tiro dal portiere Mana, che blocca anche il suo tentativo di tap-in.
Il calcio italiano conta altri doppi errori: Altobelli in Malta-Italia 0-2, 07/12/1986, QE 1988; Pirlo in Galles U.21-Italia U.21 1-2, 05/09/1998, QE U.21 2000; Corini in Piacenza-Chievo 2-2, 03/02/2002, Serie A
[2] Cinque rigori assegnati in una partita tra nazionali all’interno di una competizione ufficiale e tre rigori sbagliati dallo stesso giocatore nella stessa partita sono record assoluti. Probabilmente è record anche il numero di rigori complessivamente sbagliati nei 90′, ben quattro