È questo. Si chiama Peace & Love. Ed è... dorato (leggere con inflessione da ciambella alla Homer Simpson).
Non è l'unico accessorio, del quale mi sono dotato ultimamente, che mi sta proiettando agli occhi pubblici - e meno attenti - nell'universo della gaiezza.
Ho un borsello, sì, anche. Ne volevo uno in pelle, ma la donna di casa ha prima messo il veto per poi regalarmene uno nero, sportivo, ma sempre borsello resta. Non siamo ancora tornati ai drappelli di uomini col borsello degli anni settanta e per portarlo in giro a tracollina ci vuole una discreta personalità.
Poi, vabbè, c'è pure che mi sono messo a cucinare per non perdere di vista l'obiettivo n. 8 della lista 2012 e che ho preso quella mezza scuffia là per Ryan.
Baideuei, tornando al casco, pur avendolo preso a prezzo stracciato da una collega che l'aveva vinto a non so bene che lotteria, ma la cui testa ci sguazzava, ho sganciato della pecunia per averlo e quindi lo devo ammortizzare, o con una caduta - Dio o chi per lui non voglia! - o indossandolo per svariati annetti.
Epperò, epperò c'è un problemino: quando me lo tolgo mi ritrovo la riga di una cucitura tipo impressa a fuoco su tutto l'arco frontale, da tempia a tempia.
Sembra proprio che mi abbiano sottoposto a un'operazione scoperchiandomi il capoccione, modello trapianto di cervello in Gamma. Vi ricordate Gamma? No? Vabbè.
Insomma, imaginatemi in una riunione dove arrivo, magari in giacca e cravatta, con le 64 slide nella USB e la calotta cranica appena rincollata. I partecipanti possono solo sperare che non mi abbiano impiantato il cervello del buon vecchio A.B. Qualcosa.