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Non ci vogliono in a

Creato il 11 giugno 2010 da Astonvilla
NON CI VOGLIONO IN A
Il colpo da ko è doppio. Prima la gomitata, impunita, di Mareco (per lui nemmeno il giallo), poi il verdetto del giudice sportivo che cancella Rolando Bianchi dalla sfida di domenica sera a Brescia per colpa di «un’espressione blasfema» dell’attaccante granata mentre, si legge nella sentenza, «il calciatore a bordo campo riportava le opportune cure circa un trauma al volto subito durante un contrasto di gioco».
Il Toro rilegge il primo round della finale play-off e va fuori giri per la rabbia. Se il gol annullato ad Arma ad un soffio dal sipario era stato subito come una beffa atroce, la squalifica per una giornata di Bianchi ha avuto l’effetto di segnare il punto di non ritorno. Cairo ha riunito d’urgenza il proprio staff legale che, questa mattina, sbarcherà a Roma per dimostrare alla Corte di Giustizia Federale che il bomber granata non ha mai pronunciato alcuna frase blasfema («Ha detto zio cane...», così la difesa del club). I legali di Cairo chiederanno l’analisi delle immagini televisive frazionate decimo di secondo per decimo di secondo, sottolineando come il quarto uomo, Morganti, seppur ad un metro di distanza dal labiale non abbia scritto una riga sul proprio referto. Nella sede della Federcalcio, in via Allegri, sarà presente anche lo stesso attaccante del Toro che cercherà di far comprendere alle toghe del pallone come, nonostante il particolare momento di choc vissuto per il colpo subito a freddo, non abbia minimamente usato parole forti se non quel «guardami» all’indirizzo di Morganti mentre si toccava il labbro sanguinante. A rafforzare la tesi granata, fondamentale sarà la ricostruzione di un’esperta di lettura labiale, forse la stessa professionista che fece assolvere il giocatore della Triestina, Giuseppe Scurto, proprio dalla Corte di Giustizia Federale dopo che il giudice sportivo aveva squalificato il difensore per una giornata per aver pronunciato una bestemmia.
Rabbia, ma anche stupore. E’ quello che ha provato il Toro alla lettura della sentenza di squalifica di Bianchi. Uno stupore che nasce da un precedente: per la prima volta, infatti, oltre alla segnalazione della Procura federale, ad attivare la prova tv è stato un esposto di un presidente di club. Il «primato» è di Gino Corioni, numero uno della società bresciana, che, ieri mattina alle undici e sette minuti, ha inviato un fax al giudice sportivo segnalando le parole usate da Bianchi a bordo campo. Il regolamento in casi del genere prevede anche l’azione di un rappresentante della squadra che si sente in credito con qualche decisione, ma, fino a 24 ore fa, nessuno aveva mai fatto ricorso ad un’azione del genere. Ora la palla avvelenata passa alla Corte di Giustizia Federale (oggi la decisione). Sullo sfondo resta una materia dal confine sottilissimo. Il primo a cadere nella rete della nuove sanzioni chieste direttamente al calcio dal presidente del Coni Gianni Petrucci fu l’ex tecnico del Chievo, Di Carlo. «Ma l’applicazione della nuova norma deve essere tarata bene», così la pensa il presidente della Figc, Giancarlo Abete.

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