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Non crederete a ciò che ha fatto Kim

Creato il 19 ottobre 2014 da Dave @Davide

Non è proprio così, ovviamente, dato che la fonte primaria della “news” è il National Report, sito satirico americano assimilabile a The Onion e affini (la pagina Wikipedia del giornale online ha una sezione eloquentemente titolata “National Report taken seriously“, per casi del genere). Sarebbe bastato verificare che sul citato Rodong Sinmun – che esiste per davvero ed è l’organo ufficiale del Partito comunista nordcoreano – non è apparsa alcuna notizia di esecuzioni per vicende calcistiche per ristabilire la verità. Certo, il titolo sul dittatore spietato ma goffo che fa giustiziare la sua squadra per una partita di calcio persa regala molti più click, e infinitamente più condivisioni. Ma è questo che dobbiamo fare?

L’errore capita a tutti, ci mancherebbe (a dirla tutta, io stesso sono caduto in uno di questi tranelli sotto forma di strano-ma-vero, confezionati su misura per utenti da social network particolarmente pigri). Ma va anche detto che il meccanismo della fiction nordcoreana è ormai fin troppo ben oliato, e un giornalista dovrebbe saperlo. Solo negli ultimi mesi abbiamo avuto il celeberrimo caso dello zio di Kim «sbranato da 120 cani», il frutto di un post ironico di un utente cinese che più o meno tutti i principali media resero una storia macabra e incredibile, e il lunare obbligo imposto dal dittatore a tutti i cittadini maschi del paese di portare il suo taglio di capelli.

Contrariamente a ogni logica, una notizia sulla Corea del nord folle, non verificata e basata su un tam tam di cui si è persa l’origine ha più probabilità di guadagnarsi un titolo in prima pagina di un’analisi del paese misurata e informata. Detto questo, è ovvio che l’inclinazione a credere a lanci che testimoniano massime crudeltà e spregi dei diritti umani ha una solida base fattuale, visti i problemi dei nordcoreani. Ma giornalisticamente, specie dopo l’esperienza ravvicinata di diversi casi speculari, sarebbe ora di separare i fatti dagli scherzi. Anche perché, a forza di rincorrere i numeri, si finisce per disinformare: su Repubblica, ad esempio, il pezzo della fantomatica esecuzione coi 120 cani ha più di tremila condivisioni; quello che precisa che si è trattato di un errore appena una cinquantina.


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