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[Non di solo libro] I sogni segreti del Tarlo

Creato il 19 gennaio 2014 da Camphora @StarbooksIt

Scusate, sto cercando uno stuzzicadenti. Mi si è incastrato un po’ di colore tra il primo e il secondo molare…
Ah, ora mi sento – BURP! – meglio.

Sto spazzolando le foto di Life, e allora sono un po’ preso.
Perché fate quelle facce? Life, la rivista, quella americana. Ah, non si dice life ma laif? Ma io sono un povero tarlo ignorante, mi sto facendo una cultura da poco… Abbiate pazienza, prima o poi comincio a mangiare anche in inglese.

E insomma, io sta LAIF nemmeno l’avevo sentita nominare nella mia vita di tarlo, finché non sono passato in un cinema. C’era questo film, con un tizio con la faccia da ebete. A dirla tutta sembrava proprio ebete, eh. Uolter Mitti, no? Quello che si mette lì e mentre gli stai parlando si mette a sognare a occhi aperti.

Mentre mi sgranocchiavo le poltrone del cinema (ammazza, che zozzerie, ma non le fanno di legno, le poltrone dei cinema? Tutta robaccia… L’imbottitura non ne parliamo. Sono meglio le sedie dello Starbooks), mi sono visto sto film. Una palla per mezz’ora, per non addormentarmi mi sono mangiato il contenitore dei pop corn di quello davanti. Pure il pop corn, già che c’ero.
Poi il film è migliorato, eh. Quando l’ebete smette di sognare e comincia a fare cose migliora. Sennò due palle…

Poi c’erano certi posti… Groenlandia, Islanda, quello dove ci stanno i talebani, come si chiama, oddio, lì magari non ci vado, anzi, non vado da nessuna parte perché mi pare che ci sta poco da mangiare per un tarlo, però le foto, non potete immaginare che bontà. Certi colori saporiti…
E insomma, comunque la sceneggiatura era così così. Non molto gustosa. Sì, qualche punta di sapore, andando avanti, ma niente di che.
Così mi sono andato a leggere il racconto di… Spettate che lo leggo… James Thurber, del 1939.

Perché I sogni segreti di Uolter Mitti è un adattamento (sennò mica ve ne parlavo). Una robina striminzita. Poche pagine. Non c’è nemmeno una grande storia. Ti racconta il personaggio, che mentre gira con sua moglie, una rompipalle di quelle a cui mangerei volentieri la suola delle scarpe, o i tacchi, si mette a sognare a occhi aperti.
Con la moglie che ha, al suo posto lo farei pure io. Pur di non sentirla…

E insomma, tutta la storia, però, ce l’hanno messa loro. Quelli di Ollivud. Hanno preso questo raccontino striminzito e l’hanno adattato già nel 1947. Ci stava uno che si chiama Denni Chei. L’ho già mangiato… Ehm… visto in qualche altro film.
E insomma, questo qui che sta al cinema adesso è l’adattamento del film del 1947, in pratica. Ammazza sti cinematografari quante ne pensano.

Oh, io ve lo dico, ma non so se vi interessa. Di adattamento del racconto ce ne sta pure un altro. Sogni mostruosamente proibiti. È robaccia italiana. Non so se me lo mangio, quello.
Uhm. Ho finito le foto di Laif.
Scusate, ma ho ancora fame. Mi vado a mangiare Sogni proibiti. Me l’ero tenuto da parte.
Buona colazione a tutti.

(solito rumore di ganasce che masticano)


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