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Non dimentichiamo chi è Matteo Boniciolli…

Creato il 12 gennaio 2011 da Basketcaffe @basketcaffe

boni-smithÈ notizia di ieri: Matteo Boniciolli non è più l’allenatore della Lottomatica Roma, con cui rescinde consensualmente il contratto.

«È stata una decisione presa di comune accordo nell’interesse della Lottomatica - ha confermato il coach triestino - Ringrazio il presidente Toti e la squadra. L’anno scorso era andata piuttosto bene, quest’anno meno, ma io resto grande tifoso della Virtus».

Le parole amare del direttivo sportivo Tanjevic:

«Dopo venticinque anni di amicizia e di collaborazione insieme, sono molto dispiaciuto. Ma è una decisione che abbiamo maturato insieme dopo la gara di Bologna. Questo però non toglie nulla alla nostra amicizia. Matteo ha fatto cose grandiose nella sua carriera e nelle squadre dove è andato: ha sempre fatto bene, spesso realizzando anche miracoli, come vincere la Coppa Italia ad Avellino. Con Roma ha raggiunto le Top 16 di Eurolega che per noi erano un importante traguardo e per questo in particolare va ringraziato. Purtroppo per un insieme di cause, fra cui anche gli infortuni, e di conseguenza una preparazione fatta male, in campionato la squadra non è andata altrettanto bene, così abbiamo preso questa dolorosa decisione, insieme con Matteo e con la società».

Non dimentichiamo chi è, però, il 48enne coach che ha portato poche settimane fa la Virtus Roma a raggiungere un obiettivo prioritario per la società come la Top 16 di Eurolega. Matteo Boniciolli ha cresciuto giocatori come Gregor Fucka e Alessandro De Pol nelle matteo_boniciolligiovanili della Stefanel Trieste, ha allenato giocatori come Charles Smith e Teoman Alibegovic nei gloriosi anni alla Snaidero Udine, ha vinto la Coppa Italia nel 2008 con l’Air Avellino per la prima volta nella storia della società irpina, ha riportato al successo europeo le V-nere dopo che solo Ettore Messina era riuscito a vincere con la Virtus Bologna fuori dalla penisola, vincendo l’Euro Challenge nel 2009.
Lo ritengo uno dei geni indiscussi di questo sport: lui ha sempre voluto giocatori che sapessero giocare a pallacanestro con semplicità, che sapessero segnare da liberi, battere il proprio difensore, passare al compagno libero. Un allenatore sempre pronto al confronto e al rapporto di fiducia reciproca con i propri giocatori come senz’altro ha fatto a Roma, basti ricordarsi le sfuriate in panchina con Washington o le pacche nel culo all’altalenante Smith. Purtroppo è stata sicuramente l’incostanza una delle accuse fatte al coach triestino. Ma anche un’identità nel gioco romano mai messa in luce, la mancanza di un play di ruolo, una concentrazione nei 40’ non sempre all’altezza.
Ora vedremo se il probabile sostituto Filipovski sarà un degno erede in una panchina scottante e in una piazza importante come è quella romana.


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