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Comincio quasi per caso a vedere un film su Rai 4 (stay tuned, probabilmente lo ridaranno questi giorni), un film tra l'altro del quale non avevo mai sentito parlare, e mi ritrovo uno straordinario thriller francese massiccio come il granito e capace anche di volare leggero come una farfalla. Davvero sorprendente.
Che poi all'inizio mi convinceva davvero poco, pareva una puntata di Derrick o poco più.
Poi accade qualcosa, il regista Guillaume Canet tira fuori 5 minuti strabilianti ed io mi ritrovo rapito fino ad arrivare alla fine convinto di aver visto davvero una grandissima pellicola.
Alex Beck è un pediatra che ha perso la moglie 8 anni prima, rapita, violentata e uccisa durante un bagno notturno (in compagnia dello stesso Alex, stordito anch'esso). Una serie di coincidenze porta la Polizia a riaprire il caso. Alex è fortemente sospettato di essere stato l'assassino. L'affaire s'ingrossa e tra altre morti, poliziotti corrotti, ricchi spietati e colpi di scena si arriva al finale (diciamo che è un film che per costruzione, tematiche, atmosfera può ricordare un pò "Uomini che odiano le donne" per capirsi).
Tra l'altro amo moltissimo questo cinema francese (L'avversario, A tempo pieno, L'amore sospetto etc.., è un cinema davvero che mi fa impazzire). E non è un caso che Cluzet ricordi molto Auteil.
Via di mezzo tra un drammatico tout court e un polar francese Non dirlo a nessuno è davvero sorprendente. Merito di una sceneggiatura davvero portentosa (tratta da quello che a questo punto credo sia un gran libro), di una regia capace di guizzi incredibili, di un cast che fa a gara di bravura e di una tensione sempre costante.
Quando Alex davanti allo specchio del bagno ha il primo flash back (i 5 minuti che dicevo poc'anzi) si resta davvero di stucco. Le immagini del matrimonio si alternano a quelle della cremazione della moglie, la musica -e lo sarà per tutto il film- è meravigliosa, quei due ragazzini che si baciano raggiungono quasi il lirismo. Cavolo, mi son detto, e questo che è?
Parte una storia torbida, difficile (a tratti molto difficile da seguire), che alterna i tempi morti dell'indagine e del ricordo a guizzi d'azione (il lunghissimo inseguimento ad esempio) girate davvero come dio comanda (a proposito, oltre che per l'interpretazione, voglio fare i complimenti a Francois Cluzet - l'attore che interpreta Alex- anche come atleta...). Il primo tempo mi ha ricordato moltissimo l'Haneke di Cachè, il secondo invece è un tourbillon di morti, rivelazioni, colpi di scena. Alex riceve strani messaggi, inizia ad esser davvero convinto che la moglie quella notte sia sopravvissuta. Il problema è che la sua storia di ricerca personale si mischia ad almeno altre due, quella della polizia che vuole incastrarlo e quella di un'altra "polizia", al soldo di un riccone depositario di un terribile segreto, che cerca anch'essa Margot, sua moglie. L'intreccio è impressionante ma alla fine ne usciremo sani e salvi (soprattutto grazie a uno spiegone che per una volta non fa cadere gli zebedei ma tira le fila in maniera perfetta).
Non dirlo a nessuno racconta anche una grandissima storia d'amore e di come un padre per la propria figlia è davvero disposto a far tutto. Racconta di segreti inconfessabili, di violenze, di pedofilia, di corruzione, di terribili complotti . Canet ha talento, cavolo se ne ha (tra l'altro recita lui stesso nel film, non vi dico il ruolo...). E negli ultimi 5 minuti, tra quel cavallo che cade rovinosamente nell'ultimo ostacolo (volutamente osservato fino alla fine da Neuville, non è altro che metafora di quello che gli sta accadendo) e quel cervo che sbuca dalla boscaglia dimostra come la poesia ogni tanto può flirtare col cinema senza esser pesante. E quell'abbraccio, quelle lettere nell'albero (le stesse del mittente della mail, meraviglioso), quei due bambini...
Ci sono amori che lo sono da sempre.
E un amore che è da sempre non può non essere che per sempre.
( voto 8,5 )
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