Magazine Cinema
Non è ancora domani perché il domani non conta.
In un grumo di roulotte nascoste da usurati cartelloni elettorali la vita scorre sul momento, e la premiata ditta Covi-Frimmel la riprende così com’è: estetica zero, aderenza assoluta alla realtà: nei nomi, gli stessi di battesimo, e nelle componenti della diegesi: solo luci naturali, sonoro in presa diretta, ambienti contestualizzati, attori non-attori, camera pedissequamente traballante appiccicata ai protagonisti. La semplicità è cinematizzata.
Non si pensa a quello che deve venire, c’è un circo itinerante, il circo più triste del mondo da mantenere (ma sono divertenti i circhi?). Mussolini è una statua di cera pelata, l’educazione scolastica in questa porzione urbana è pressoché superflua, molto meglio impratichirsi nel fare a botte senza però dimenticarsi di rispettare l’avversario, i colpi a terra non valgono. I soldi sono pochi, pochissimi, ma è meglio vivere giorno per giorno.
OGGI
Non è ancora domani perché il domani è oggi.
Patty cercando il proprio cane trova un confettino rosa che dondola sull’altalena. Sotto un cielo umido che mai lascerà passare un raggio di sole, la luce arriva in 60 centimetri di tenerezza che la famiglia allargata si mette amorevolmente e materialmente sulle spalle. Un dono del cielo (ma non quello che li sovrasta) senza parola, ma con una verità incontrovertibile che solo i bambini possono avere, e che questo cinema, nei limiti, fa sua diventando un’arte povera (/semplice) e, meraviglia del paradosso, allo stesso tempo ricca, raccontando come anche nelle succursali del nostro genere, anche nei reietti, anche in una donna vecchia, così viene detto, sgraziata e dai capelli fucsia, vi sia ancora un sentimento di benevola prossimità, dell’accettare, del dividere e non del condividere.
Non è ancora domani perché il domani è Asia, o Aia, lei ha il futuro davanti a sé, lo si dice nel brindisi in suo onore, lei sarà una piccola grande speranza vestita, appunto, di verde, lei sarà il domani.
Neo-neorealismo del nuovo millennio. Cambiano alcuni aspetti ma la miseria sempre miseria è. Per fortuna anche l’umanità, o quel poco che ne rimane, e “stranamente” per ricordarcelo abbiamo dovuto attendere due registi che battono bandiera austriaca, ma guarda un po’.
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