“Cari bambini, oggi volevo parlare con voi di quando nascono i bambini, di quando nasce una vita”
“I bambini nascono dal papà e dalla mamma, la mamma lo tiene nella sua pancia e poi lo partorisce dopo nove mesi, quando il bambino è pronto per nascere. Io lo so, ho visto nascere il mio fratellino…”
“E’ tutto molto giusto. Certo, i bambini nascono così, dopo che il papà e la mamma si sono voluti bene e dunque hanno dato forma a questa creatura. Ma quello che io voglio discutere insieme a voi è chi sia un bambino, come è fatto un bambino, quali sono le sue necessità, le sue caratteristiche, le sue diversità dalla persona adulta, le sue uguaglianze con la persona adulta, i suoi sentimenti, i suoi pensieri, i suoi desideri.”
“Il bambino è qualcuno che ha bisogno di tutto, soprattutto della presenza della mamma, almeno fino a che non smette di prendere il latte dal seno materno e comincia a venire svezzato”
“Giusto Carlo, il bambino appena nato è una creatura molto piccola e indifesa che ha bisogno di tutta la protezione della sua mamma e del suo papà, soprattutto della sua mamma che lo allatta e che è la sua forma di contatto umano prioritaria ed assoluta. Ma poi? Il bambino cresce, impara a muovere i primi passi, a dire le prima parole, a giocare con i suoi primi giocattoli, impara a mangiare da solo, impara a socializzare con altri bambini come lui, comincia ad andare alla scuola materna, e poi alla scuola elementare e diventa un bambino come voi…”
“Si, diventa un bambino come noi.”
“Allora cominciamo con il dire che cosa il bambino come voi fa e impara mentre che viene a scuola. In altre parole, perché i bambini devono andare a scuola?”
“ Noi bambini dobbiamo andare a scuola perché qui impariamo a leggere, a scrivere, a contare, a disegnare, facciamo ginnastica, giochiamo a giochi sempre nuovi, scopriamo cose sempre diverse, scopriamo la storia, studiamo la natura, gli animali, le leggi della terra, facciamo religione, facciamo musica…”
“Ma che meraviglia questa scuola che insegna a chi non sa nulla tutte queste cose importanti…”
“Io veramente sono arrivato a scuola che sapevo già leggere e scrivere…”
“Sei stato fortunato, eri già bravo paragonato agli altri che dovevano cominciare; chi ti aveva insegnato?”
“Mia mamma, lei è maestra e conosce molto bene anche il metodo Montessori che è stata una importante pedagogista dei primi anni del 900…”
“Sì, la Montessori ha inventato le scuole a misura di bambino; in queste scuole ogni bambino è autonomo, fa tutto da solo, ha un arredamento dove lui si può gestire come se fosse un grande. Perché il bambino non è una persona sciocca ed incapace solo perché è piccola, già distingue con la sua sola comprensione il bene dal male, il bello dal brutto, il vero dal falso…certo, lo capisce con le sue parole, con le sue capacità, ma non è una scatola vuota che deve essere riempita, come invece stupidamente prima si tendeva a credere. Voi bambini siete scatole piene, siete testoline con pensieri vostri, avete il vostro modo di essere contenti, di essere tristi, di essere stanchi, di essere distratti… e potete fare secondo le vostre capacità tutto quello che può fare un grande, o quasi tutto, ovviamente.”
“Il mio papà guida un grande autocarro ma io di certo non sono capace di guidarlo…”
“Bravo Luca, hai sottolineato una di quelle cose che possono fare i grandi e che non possono fare i bambini; andiamo avanti allora, facciamo un elenco di tutte le cose che fanno solo i grandi…”
“I grandi fanno nascere i bambini, governano il paese, curano i malati, insegnano ai piccoli…”
“Bene, tutto giusto; però in tutte queste cose che hai detto, a parte la prima, che riguarda solo i grandi, in tutte le altre attività la collaborazione dei bambini può essere comunque utile: infatti, non avete mai sentito parlare delle città dei ragazzi? Ed il medico che cura in bambino non deve forse chiedergli dove sente male e se riesce a fare certi movimenti…per capire il genere di malattia? E l’insegnante che insegna come sto facendo io adesso, non deve forse chiedere ai suoi bambini, a voi scolari, se avete capito? Cosa vi interessa di più? Cosa fareste in una determinata situazione…e così facendo non vi rende partecipi della lezione e dunque dell’imparare?”
“Sì maestra, è così; anche noi collaboriamo; è giusto che sia il bambino che decide quello che deve fare perché si viene a scuola per imparare ad essere autonomi, a diventare grandi, appunto.”
“Bene, ma tutto quello che fanno i grandi è giusto solo perché lo fanno i grandi? Certo che no, i grandi fanno tante cose che è meglio che i bambini non imparino mai a fare. Facciamo allora un piccolo elenco delle cose che gli adulti sbagliano e che sarebbe meglio non facessero…”
“Gli adulti sbagliano quando si picchiano, quando urlano senza ascoltare quello che dice l’altro, quando si dimenticano di dovere fare certe cose importanti, quando credono di fare una cosa fatta bene ma poi la fanno male, quando dicono le bugie per fare del male a qualcuno, quando non fanno il loro dovere…”
“Bene, tutti gli adulti possono sbagliare, nessuno è perfetto, l’importante è ammettere d’avere sbagliato e così capire la ragione dell’errore. Chi sbaglia e non cambia comportamento continuando a ripetere lo stesso errore è molto peggiore di quello che sbaglia ma poi non ripete più lo sbaglio commesso…siete d’accordo?”
“Sì, siamo d’accordo. Tutti sbagliamo. Sbagli anche tu maestra?”
“Sì, sbaglio anch’io bambini, anch’io non sono infallibile. Anzi, io vi chiedo cortesemente di dirmi quando secondo voi sbaglio, così ne parliamo insieme e cercherò di rimediare. Io faccio lo stesso con voi perché questo è il mio dovere, ma anche voi avete questo dovere con me, non pensate?”
“Io dico che mi sembra che è giusto che sia così…tu aiuti noi e noi aiutiamo te…anche se un bambino che aiuta un grande non è molto facile da capire…soprattutto non lo capirebbe la mia mamma che mi dice sempre: ”Ascolta la maestra che non sbaglia mai…”
“Certo, la maestra non sbaglia mai tranne quando anche lei sbaglia…(i bambini si mettono a ridere…). Non vi è mai successo di essere sicuri di una cosa che avete fatto e di scoprire poi con sorpresa che quello che avevate pensato giusto alla fine scoprite che era sbagliato? Lo stesso può capitare alla maestra, perché nessuno nasce imparato…Del resto, pensiamoci bene, le cose che dovremmo conoscere sono talmente tante e complicate che dovremmo essere onniscienti. Ma solo il buon Dio è onnisciente, noi siamo solo dei bravi insegnanti, dei bravi artigiani, dei bravi chirurghi, dei bravi tecnici o dei bravi bambini che cercano di fare al meglio quello che devono fare…ecco perché nessuno è infallibile.”
“Io so di quando il mio papà ha dovuto rifare il cancello allo zio perché un pezzo della serratura risultava difettoso” “Io posso dire di quando la mamma ha sbagliato a fare la torta ed è venuta insipida…” “ Io posso raccontare di quando la nonna è inciampata sul gradino e cadendo si è rotta il femore.” “Mio fratello più grande ha fatto un incidente con la macchina e per fortuna non ha investito nessuno, ma ha rotto la macchina…” “Io ho paura quando in casa la mamma piange perché il papà la sgrida e urla…” “Io ho paura quando sono sul treno che corre forte forte e mi immagino che qualcuno sta sui binari e potrebbe essere travolto…” “Io ho visto due uomini litigare e uno dei due alla fine ha spezzato un braccio all’altro…” “Mio cuginetto è nato cieco per un difetto dalla nascita…” “Mia sorella è bravissima in ginnastica ma sbaglia sempre quando deve fare il compito di latino…”
“Bene bambini, mi avete raccontato di tanti episodi che tutti raccontano quanto le persone possono sbagliare perché sono predisposte a fare bene alcune cose ma non altre, e questo succede perché noi siamo tutti diversi; ognuno di noi però ha un talento, ossia ha qualcosa che gli riesce bene, per cui è venuto al mondo, questo qualcosa è la sua vocazione.”
“Cosa vuoi dire, maestra? Che dobbiamo scoprire qual è la nostra vocazione per riuscire a fare la cosa che come noi non saprebbe fare nessuno?”
“Sì bambini, proprio così. Forse non riuscirete a capirla subito, forse la scoprirete quando sarete già grandi, forse per arrivare a scoprirla dovrete aspettare molto tempo dopo di oggi, forse arriverete persino a dubitare di poterla scoprire, ma dovrete arrivare a scoprirla, il vostro obiettivo è conoscerla, è fare chiarezza, è diventare padroni del vostro tempo, è diventare sicuri di voi, soddisfatti di quello che fate…Non conta quando arriverete a fare questo; conta farlo.
Io conosco un bambino che aveva una malattia strana che non gli ha permesso di diventare grande fino a che non è arrivato a trent’anni. E conosco una bambina che per uno strano destino ha potuto cominciare a vivere contenta solo a cinquanta…come vedete non è mai troppo tardi…”
“Io non lo so ancora cosa voglio fare da grande, però un giorno lo scoprirò…Io vorrei fare il pompiere…A me piacciono i bambini piccoli perciò farò la maestra come te…Io voglio fare il pasticcere così starò sempre in mezzo ai dolci…Io invece voglio fare il veterinario perché mi piaccioni gli animali, a casa ho un cagnolino e due gatti….Io voglio curare i malati perché è bello guarire chi non sta bene…”
“Bene bambini cari, ognuno di voi ha già detto qualcosa di quello che vorrà essere, qualcuno ci deve giustamente ancora pensare; magari poi diventerete qualcosa che adesso ancora non vi è venuto in mente perché potrete cambiare idea, perché non si è ancora accesa quella lampadina della chiarezza…ma ora voi capite bene che per arrivare a realizzare questo progetto occorre prepararsi; bene, tutto quello che facciamo a scuola o che anche potete fare a casa è il tempo utile che ci servirà per diventare grandi… Se non capite, dovete dirlo, se avete bisogno d’aiuto, dovete chiederlo, se avete un’idea, dovete esprimerla, se non potete farlo a casa, dovete farlo qui a scuola, perché la scuola è la seconda casa dei bambini. Avete capito bene bambini miei?”
I bambini corrono intorno la maestra, l’abbracciono, qualcuno le sorride, qualcuno non si è mosso dal suo posto e sembra assorto nei suoi pensieri…fuori dall’aula c’è un sole alto e luminoso, sta arrivando la primavera, si sentono dal bosco cinguettare mille uccellini, ed io mi sento un poco la loro mamma, questi bambini sono tutti miei, sono i bambini che non ho mai avuto, sono quelli che non ho saputo comprendere perché non sapevano esprimere/analizzare il loro male, sono quelli che non ho saputo aiutare perché io stessa avevo bisogno d’aiuto e nessuno mi ha saputo dare al momento che mi servivano gli strumenti adeguati.
Ma io sono la loro maestra, adesso so di essere niente di meno della loro insegnante.