Charta: triste atmosfera di "fine corsa"
...la notizia l'avevo "sospettata" qualche settimana fa, quando la mia amica Silvia Palombi mi aveva scritto per chiedermi se ci fosse in giro qualche biblioteca pubblica interessata ad avere in regalo libri di Charta Books... poi ne aveva dato notizia, la settimana scorsa, Gianni Barbacetto sul "Fatto", ed altri giornali.
Charta, addio all’editore d’altri tempi
Giuseppe Liverani è un ragazzo del Sessantotto che ha fondato e fatto crescere a Milano la Moncler dell’editoria di qualità, la casa editrice Charta, per vent’anni raffinata bottega che ha prodotto cataloghi di mostre e libri d’arte. Ora la bottega chiude. A fine dicembre, Charta sarà messa in liquidazione. Forse si farà sotto, chissà, qualche editore internazionale interessato a comprare un marchio del made in Italy conosciuto in tutto mondo. Ma Giuseppe Liverani e Silvia Palombi chiuderanno la loro bottega. “Non ci siamo voluti adeguare a un mercato editoriale che impone di abbassare la qualità e di impiegare precari”, racconta l’editore, “abbiamo fatto questo lavoro per vent’anni al meglio, e nella piena legalità. Con una decina di dipendenti, tutti assunti a tempo indeterminato. La società non è fallita, ma non riesce più a sostenersi. Piuttosto che abbassare i nostri standard, chiudiamo”.Liverani è stato nel 1968 uno dei leader del Movimento studentesco milanese, accanto a Mario Capanna e Salvatore Toscano. Dopo gli anni “formidabili” dell’Università Statale, si è impegnato nell’editoria, è stato tra i fondatori di Smemoranda, ha lavorato alla mitica Mazzotta e alla fine degli anni Ottanta è diventato direttore generale di Electa, l’elegante casa editrice di Giorgio Fantoni. Nel 1992 annusa l’aria (l’anno dopo, Electa, che aveva comprato Einaudi, finirà nella pancia della Mondadori conquistata sappiamo come da Silvio Berlusconi) e si mette in proprio. Crea Charta, una piccola Electa specializzata in libri d’arte contemporanea e moderna, fotografia, architettura, design. Realizza cataloghi di mostre importanti. Nel 2006 apre un ufficio a Tribeca, New York, che diventa la sededellasuasocietàamericana, la Charta Books Ltd. Ormai è sul mercato internazionale. Produce i libri di Keith Haring (con edizioni in sette lingue), di Anish Kapoor, diAlexKatz, dell’iraniana Shirin Neshat, della balcanica Marina Abramovic, di Hans Ulrich Obrist. In vent’anni, il catalogo di long sellers di Charta si arricchisce di quasi mille titoli (917, per la precisione). Il 90 per cento è in inglese e distribuito all’estero, in Usa e Australia, India e Giappone, Israele e Brasile…Negli ultimi anni, la Cina. “Abbiamo realizzato una trentina di libri dedicati ad artisti cinesi, in doppia edizione, inglese e cinese”.
È sempre restata una piccola bottega, Charta, con un fatturato attorno al milione di euro e un metodo di lavoro che non ha mai rinunciato ad antichi riti dell’editoria come i tre giri di bozze, i redattori madrelingua in giro per il mondo, le prove colore, il controllo dell’avviamento macchina in tipografia…“Cose che ormai non si fanno più”, sospira Liverani, “si manda da un computer il pdf in tipografia e poi si aspetta che arrivi il prodotto finito. Noi continuiamo invece a seguire il libro passo dopo passo. Così la nostra qualità può rimanere alta: questo è made in Italy”.
L’ufficio di New York è stato chiuso. Nella sede di via Moscova, a Milano, non c’è però aria di smobilitazione, ma un gran via vai, per una vendita speciale a prezzi bassissimi. “Noi i libri non li abbiamo mai mandati al macero. I nostri volumi sono al Moma di New York e in tutti i grandi musei degli Stati Uniti, ma non ci sono nei bookshop dei musei italiani, perché in Italia i Comuni e gli enti museali affidano i bookshop non ai librai, ma agli editori. L’ennesimo conflitto d’interessi: tengono solo i loro libri e nascondono quelli degli altri. Negli Usa i musei sono un grande mercato libero, da noi sono un mercato protetto per alcuni. Ora noi chiudiamo bottega. Eppure abbiamo ancora in programma sei libri da fare nel 2014: li faremo, con la cura di sempre”.
...io avevo avuto la notizia attreverso una lettera di Giuseppe Liverani inviatami da Silvia Palombi. La pubblico integralmente:
La lettera più difficile della nostra vita
Alla fine di dicembre, dopo 21 anni e mezzo Charta, casa editrice indipendente, verrà messa in liquidazione. Potevamo trovare un modo più delicato per dirlo, più diplomatico, metaforico, girarci un po’ intorno, forse, ma è la verità nuda e cruda o, se preferite, pura e semplice, né più né meno.
Siamo sereni perché abbiamo fatto bene il nostro lavoro, eticamente e professionalmente; malgrado la crisi abbiamo accettato con coraggio la sfida della concorrenza radicandoci sul mercato internazionale senza ritagliarci piccoli spazi in patria, andando controcorrente. Abbiamo capito fin dal primo giorno che pensare in piccolo non sarebbe servito a nessuno.
Fino all’ultimo abbiamo difeso e esportato in tutto il mondo un autentico Made in Italy, un mestiere prezioso, un’eccellenza tutta italiana, un prodotto fatto di idee e qualità che dura nel tempo senza inseguire le mode.
Tutto senza aiuti istituzionali, peraltro - è bene dirlo - mai richiesti, e con le banche sempre più impegnate a tagliare finanziamenti, essenziali per produrre e continuare a esportare. Non solo, ma applicando interessi a volte da usura, come ormai non è più un mistero per nessuno. Senza contare i livelli di tassazione ormai asfissianti.
In questi giorni il ‘fuori tutto’ (la vendita speciale di libri a prezzi imbattibili riservata alla community di Charta) sta rendendo più lieve un momento decisamente difficile: la gioia di centinaia di persone, dagli adolescenti agli ultraottantenni, che affollano il magazzino per scegliere e portarsi via pile di libri ci irradia di energia e conferma che il nostro catalogo è estremamente vitale e pieno di long sellers in ottima salute.
Siamo contenti come bambini, forse come solo ai tempi della prima donazione a Cuba (Centro Wifredo Lam di L’Avana, 2008) quando i nostri libri diventarono una mostra itinerante che attraversando tutta l’isola ha reso felici migliaia di giovani che li hanno sfogliati, ammirati e attentissimi.
Non vi sarà difficile immaginare quindi con quale stato d’animo andiamo verso la fine di quest’anno. Non ci lamentiamo per partito preso, siamo però consapevoli che aver prodotto ostinatamente i nostri libri in Italia, e nel rispetto della legge, ha impoverito le casse di Charta.
Non ci riconosciamo più in un mondo dove trionfa la finanza invece del lavoro e la competizione sconfina sempre di più nella concorrenza sleale e nel conflitto di interesse, come sempre più spesso avviene in Italia.
Non ci piace questo mercato sempre più distorto, diseguale, ingiusto e corrotto, in un Paese dove vivere e lavorare nella legalità sembra quasi un lusso per pochi utopisti, una fissazione romantico-sentimentale. Non siamo rassegnati, siamo rattristati perché lasciamo questo mestiere, un’arte, in una situazione a dir poco imbarazzante.
Oggi affermo, senza rischiare di essere considerato un demagogo, che la nostra serietà e la nostra etica ci hanno lentamente ma inesorabilmente buttato fuori dal mercato. Quasi tutti quelli che costituiscono la community di Charta saranno dispiaciuti, chi non ha letto dentro e in mezzo alle righe che da tempo lanciamo da questa e-mail si sorprenderà. Eppure più di una volta ci è sembrato di essere stati fin troppo espliciti.
Dal 14 luglio 1992 sono un bel po’ di numeri: anni, mesi, giorni, ore, artisti, autori, redattori, grafici, traduttori, correttori, litografi, cartai, tipografi, legatori, magazzinieri, corrieri, camion, treni, aerei, navi che hanno contribuito alla bellezza dei nostri 917 titoli (il 90% dei quali in inglese!) per centinaia di migliaia di pagine tradotte in quasi tutte le lingue del mondo e distribuite in tutti i continenti, dall’Irlanda al Sudafrica, dalla Cina alla Nuova Zelanda, dagli USA al Cile.
Doveroso ringraziare tutti, dai soci attuali a quelli di un tempo, dai dipendenti ai collaboratori di Charta, quelli che si sono avvicendati in questi anni e quelli che hanno vissuto tutta la nostra avventura. Doveroso ringraziare New York e gli americani tutti, che hanno creduto in noi, ci hanno accolto e riconosciuto per il nostro valore, mai come stranieri, in una terra piena di contraddizioni difficili da digerire ma con un’incessante voglia di fare e riuscire senza avere o pretendere santi protettori.
È la nostra buona reputazione, conquistata nel corso degli anni, che ha portato all’acquisizione entusiastica, da parte di svariate istituzioni culturali americane, delle donazioni di nostri libri, prima fra tutte la Library of Congress di Washington dove sta trovando casa l’intero nostro catalogo.
Charta Books non è stata una sigla di comodo ma una società sana e attiva che è cresciuta sui mercati internazionali fino ad approdare in Cina, lungo la via della seta... attirando, anno dopo anno, ingenti investimenti stranieri verso il nostro Paese.
Prima di salutarvi ci teniamo a dirvi due o tre cose: stiamo lavorando ad alcuni titoli nuovi che usciranno nel corso dei primi mesi del 2014; le donazioni a istituzioni culturali proseguiranno anche nell’anno nuovo; un container con diecimila volumi partirà alla volta di Cuba; il ‘fuori tutto’ proseguirà nella nostra libreria Charta Books di via della Moscova 27 fino a tutto febbraio.
Infine è di questi giorni un riconoscimento importantissimo che ci onora e riempie di orgoglio, e che forse ci siamo meritati col nostro impegno editoriale senza confini: l’acquisizione dell’intero catalogo da parte dell’Archivio Storico della Biennale di Venezia.
Charta è una bella storia scritta a più mani che come tutte le storie ha un inizio e una fine, i nostri libri continueranno a raccontarla.
Giuseppe Liverani
Avevo scritto a Silvia per chiedere se potevo dare una piccola mano pubblicando questa lettera:
Cara Silvia,
mi spiace, come mi spiace ogni volta che un pezzetto di Italia intelligente si deve arrendere. Augurarti buone feste in queste circostanze mi sembrerebbe irriverente, però lo faccio lo stesso. Buone feste. Buone feste. Fammi sapere se può servire a qualcosa pubblicare questa lettera di Liverani sul Tafanus, perchè non riesco a capirlo da solo.
Un grande abbraccio
Antonio
La risposta di Silvia
...Antò, gli auguri fammeli che valgono sempre. tutto si trasforma e io cerco di non guardare troppo indietro, che praticante buddista sarei se lo facessi... però un po' di fisio(molto)logica malinconia è inevitabile. Ci stanno arrivando lettere emozionanti, commoventi, da tutto il mondo stiamo raccogliendo parole importanti. pubblica che va bene, un po' perché far sapere come finisce una storia pulita è giusto, e un po' detto fra noi perché più gente viene allo spaccio a prendersi libri belli e apprezzati in tutto il mondo a 1, 2, 3, 5, 7 e 10 euro e meglio è. Non ce la facciamo a macerarli e anche sottoprezzo almeno vivono (e noi con loro, è venuta così tanta gente che ci siamo dati lo stipendio!). E passa se ne hai voglia che gennaio e febbraio siamo lì. Baci natalizi, buon anno e tutto il resto, compatibilmente.
Silvia
...passerò... certo che passero... a fare "shopping", ma soprattutto per salutare e dire "GRAZIE" a Giuseppe Liverani e a Silvia Palombi, per tutto ciò che hanno creato in questi anni, prima che le intelligenze si addormentassero.
...passerò, e invito a fare lo stesso tutti gli amici che gravitano su Milano, perchè i prezzi ai quali viene svenduto il "patrimonio" (di patromonio si tratta) sono oggettivamente ridicoli. Questo è il "luogo":