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Non è tutta estinzione

Creato il 21 giugno 2011 da Roberto1972

Non è tutta estinzione

Foresta pluviale: per quanti anni ancora? (Cortesia Kevin Murray).

Previsioni più ottimistiche sulla scomparsa delle specie.

(Roberto Insolia – Corriere del Ticino Web+)

Sappiamo bene quanto ogni specie sia strettamente legata al proprio habitat: laddove infatti accadono dei cambiamenti climatici o geografici più o meno improvvisi (che nella scala temporale della natura possono significare anche migliaia di anni), ecco che gli animali e le pianti endemiche ne possono risentire fino ad arrivare all’estinzione. Ma non è semplice stabilire in che modo e in quanto tempo ciò possa accadere. Gli ecologi non possono far altro che usare un metodo di analisi indiretto, quello delle curve specie-area: in questo modo viene stabilita una relazione fra il numero di specie identificate in un dato habitat e la sua ampiezza. Questa relazione, rappresentabile graficamente con una curva, viene poi invertita per prevedere quante specie si estinguono al progressivo ridursi di un dato habitat. Certo tutto piuttosto logico.

 

Ma non preciso, forse. Tant’è che fortunatamente sembrano essere piuttosto lontane le catastrofiche previsioni di un’estinzione del 18-35 per cento delle specie viventi entro il 2050 comparse nel 2004 su “Nature”. Infatti, almeno secondoStephen Hubbell, esperto di matematica applicata all’ecologia presso l’Università della California a Los Angeles, il punto debole delle curve specie-area sta nel fatto che l’identificazione di un solo individuo è sufficiente per decretare la scoperta di una nuova specie. All’opposto, tutti gli individui devono scomparire per stabilire l’estinzione di quella specie. Quindi è logico, sì, ma piuttosto perentorio, forse troppo. E non c’è dubbio che l’argomento sia molto complesso da studiare: pensate che da una parte decine di nuove specie viventi sono identificate ogni anno, mentre dall’altra non è comunque semplice tenere il conto di chi si estingue, magari in qualche posto remoto e scientificamente poco frequentato del nostro pianeta.

Ecco ora che lo stesso Hubbell, insieme a Fangliang He, in un “sodalizio ecologico” che dura da oltre 25 anni presso il Center for Tropical Forest Science, pubblica unarticolo su “Nature” nel quale affronta l’argomento in un modo diverso. I due ricercatori hanno analizzato i dati di otto regioni boschive in Asia, Africa, Sud e Centro America, nelle quali ogni albero è stato regolarmente censito: all’appello risultano quindi circa 4 milioni e mezzo di alberi appartenenti a 8.500 specie diverse, molte delle quali sono rare. In parallelo sono stati valutati gli areali di diverse specie di uccelli che vivono su questi alberi, i cui destini sono quindi strettamente legati. Applicando un modello matematico a questi dati reali e tenendo anche conto della distribuzione nello spazio delle varie specie, è risultato che il vecchio metodo delle curve specie-area sovrastimava significativamente il processo di estinzione, in alcuni casi anche del 160 per cento.

Quindi adesso è tutto logico e più preciso? Forse sì, ma non tutta la comunità scientifica è d’accordo con i due ricercatori. Per esempio, l’ecologo Stuart Pimm, della Duke University, stronca il lavoro di Hubbell e He. Sì, perché hanno commesso “un errore imperdonabile”: quello di considerare sbagliati tutti i calcoli sull’estinzione ottenuti attraverso le curve specie-area. Infatti lo stesso Pimm ci ricorda che la sua stima (guarda caso) fatta nel 1995 con i metodi più usuali, riguardo all’estinzione degli uccelli nel Nord America a seguito del disboscamento, si è rivelata assolutamente corretta.

Quindi è tutto logico ma un po’ meno chiaro, almeno per ora. Comunque c’è la preoccupazione di andare a perdersi in calcoli inutili: non conta chiarire se la sovrastima sia del 160 o del 100 per cento o meno. Ciò che non bisogna dimenticare è che qualunque riduzione degli habitat naturali mette a serio rischio le specie che vivono all’interno. Hubbell stesso alla fine ammette: “Forza, va’ aiTropici, attraversa la foresta pluviale, finché puoi”.

He F, & Hubbell SP (2011). Species-area relationships always overestimate extinction rates from habitat loss. Nature, 473 (7347), 368-71 PMID: 21593870


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