Claudio Scajola
Maggio 2010, da un’indagine della guardia di finanza sembrebbe che l’imprenditore Diego Anemone, per mezzo dell’architetto Angelo Zampolini abbia pagato parte (secondo l’accusa 1,1 milioni di euro + 100.000 euro di ristrutturazione su 1.7 milioni) della cifra necessaria all’acquisto di una appartemento a Roma in Via del Fagutale acquistato per 600.000 dall’ex parlamentare Claudio Scajola.
L’ex ministro, all’epoca dei fatti si dichiara estraneo alla vicenda, adducendo che se qualcuno avesse pagato qualcosa per quella casa, oltre ai 600.000 euro pagati con regolare mutuo lo avrebbe fatto “a sua insaputa”.
Questa battuta poco felice divenne subito motivo di scherno, e dopo poco fu costretto dall’opinione pubblica a dimettersi, anche per potersi meglio difendere da delle accuse a suo dire infondate.
Gennaio 2014, finalmente il processo che vede imputato Scajola, volge al termine e decreta la piena assoluzione per Scajola, perchè il fatto non costituisce reato e la prescrizione per Anemone, riabilitando pienamente l’ex parlamentare pidiellino.
Purtroppo in Italia si ha il vizio di sparare subito sugli accusati, dando per scontata la colpevolezza del reo, anzichè utilizzare la giusta dose di garantismo, fino al termine dei vari gradi di processo: per questo un valido ministro si è dovuto dimettere, ma sopratutto rimarrà un onta sulla sua figura agli occhi dell’opinione pubblica, dato che le smentite non hanno avuto, come di solito accade in questi casi, medesima visibilità dell’accusa.
Tutto ciò avviene, tralaltro nella stessa giornata, dove un ministro marocchino, porta alla luce che nei processi a carico di Berlusconi la data di nascita della famosa Ruby, sia stata falsificata, e pertanto all’epoca dei fatti era già maggiorenne: altro caso mediatico dove si è sparato a zero sul reo, guardacaso della stessa parte politica.
Brian Boitano (redattore)