Non è un Paese per eroi

Creato il 07 marzo 2011 da David Incamicia @FuoriOndaBlog

di David Incamicia |
E' ancora una volta sui siti esteri che viene posta l'attenzione su fatti e personaggi che riguardano il nostro Paese ma che qui da noi non ottengono l'attenzione e il risalto che invece meriterebbero. Il web-giornale austriaco Die Presse ha di recente dedicato ampio spazio alla storia del siciliano Vincenzo Conticello, un ristoratore che si è rifiutato di pagare il pizzo e ha fatto finire dietro le sbarre i suoi ricattatori. Un eroe dei nostri tempi? Un valoroso combattente dell'antimafia? Per gli austriaci e per altri osservatori stranieri evidentemente sì, ma le conseguenze patite in patria, coi clienti spariti e la condanna all'emarginazione, l'hanno indotto a rifugiarsi in Cina.
Sembra strano che chi mostra coraggio e rigore morale debba subire una simile sorte, eppure in Italia è possibile e "normale" anche questo. Conticello in realtà non si trasferisce all'estero per fuggire, bensì per liberare il suo Paese dalla piaga  della criminalità organizzata. Dal 2005, da quando si è rifiutato di pagare il pizzo, il 51enne portabandiera del movimento antimafia vive sotto protezione e senza dimora fissa. Un eroe controvoglia: per la verità l'ambizioso imprenditore aveva tutt'altre intenzioni, fare soldi con pregiati spuntini a base di focaccia dorata ed altre specialità aprendo filiali in tutto il mondo.
Negli ultimi anni l'infaticabile Vincenzo ha studiato Scienze politiche e si è spinto fino in Sudamerica dove è rimasto a lungo per mettere in piedi alcuni progetti di eco-turismo. Dieci anni fa è ritornato a Palermo per dare una mano all'anziano padre. Assieme al fratello Fabio ha tirato a lucido le decorazione in stile Liberty e dato una ventata nuova alla storica focacceria con annesso ristorante nel cuore del centro storico.
Il pizzo? Fino ad allora non era un problema. Il fatturato consisteva in circa due milioni di euro, troppo poco per fare gola. I padrini e i clan mafiosi stessi erano tra i suoi migliori clienti. Si accontentavano di chiedere ed ottenere uno sconto, quando la famiglia Conticello provvedeva alla consegna delle loro squisite e genuine specialità in occasione di cene e banchetti nuziali organizzati dai mafiosi.
Ma Vincenzo aveva mire più alte. Progettava filiali in tutta Italia, e sondava il terreno anche in Cina. 15 milioni di euro di fatturato annuo e 600 dipendenti il suo giro d'affari del 2005. Quando c'è da guadagnarci ai mafiosi viene l'acquolina in bocca e vogliono metterci il becco. Inoltre, l'onesto gastronomo inziava a dare qualche seccatura poiché rispettava le regole pagando le tasse, mettendo in regola i suoi dipendenti e pagandoli tutti puntualmente.

L'incubo è iniziato con piccoli misteriosi guasti. Saltava la corrente, mancava l'acqua, vetrate che andavano in frantumi. Poi un giorno è comparso improvvisamente alla porta un signore vestito elegantemente che consigliava subito una protezione completa contro ogni tipo di seccatori, dalla criminalità rivale fino ai controlli della Finanza, per appena 500 euro al mese. Un'offerta che non si poteva rifiutare, ma che tuttavia l'ostinato ristoratore respinse. Seguirono minacce di morte e una nuova richiesta in danaro, di oltre 50.000 euro, un forfait per il passato dato che il locale dal lontano 1834, anno di fondazione, non aveva mai pagato il pizzo. Conticello prima denunciò i suoi ricattatori e poi testimoniò contro di essi in Tribunale facendo condannare quattro mafiosi complessivamente a quasi cinquant'anni di reclusione.
In seguito, nel 2007 Conticello diventò il fiore all'occhiello del gruppo Addio Pizzo, un'iniziativa che vuole liberare la Sicilia dalla vergogna delle numerose estorsioni mafiose. Ma l'esempio all'inizio ebbe scarso effetto. Al contrario: la focacceria andò in crisi, le richieste di catering sparirono e i fornitori si eclissarono, i tavoli nel ristorante restavano vuoti. Il motivo è ben chiaro: un carabiniere armato di mitraglietta piazzato sulla porta non crea un'atmosfera adatta al pranzo.
Anche il proprietario stesso è scortato 24 ore su 24 da una guardia del corpo armata, si sposta con un'auto blindata e ha vari domicili segreti. Conticello ha dovuto mettere da parte i suoi ambiziosi progetti. Tuttavia, non ha mollato e ha preso il volo: se non poteva fare affidamento sulla sua Palermo, non gli restava che cercare fortuna altrove. Ha creato due filiali a Milano e una caffetteria nella libreria Feltrinelli di Roma. Pure il nuovissimo angolo ristoro inaugurato nell'aeroporto romano di Fiumicino, da gennaio è molto frequentato da numerose personalità politiche. Persino il presidente della camera Fini gli ha inviato le sue congratulazioni.
Ma poi c'è stata la svolta. Soprattutto tra gli italiani del nord e i turisti è diventato di moda unire lo snack con l'impegno politico. E il ristoratore antimafia ha cominciato a girare per il mondo, dal ricevimento del Sindaco di Parigi agli Action Days a New York, fino alle conferenze nelle università tedesche. Con questo nuovo slancio si avventura verso grandi progetti. L'anno prossimo saranno inaugurate nuove filiali a Berlino, Francoforte e Monaco. Anche la Cina torna di nuovo tra le sue mete: sono in allestimento un locale ad Hong Kong e due a Pechino, seguirà una catena in franchising. I cuochi cinesi si stanno già preparando alle raffinatezze della cucina italiana.
Qualcosa sta finalmente muovendosi anche nella sua Sicilia, che Conticello vede solo di rado. Addio Pizzo guadagna infatti terreno. Sempre più commercianti, cuochi e costruttori, sull'esempio di Vincenzo, si aprono al movimento e dichiarano orgogliosamente la propria impresa zona franca dalle tangenti. In Italia, che non è mai stato un Paese per eroi, anche la rivoluzione va presa per la gola.
Fonte: http://diepresse.com/

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