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“Laudato sie, mi Signore, per fratelli Cohenli quali fecero una pellicula multo bella et profunda!”
Il Cantico delle Creature: ecco l’unico formato capace di esprimere a sufficienza la gratitudine dovuta a questa piccola gemma che ci è stata fortunosamente donata dai fratelli Cohen. Ho una cosa molto importante da dirvi nel caso in cui non abbiate avuto l’opportunità di vedere questo lavoro: trovate al più presto il tempo di farlo! In cambio -come quasi sempre- ora non racconterò la trama, ma lascerò solo alcuni spunti di riflessione.
La natura dell’essere umano è un argomento spinoso, se non pericoloso, che tocca filosofia, religione, cultura e tutta una serie di aree su cui il disaccordo tra la gente è enorme. Disaccordo poi amplificato da chi, per interesse personale, arriva a sostenere anche ciò in cui non crede. È un dato di fatto, tuttavia, che esistano pulsioni d’innumerevoli nature, di diverse intensità, che si può essere più o meno capaci di contenere, dominare o controllare. Ed è proprio questa capacità che ci fa essere socialmente inquadrati: possiamo essere dei “normali” oppure dei “mostri”.
Chi sono i “mostri”? Per la precisione in questa categoria non vanno annoverati solo serial killer o violenti simili, ma anche tutto quel mondo di persone geniali che hanno fatto la differenza nella scienza, nella tecnologia, nella letteratura, nella musica, nella finanza, … ed anche nell’umanità. Tanto che alla fine l’ambizione alla “normalità”, che siamo tutti educati a seguire, forse comincia a suonare più statistico che umano. Forse essere “mostri” è più interessante e rende la vita più sapida.Allora viva i “mostri”! ... ma allora proprio tutti? … anche gli assassini, i pedofili e tutto il contorno?
L’avevo detto, l’argomento è spinoso e non se ne esce. Tranne che per una cosa: i “mostri” esistono, sia nel bene che nel male, e incontrarli lungo il cammino è assolutamente possibile, che uno se lo cerchi oppure no. E l’incontro può anche cambiare la vita per sempre: trovarsi di fronte, per caso, una persona pronta a uccidere, ma che tira una moneta e chiede quale sia la cosa più grande che si è persa giocando a testa o croce… si sceglie e si vince di aver salva la vita… come si fa a dare un senso a tutto questo? È il destino o la fortuna? Oppure è semplicemente la natura dell’essere umano?
Non voglio prendere una posizione, non serve, ma c’è una cosa da sottolineare: oggi tutto è più visibile e fa scandalizzare facilmente al minimo segno di crudeltà; ma in passato le cose non andavano meglio (basti pensare al Medioevo e alla Santa Inquisizione!), solo c’era una differente sensibilità ed un bassissimo livello di informazione. I nostri antenati hanno probabilmente dovuto confrontarsi con “mostri” anche peggiori di quelli di oggi, imparando a far fronte a orrori sempre più difficili da digerire.
Invecchiando si matura e s’impara a gestire meglio le situazioni, ma si perde l’entusiasmo… accettare il mondo com’è diventa ogni giorno più insopportabile e prima o poi arriva il momento in cui non si può fare altra scelta che mollare tutto e ritirarsi, proprio come ha fatto chi si è trovato nella stessa situazione prima… proprio come simboleggiato dal sogno descritto alla fine del film in questione. Ecco perché -e forse non solo- si dice che questo non è un paese per vecchi.
Dieci milioni erano le domande che mi frullavano in testa dopo aver visto il film la prima volta. Non avrei mai creduto che, andandomi a confrontare con gli amici che mi avevano suggerito la visione, le mie domande sarebbero aumentate invece che diminuire: ormai ho perso il conto delle volte che l’ho rivisto, ma posso dire che ogni volta è una lampadina in più che mi si accende in testa… e questo lo trovo veramente appagante. Esattamente in opposizione al concetto espresso da una coppia di personaggi del “Signor Malaussénne” (quarto libro della favolosa saga di Daniel Pennac, altra lacuna che nel caso suggerisco di colmare): i coniugi Bernardin, fanatici della cinematografia e sostenitori dell'inutilità di vedere un capolavoro una seconda volta, perché non può dare più l’emozione della prima.
Forse ho parlato troppo, ma il film suscita questo, garantisco. Per compensazione quindi non ho intenzione di offrire la ricetta del piatto che voglio associare, ma semplicemente un invito ad assaggiarlo direttamente alla fonte. Si tratta di un piccolo ristorante in una zona poco nota (e poco rinomata) della Toscana, ma la passione per la ricerca di gusti nuovi e di alto livello di soddisfazione mi ha veramente conquistato. Parliamo quindi di “mostri” della culinaria: chi va lì non cerca l’eleganza, ma la sostanza! E fra i tanti sapori che si possono trovare, ecco quello che senza remore voglio associare al film: Rigatoni sul Sugo di Brasato!
Il gusto selvatico che vi si trova non può lasciare alcun dubbio.
Per il ristorante prendete nota:
Lo Schiaccianoci
Via Oste, 39
Oste di Montemurlo (PO)
Nessuna e-mail, nessun sito web, nessuna pagina Facebook, solo tanta passione!
Enjoy
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