Non e' un'universita' per giovani: all'insegna del datato

Creato il 06 marzo 2011 da Alessandro @AleTrasforini
Che l'Italia fosse un Paese con lo sguardo rivolto al passato, già si sapeva.
Che l'Italia fosse un Paese preda di baronati e logiche lobbistico-massoniche applicate alla politica, già si sospettava.
I recenti dati divulgati dalle fonti universitarie confermano che anche l'Università stessa non smentisce le logiche del Paese nel quale si ritrova immersa.
Inquadrando il problema non solo dal punto di vista dei fuoricorso e delle lauree che da triennali e biennali si dilatano temporalmente abbracciando durate medie anche superiori (giustamente, nds) al lustro, il popolo universitario dei docenti si conferma ampliamente al passo con le tendenzialità.
I docenti si attardano sulle cattedre, non volendo mollare l'osso, costringendo le nuove generazioni a farsi da parte sotto l'ombra di tutoraggi e perenne precariato. I professori italiani sono mediamente i più anziani d'Europa, dal momento che solo un misero 16% ha in media meno di quarant'anni. Stando ai dati diffusi dall'Osservatorio su "Gli italiani, la scienza e le tecnologie digitali" contenute nella nuova edizione dell'Annuario Scienza e Società 2011, i docenti con più di 50 anni raggiungono percentuali prossime al 55% del totale. Questo dato avrebbe, a detta degli esperti, influenza sull'approccio che il mondo universitario realizza nei confronti di tematiche all'avanguardia come innovazione e ricerca.
Rimangono stime e valutazioni di massima: da qualsiasi punto di vista la si guardi, infatti, rimangono comunque dentro il sistema universitario eccelse realtà che riescono ancora a non farci sprofondare completamente.
Il rischio più grande riguarda il rischio di scoraggiamento delle nuove generazioni: in un Paese normale Università e ricerca dovrebbero essere, infatti, traino per dar forza e vigore al sistema intero.
I dati sulla potenziale occupabilità degli appassionati di scienza ci collocano agli ultimi posti, sia per realtà che per credibilità della questione (47% contro il 73% raggiunto dalla Svezia).
Il quadro generale muove risultati ancora più negativi nei confronti del numero medio di ricercatori sul totale degli occupati: nell'Italia si arriva ad una media di 4 ricercatori ogni mille occupati.
In questo quadro moltissimi altri Paesi già provvedono a mangiarci sopra la testa: la media UE si attesta infatti ad un valore di circa 7 su mille, con picchi che in Finlandia raggiungono addirittura quota 16.
Nonostante il poco personale addetto, la ricerca italiana èquella che riesce più di tutte le altre ad accedere a fondi di finanziamento extra-italiani; a conti fatti, con grande sopresa, l'Italia è tra i Paesi che riescono maggiormente ad accedere ai fondi messi a disposizione dall'European Research Council.
Sullo sfondo, rimangono politiche lontane e riforme fatte per smantellare anche queste punte di diamante.
Per saperne di più: http://www.universita.it/annuario-scienza-docenti-anziani-ricerca-estero/

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