NON ERA NUOVO, MA SEMBRAVA TALE
Ma la storia ci dice che è difficile tornare indietro,e soprattutto pericoloso. C’è e ci deve essere un vento nuovo che ci porta fuori da questo ristagno politico.
Occorre meditare su come Berlusconi abbia fatto ad avere tanto successo, proprio negli anni che vanno dal 2000 in avanti, dove ha governato otto anni su dieci, in un periodo in cui non era proprio al massimo.
Al massimo lo era nel 1994, quando si presentava come il nuovo che avanza dopo la debacle dei partiti, usciti tutti ammaccati da tangentopoli.
Ma a pensarci bene Berlusconi ha iniziato molto prima a preparare la propria “discesa” in campo politico, aiutato sapientemente da una politica intrigante e disastrosa come quella di Andreotti e Craxi
La prima condizione che ha fatto vincere Berlusconi è stata quella di riuscire a garantire una continuità con il vecchio sistema di Andreotti e Craxi, presentandosi come un rivoluzionario.
E’ stato pensato ed ideato e costruito dal vecchio sistema, fin dall’inizio degli anni ‘90, prima ancora di tangentopoli. Nel luglio 1990 c’era il governo Andreotti e fu varata la legge Mammì che disciplinava il sistema radiotelevisivo, semplicemente fotografando il monopolio che Berlusconi aveva già conquistato e poco dopo, stabiliva che quel monopolio privato dovesse dotarsi di telegiornali.
In una notte molti ministri della “sinistra” DC, tra cui Martinazzoli, Misasi, Mannino e Mattarella furono allontanati dall’allora governo Andreotti, Tutti ministri che si opponevano al monopolio di Berlusconi. Quel governo cominciò a costruire tutto un interesse politico intorno alla figura di Berlusconi ed è da quel momento che si è giocata una parte importante della politica italiana, quella del conservatorismo e quella di non stabilire la non eleggibilità di chi era concessionario di licenze pubbliche dello stato, ma non solo per Berlusconi, ma di qualsiasi altra persona si fosse trovata nelle stesse condizioni. La politica stava puntando verso un cavallo vincente che fosse almeno 10 metri avanti all’avversario. Le polemiche successive sul conflitto di interesse sono state tutte inutili e sbagliate perché il sistema è cresciuto col governo Andreotti e non poteva trovare una soluzione di carattere giuridico che fosse soddisfacente. Berlusconi ha rinunciato ai suoi giornali, è vero, ma li ha affidati al fratello. Qualsiasi cosa venisse pensata per rimediare al disegno andreottiano e craxiano veniva in qualche modo reso inutile.
La seconda condizione che ha portato il prodotto Berlusconi sono stati gli errori del fronte progressista. Il primo di questi errori è stata la strategia del frontismo. Si è pensato anche sulla base di alcune vittorie elettorali, per esempio Rutelli su Fini, Sansa a Genova, Illy a Trieste, Cacciari a Venezia, Castellani a Torino, Bianco a Catania, fosse possibile vincere usando il sistema duro del frontismo. Tutto ciò ha portato a dei vuoti politici che sono stati riempiti non dalla eccezionalità di Berlusconi, ma dalla sua capacità e furbizia di rappresentare la continuità col vecchio sistema, che impauriva meno l’elettorato.
La terza condizione è che la convergenza tra la destra italiana ed i moderati che si stava attuando, è stata ampiamente sottovalutata da parte dei progressisti, la sinistra di allora. Berlusconi è riuscito nell’intento di attirare a sé da un lato quella parte della destra che sarebbe diventata AN e dall’altra i centri produttivi del Nord. Si è formata una specie di acquiescenza fra destra e moderati che ha portato alla vittoria ampia di Berlusconi. Quando questo stato di quiete che ha portato il governo Berlusconi a governare a lungo si è rotta, prima con l’uscita di Casini e poi con quella di Fini, poi anche della Chiesa cattolica, è finita anche la forza della capacità di governare. Ma è indubbio che Berlusconi sia riuscito a realizzare il suo progetto politico solo quando ha conquistato l’area moderata del paese.
Quando la politica trova un accordo con quello che si ritiene essere la “parte moderata” del paese, riesce a governare. Se si fanno scelte radicali e si lascia il campo allo scontro politico del tutto improduttivo anche se suona bene alle orecchie di molti nostalgici estremisti di sinistra, il risultato che si è avuto è sempre stato la vittoria della destra..
Di recente si è formato il cosiddetto “terzismo” sia a destra che a sinistra, che si colloca in quella parte del “sono tutti uguali”, dell’anticasta, dell’antiparlamentarismo,. Questa corrente disgregatrice realizza connubi strani, per esempio La Loggia e Travaglio oppure il doppio presentismo (se c’è quello ci deve essere anche quell’altro) si caratterizza nell’indifferenza e superficialità con cui si guarda la situazione politica attuale e si cerca di annullare qualunque tentativo di portare fuori il paese da questo guado.