Pochi giorni fa stavo messaggiando su WhatsApp con una mia amica, discorrendo circa quelli che sono stati gli strascichi dell'estate terribile che mi sono costretto a vivere in questo 2015. A un certo punto lei mi ha scritto: "Sì, in effetti ultimamente ne hai passate di tutti i colori, ma sei ancora vivo e sai come andare avanti. Da invidia." Un messaggio abbastanza semplice ma che mi ha fatto pensare un po' a tutto il mio trascorso degli ultimi quindici anni, facendomi realizzare che a conti fatti posso dire di non aver avuto una vita semplicissima. Certo, c'è chi ha passato eventi molto peggiori dei miei, ma diciamo che nemmeno io scherzo. Questa riflessione però mi ha portato anche alla conclusione che, a conti fatti, posso pure dire di essere stato un ragazzo fortunato Perché nonostante tutte le magagne che mi sono successe sono riuscito sempre a uscirne più o meno a testa alta e, soprattutto, in tutto quello ho sempre avuto dalla mia dei genitori che mi hanno sempre aiutato come hanno potuto e mi hanno insegnato molte cose. Sembra poco, ma non tutti possono dire di aver avuto delle guide degne di questo nome nella proprio vita. Ed è per questo che, quando di parla di 'sbandati' che 'fanno cose da sbandati', non me la sento mai di condannarli, senza però togliere loro il demerito di quello che hanno fatto. Perché non so se io, nelle condizioni in cui sono cresciuti loro, mi sarei comportato diversamente.
Ostia, 1995. Vittorio e Cesare sono due ragazzi di strada che vivono di quotidiani espedienti, più o meno legali, dandosi ogni sera all'arte dello sballo esagerato. Quando Vittorio decide di cambiare vita e di mettere 'la testa a posto', cercherà di portare sulla retta via anche l'amico fraterno...
Non essere cattivo è un film che era già leggenda ancora prima che iniziassero le riprese. Tutto stava nel nome del controverso regista e sceneggiatore, Claudio Caligari, morto a maggio 2015 a sessantasette anni e con soli due titoli alle spalle, Amore tossico e L'odore della notte, fatti l'uno a quindici anni di distanza dall'altro. Due film molto particolari nel loro genere, per alcuni gli ultimi film 'di genere' italiano, ma comunque una visione della realtà molto dura e cruda, che non te la manda a dire e che non lascia indifferente, che mostra il lato peggiore dell'animo umano moderno. Per realizzare questo film Caligari è stato aiutato dall'attore e amico/collega Valerio Mastandrea, che ha scritto una lettera al regista Martin Scorsese annunciandogli della difficoltà di realizzazione della pellicola; Scorsese, ribattezzato guasconamente 'Martino', non ha mai risposto, anche se il fatto è riuscito a far arrivare nelle mani del cineasta nostrano i fondi per la realizzazione della sua ultima opera. Ultima in tutti i sensi, dato che si è spento non appena ha concluso le riprese e il montaggio finale, conferendogli così l'istantanea nomea di cult. Rimane quindi la solita difficoltà nel recensire un'opera simile, specie quando hai modo di vederla in ritardo (il cineforum della mia città è comodo, ma con le tempistiche s'azzoppa un poco da solo), perché da un lato vuoi unirti nell'entusiasmo comune mentre dall'altra vuoi far vedere che non hai gli occhi foderati del proverbiale prosciutto. Prosciutto sintetico, in questo caso. Io come al solito mi piazzo nel mezzo, perché è innegabile che in questo film ci siano diversi difettucci, ma stavolta penso leggermente più verso il favoritismo perché mi viene da dire che un film simile sia in qualche modo necessario per com'è ridotto il nostro cinema negli ultimi tempi. E dire che di recente c'è stato un tentativo di andare oltre le classiche pellicole, basti pensare a film come La grande bellezza, Anime nere o anche Il ragazzo invisibile e Tulpa, alcuni innegabilmente più riusciti degli altri ma che in qualche maniera cercano di andare oltre agli stereotipi andati a imporsi negli ultimi anni, al far ritornare un certo cinema di genere che purtroppo andava scomparendo e non lasciava spazio a un certo artigianato. Caligari fa il cinema a cui è sempre stato abituato, parlando di ciò che meglio conosce e, per certi versi, Non essere cattivo a tratti risulta un poco fuori tempo massimo. Perché forse non si riesce a capire del tutto come mai raccontare una storia del 1995 nel 2015 quando i problemi di cui si parla, anche se non con la stessa gravità, sono purtroppo presenti pure oggigiorno. Però, come molto spesso accade, è la forma che salva tutto. Il film infatti è girato con la vitalità di un ventenne, nonostante Caligari quando ha iniziato le riprese avesse diversi capelli bianchi, ha una visione sporca e non edulcorata del mondo che però non sommerge le figure dei due protagonisti, anzi, le innalza come monumenti di un modo di vivere a cui pochi si sono avvicinati e che andrebbe compreso. Forse non nasciamo cattivi, è l'ambiente in cui cresciamo e l'educazione che riceviamo a formarci, anche se alcuni posseggono la spinta di andare oltre e costruirsi una vita normale. E' molto bella quindi la dualità fra Cesare e Vittorio, uno che cerca di risalire e di ricostruirsi una vita migliore, mentre l'altro rimane quasi sempre impantanato negli strascichi della propria esistenza. Si sale e si scende in continuazione, sempre insieme, ma come sembra voler dire Caligari verso la fine, quando moriamo lo facciamo sempre soli. Dimostrando magari di non essere così cattivi come sembravamo, ma solo molto disperati perché facenti parti di un mondo ristretto ma nonostante tutto molto complicato che rende la vita difficile a ogni passo. E lo fa con quell'energia che Caligari ha sempre messo nei suoi lavori, dandoci delle sequenze che cercano di andare 'oltre', anche se non senza qualche leggerissimo inciampo e un paio di giri a vuoto, che da troppo tempo purtroppo mancavano dai nostri schermi. Un canto del cigno quindi che ci serviva adesso come non mai, perché ci ricorda che i grandi li abbiamo avuti e che possiamo esserlo di nuovo.
Sul fatto di essere cattivi, poi, io la penso come Mandela. Nessuno nasce cattivo, casomai impara ad esserlo, e come impara a odiare può imparare anche ad amare. Perché l'amore è più forte dell'odio.Voto: ★★★ ½