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Non guardate il Festival di Sanremo, è tossico

Creato il 11 febbraio 2013 da Astorbresciani
Non guardate il Festival di Sanremo, è tossico Domani sera comincia il Festival di Sanremo 2013, la sessantatreesima edizione di una kermesse nazional-popolare che resta fedele al proprio cliché nonostante l’Italia sia cambiata. Da tempo immemorabile sto alla larga dalla maratona televisiva della Rai e anche quest’anno non guarderò nessuna delle cinque serate dedicate al Festival. Mi voglio bene. Ecco perché ignorerò il Festival, lo boicotterò. Come? Evitando di parlarne. Faccio un’eccezione prima che abbia inizio perché desidero esternare un pensiero comune e condivisibile. È nell’aria che quest’anno, sul palco dell’Ariston di Sanremo non andrà in scena il Festival della Canzone Italiana ma un lungo comizio elettorale contro Berlusconi e in misura minore Monti. Il Festival avrà infatti due presentatori di sinistra, tanti ospiti di sinistra e un convitato di pietra di sinistra – Gargamella Bersani – che godrà i benefici di cinque giorni all’insegna del “profondo rosso” alla faccia della pluralità e della par condicio. Il Festival 2013 sarà uno strumento di propaganda per il PD e farà il paio alle manifestazioni del 1° Maggio (come ha dichiarato Anna Oxa, esclusa perché non allineata) e ai vecchi Festival dell’Unità. Tutto ciò a pochi giorni dalle elezioni politiche più importanti degli ultimi sessant’anni. Vi sembra giusto? E vi sembra normale? Non guardate il Festival di Sanremo, pende spudoratamente da una parte. So che la tentazione di sbirciare è forte; siamo voyeurs attirati dal sacco della spazzatura. Ma il Festival non si limita a incuriosirci, nuoce alla salute mentale. Fate uno sforzo, astenetevi dall’esporvi alle radiazioni perché quest’anno il Festival rilascerà sostanze tossiche. È tossico per tanti motivi e la canzone c’entra poco. Anche se fa specie che l’elenco dei cantanti in gara sia indegno persino del vecchio Castrocaro o di una serata canora versiliana. Ma cominciamo coi numeri, cioè i soldini. Dicono che il Carrozzone sarà all’insegna dell’austerity. Costerà “solo” 19 milioni di euro e i due conduttori percepiranno “solo” 1 milione di euro. A parte il fatto che mi chiedo quanto nero si farà, mi disturba pensare che a pagare siano gli italiani, vessati da un canone Rai che andrebbe abolito perché è anticostituzionale. Poi mi disturba il fatto che la Rai (che è di tutti gli italiani) usi il denaro pubblico per mettersi al servizio del PD e degli intellettualoidi di una sinistra imbellettata che fa rivoltare lo stomaco da quanto è ipocrita, supponente e subdola. A cominciare dai suoi lacchè: Fabio Fazio e Luciana Littizzetto, che facendosi cantore l’uno e vestale l’altra del principio “castigat ridendo mores” amano atteggiarsi a depositari della verità. Una verità che da sempre è appannaggio esclusivo dei progressisti radical-chic. Pur tuttavia mi domando con l’ingenuità dell’uomo comune: come si fa ad essere di sinistra e guadagnare una montagna di soldi parlando male sempre e solo di chi non la pensa come te? Il primo lo fa con quell’aria da ragazzo per bene, ironico al punto giusto e falsamente timido, che è una maschera perfetta per ingannare la moglie mentre vai con l’amante. La seconda si finge intelligente, arguta (e in fondo lo è) ma ricorre alla sua bruttezza e a una volgarità insopportabile per strappare sorrisi da caserma. Sono due ottimi professionisti ma degni del teatro plebeo di Plauto. Sono due maschere dell’arte che hanno capito come va il mondo e leccano i magnanimi lombi del PD, che ha paura d’essere beffato sul filo di lana, visto che ormai sente il fiato del centrodestra sul collo, e prova a rilanciarsi con un blitz televisivo-canoro fortemente politicizzato. Bersani spera che i suoi commandos (oltre al duo Fazio-Litizzetto manda all’attacco ospiti di chiara fede sinistroide come Serena Dandini, Neri Marcoré, Claudio Bisio e Maurizio Crozza) mettano KO il nemico. Sarà una parata militare come quelle che una volta riempivano la piazza del Cremlino. Solo che al posto dei carri armati ci saranno i guitti. Si ha l’impressione che il fine recondito del Festival di quest’anno non sia premiare il cantante e la canzone migliore ma ridicolizzare Berlusconi e i suoi alleati, convincere gli indecisi a votare Bersani, illudere i poveri di spirito che solo il PD può togliere l’Italia dalle secche e trasformarla in un paese “giusto”. Come se i politici degli schieramenti di sinistra fossero innocenti, non c’entrassero nulla con lo sfacelo. MPS docet.Questa volta Berlusconi ha ragione. Il Festival andava spostato perché è politicamente allineato, monocorde, e perciò rischia di falsare il voto. Non si può approfittare di un servizio pubblico e di un evento mediatico eclatante per fare propaganda politica a senso unico. Perché è esattamente ciò che accadrà. Attraverso il riso e il sorriso l’armata rossa del cabaret cercherà di accalappiare gli incerti, di spostare alcune decine di migliaia di preferenze, di inquinare le menti con battute venefiche e ragionamenti capziosi. E meno male che Benigni ha declinato l’invito. Nel suo caso ha prevalso il pudore. 
Esagero? Vedo rosso per idiosincrasia? Vedremo. O meglio, sapremo, perché io non vedrò il Festival. Rinnovo l’invito alle persone di buona volontà: scegliete un qualsiasi altro programma televisivo o leggete un buon libro. Contribuite a far scendere l’audience e lo share della Rai (che è un feudo della sinistra, come la scuola, l’università, il cinema e la cultura in generale) nei giorni in cui gli apostoli della sinistrocrazia faranno spudoratamente proselitismo. Lanciate un segnale forte a chi vuole farvi il lavaggio del cervello con un mix di canzonette intercalate dal sarcasmo becero e unilaterale. È probabile che Bersani vincerà la grande contesa elettorale nonostante le cattive intenzioni dei suoi compagni di merenda Vendola e Camusso (che serbano nel cuore le scorie del comunismo), malgrado lo scandalo delle cooperative rosse e l’incresciosa vicenda del Monte dei Paschi di Siena, sebbene l’ultima cosa di cui l’Italia abbia bisogno per risollevarsi sia un governo populista. Ci sta che accada, miseri noi! Temo dunque che finirà male: Gargamella ci imporrà il suo maleficio e per i Puffi saranno tempi duri. Ma finché godremo di un briciolo di libertà rifiutiamoci di bere la pozione velenosa che sarà servita su Rai1.

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