(ma il Principe De Curtis era coltissimo...)
Chi mi frequenta sa che questo è un tema di cui io parlo spesso. Con amarezza.Senza giudizi di merito, senza voler farne una colpa a chi è in questa situazione... in maniera laica e asettica (quando metto il cappellino del consulente e dello stratega: prendo atto di una realtà)
In sostanza, l'Italia è ufficialmente un paese di semianalfabeti.
La mancanza di competenze culturali causa una serie di tremendi problemi al nostro paese e genera comportamenti del tutto peculiari.
http://www.mestierediscrivere.com/Blog/analfabeti.jpg
Per i chi si occupa di marketing e comunicazione, le conseguenze sono nelle tipologie di consumi, nelle motivazioni sottostanti a questi consumi, nella relazione delle persone con la comunicazione - in sostanza su cosa si può fare o non si può fare per parlare con ampie fasce della popolazione (che comunque sono sempre più massicciamente su Internet... anche se "a modo loro").Ecco alcuni dati, tratti da http://economiaitalia.myblog.it/archive/2013/01/22/italia-paese-analfabeti-dati-ocse-onu-ue.html "La Commissione Europea ha rilanciato in questi giorni gli sconvolgenti dati della cultura media in Italia. Pochi giorni fa è stato lanciato un vero e proprio allarme dalla UE: un 15enne su 5 in Italia ha difficoltà a leggere e a scrivere, o meglio "privo delle fondamentali capacità di lettura e scrittura", sono state le parole testuali...
Il 65% della popolazione italiana non possiede le competenze alfabetiche minime, secondo l’OCSE, per orientarsi nella società dell’informazione (è cioè “funzionalmente analfabeta” o “semianalfabeta”). Mentre meno del 10% possiede le competenze necessarie per orientarvisi in modo critico e creativo."
Fosse questo il problema....
Ma anche: http://www.ilmessaggero.it/cultura/libri/tullio_de_mauro_italia_analfabeta_il_mulino_rivista/notizie/23"5193.shtml
"si arriva alla conclusione che solo il 20% della popolazione adulta italiana è in grado di orientarsi nella società contemporanea: nella vita della società contemporanea, non nei suoi problemi, beninteso" E anche: http://www.corriere.it/cultura/12_dicembre_18/di-stefano-prestigio-sociale-nuovi-analfabeti_a6291f66-491e-11e2-af43-2ffd0f3e671f.shtml http://lettura.corriere.it/debates/i-nuovi-analfabeti/ "...quasi il 70 per cento degli italiani non sia in grado di leggere e scrivere se non testi di livello elementare"
(di qui un po' di riflessioni su un fenomeno evidente in cui si sta costruendo una sorta di vantaggio competitivo per i "Non istruiti") http://www.serraclubitalia.com/2013/01/29/nuovi-analfabeti-ignoranti-di-ritorno/ "Si assiste all’arroganza del self made man orgoglioso di essere senza studi." (btw, lo sapevate che in Russia, “nyet kulturny” (senza cultura) è insulto che li fa arrabbiare tantissimo?)
C'è quindi da fare delle profonde riflessioni su cosa possiamo / dobbiamo (?) fare in comunicazione - quando vogliamo parlare con questo 65% della popolazione...
Da fare delle riflessioni sul "funzionamento" delle cose (e, ancora più profonde, sul cosa vogliamo fare per affrontare la situazione prima che arrivi all'ipotizzato "punto di non ritorno").
Da parte mia, d'ora in poi nei testi che scriverò avrò cura di sbagliare i congiuntivi.
In modo che io sembro uno di quelli giusti, che studiare perché, qual'è l'utilità. E che nessuno pensa che io fossi uno che legge e scrive correntamente.
Si stava meglio quando si stava peggio?
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